Andare a scoprire i borghi Malatestiani della Valconca. Sono stati quasi tutti recuperati. Meritano una visita da programmare domenica dopo domenica, magari affiancadogli i sapori eno-gastronomici. Non hanno il fascino della Toscana, ma poco ci manca. Andiamo a vedere che cosa visitare.
SAN GIOVANNI
[img align=left]http://www.lapiazza.rn.it/immagini/febbraio/foto13.jpg[/img]
Via Rainero Fabbro a San Giovanni in Marignano
La cosiddetta via di mezzo (via XX settembre) su cui si affacciano edifici pubblici, abitazioni, palazzi, botteghe, è anche asse di simmetria per le strade secondarie, che si svolgono parallelamente ad essa. Nella documentazione notarile del ‘400-‘500 esse vengono menzionate come contrada di sotto (lato mare) e contrada di sopra (lato monte). Vicoli e androni articolano e completano l’assetto urbano, modesto ma vivace, con una fitta trama di percorsi e di collegamenti fra i due assi principali. Un recinto murato, realizzato con cortine in laterizio, dotate di merlature a sporto ed intervallate da alcuni torrioni, definisce e delimita l’impianto urbano.
L’impianto di fondazione del castello nuovo, quasi sicuramente a pianta regolare, che risale alla fine del Duecento, rimase più tardi inglobato in seguito ad addizioni prodottesi in epoca malatestiana che portarono alla ristrutturazione della fortificazione e al conseguente ampliamento dell’abitato, in sovrapposizione alla maglia regolare originaria (1442 circa).
Santa Lucia
La chiesa di Santa Maria fuori le mura, ha, tra le altre, la particolarità di avere, nel corso del tempo assunto diversi nomi: Beata Vergine delle Grazie, della Scuola, Silvagni, ma la gente oggi la chiama chiesa di Santa Lucia.
Nella documentazione del Cinquecento essa veniva denominata S.Maria nuova per distinguerla dalla più antica chiesa di S.Maria in Pietrafitta. Nel 1786, in seguito al lascito testamentario di Giulio Antonio Silvagni, la chiesa fu rifatta completamente. Della vecchia chiesa rimane solo l’immagine della Madonna con Bambino rappresentata in fondo all’abside. L’affresco, attribuibile ad un ignoto artista tra il XVI e il XVII secolo sembra derivato da un prototipo più antico. Cioè si tratta di una copia di un simile dipinto esistente nella vecchia chiesa.
Teatro comunale
L’edificio, che presumibilmente risale al secolo XVII, in origine era l’Oratorio della Confraternita del Rosario.
SALUDECIO
I ruderi della rocca malatestiana sono quel che resta dell’imponente fortificazione costruita dalla potente famiglia, facente parte di un ampio sistema di rocche d’avvistamento a difesa della città di Rimini. Successivamente l’edificio fu adibito a carcere mandamentale; attualmente contiene gli istituti culturali del comune.
Porta Marina e Montanara
La Porta Marina (XV secolo) conserva lo stemma e la merlatura rinascimentali. Entrando, sulla destra, si può leggere la lapide cinquecentesca che il Modesti dedicò alle origini di Saludecio.
La Porta Montanara è posta all’estremità sud del centro storico ed è volta verso i rilievi appenninici, dalla parte di Mondaino e di Urbino. L’arco, a sesto acuto internamente e a tutto sesto esternamente, ne costituisce la particolarità.
San Biagio
Si tratta di una delle più belle architetture settecentesche del territorio riminese e dell’edificio sacro più importante della vallata. Ricostruita tra il 1794 ed il 1800 al posto dell’antica parrocchiale, su progetto dell’architetto cesenate Giuseppe Achilli, è abbellita dagli stucchi di Antonio Trentanove. Vi si ammirano preziosi dipinti di Guido Cagnacci, del Centino, del saludecese Sante Braschi, insieme a tele del Ridolfi, di padre Atanasio (Favini) da Coriano e di Bernardino e Vitale Guerrini.
La chiesa è anche Santuario del Beato Amato Ronconi, di cui si conserva miracolosamente il corpo in una urna di vetro.
Palazzo Albini
Quello che oggi viene chiamato Palazzo Albini risale al XVI secolo ed è l’antico Palazzo Della Rovere; da segnalare lo splendido cortile rinascimentale da doppio colonnato, ispirantesi alla corte urbinate, con al centro il pozzo recante lo stemma di Francesco Maria della Rovere.
Chiesa e convento dei Gerolomini
La chiesa, con l’annesso complesso, è localizzata nella parte alta del borgo. Fondata nel 1640 dal Beato Cipriano Mosconi dell’ordine dei frati Gerolomini, conserva una serie di dipinti settecenteschi ed un altare di legno finemente intagliato. Da notare anche il chiostro del convento, in parte rimaneggiato.
MONDAINO
La rocca malatestiana fu costruita dai Mondainesi nel XIV secolo; i Malatesta la rinforzarono e la munirono di tredici torrioni. Sottoposta a importanti restauri, domina il paese con la sua poderosa mole e ne costituisce il più suggestivo monumento.
Sant’Apollinare
Sorge a poca distanza dal paese ed è tra le prime cinque dedicate al santo nonché una delle più antiche chiese romagnole risalendo al VI secolo.
Convento di San Francesco
Sempre nei dintorni di Mondaino, sul monte detto Formosino, si trova il Convento di S.Francesco, dove vestì l’abito francescano il futuro papa Clemente XIV (noto, fra l’altro, per aver soppresso l’ordine dei Gesuiti nel 1773).
La Parrocchiale
Conserva notevoli opere d’arte e rilevanti testimonianze storiche, fra cui una splendida tela di Niccolò Circignani detto il Pomarancio (Deposizione, XVI secolo), due pale di Giorgio Picchi (Apparizione dell’Arcangelo Michele e Crocifissione, XVI secolo), una Madonna del Rosario del pittore riminese Soleri Brancaleoni (XVIII secolo) e degli splendidi paliotti d’altare.
La chiesa custodisce inoltre una stele funeraria romana: un legionario romano, Q. Karius Justinus, piange la morte della madre.
Monastero delle Clarisse
All’interno si possono ammirare un magnifico coro ligneo e alcuni crocifissi sempre lignei.
MONTEGRIDOLFO
Castello
Il castello malatestiano (XIV secolo) conserva meravigliosamente intatto il suo aspetto medioevale, con l’ardita rampa del cassero, le arcate gotiche del bel salone della “grotta azzurra” e l’elegante torrione.
Chiesa di San Rocco
La chiesa di San Rocco (XIV secolo), posta nel borgo del castello, custodisce una tela di Guido Cagnacci con la Vergine e il Bambino e due affreschi che raffigurano San Rocco e Santi, il primo dei quali è attribuito al Pinturicchio ed il secondo a scuola giottesca.
Vi si trovano anche una Crocifissione del XVI secolo, di autore anonimo, ed un bel paliotto policromo.
Chiesa di San Pietro
Posta nell’omonima località, sorge sul luogo di un’antica chiesa romanica a tre navate demolita nel 1926, dai cui ruderi, nel 1949, affiorò uno splendido affresco di scuola trecentesca che rappresenta la Crocifissione.
Chiesa della Beata Vergine delle Grazie
Situata in località Trebbio, fu costruita nel XVIII secolo, al posto della chiesetta eretta nel 1548 in occasione delle miracolose apparizioni della Madonna. Contiene una pregevole tela di Pompeo Morganti da Fano (XV secolo) che raffigura appunto l’Apparizione di Maria alla giovinetta Antonia Ondedei. Qui, in occasione delle feste religiose, vengono eseguiti concerti d’organo.
MONTEFIORE
[img align=left]http://www.lapiazza.rn.it/immagini/febbraio/foto12.jpg[/img] La Rocca
Il castello è documentato come ultimato nel 1320. Aggiunte notevoli furono fatte da Malatesta Ungaro, committente degli splendidi affreschi di Jacopo Avanzi. Ulteriori interventi con Carlo Malatesta (1408) e poi con Sigismondo Pandolfo.
L’eccezionale importanza del castello di Montefiore è rivelata da numerosi indizi: principalmente la falsa braga che lo circonda su tutto il perimetro, caratteristica unica nell’area malatestiana e ben rara a trovarsi in assoluto. Tale forma di raddoppio del recinto e sovrapposizione verticale dei campi di tiro fa risalire la sua genealogia alle mura teodosiane di Costantinopoli, ma l’esempio occidentale più noto si trova nella città di Carcassonne. Anche all’interno si vedono tracce di grande splendore negli spaziosi ambienti voltati e nei resti di affreschi.
Pieve di San Paolo
E’ dedicata a San Paolo. Già negli Statuti quattrocenteschi si legge che il beato Apostolo Paolo è patrono “comunitatis Montis Florum, et totius curie, et districtus”. Ai primi del cinquecento, quando in Romagna infuriava la peste, i montefioresi elessero San Rocco compatrono della loro terra.
L’edificio è stato più volte rimaneggiato, specialmente all’interno. Se ne ignora l’anno della fondazione, benché sia indubbio che nel 1370 aveva già il suo pastore d’anime nel rettore Pietro. Dal testamento di certo Nicola de’ Ferrari, milanese, fatto in Montefiore il 20 agosto 1497, si apprende che a quel tempo era cominciata la Cappella del Sacramento. In un inventario del 4 luglio 1516 si legge che la chiesa era dotata di sette altari. Le pareti erano affrescate.
Dal lato esterno si vede che la costruzione è schiettamente gotica. Il campanile è d’età anteriore. Il portale ad ogiva tipicamente gotica, è della fine del sec. XIV. Alla scuola riminese del Trecento appartiene il Crocifisso su tavola (m. 3,50×2,77), che si ammira nell’omonima Cappella. Ai lati del Crocifisso sono raffigurati la Madonna e S. Giovanni Evangelista; in alto il Redentore; in basso la Maddalena. L’autore si ispira a Francesco da Rimini.
Gli angeli recanti gli emblemi della Passione che sono dipinti su tela nella parete di fondo di questa Cappella sono del ‘700.
Di qualche secolo anteriori e di buona fattura sono gli affreschi nella volta della Cappella, nei pilastri e nelle facce degli archi. Ma per essere in grandissima parte scoloriti e cancellati, non riescono comprensibili.
Il quadro della Madonna della Misericordia, sull’altare maggiore, proviene dalla Chiesa dell’Ospedale.
L’attribuzione del dipinto è stata controversa. Un tempo si pensava fosse di Giovanni Santi, padre di Raffaello; poi di Bartolomeo di maestro Gentile, ora studi recenti lo attribuiscono a Luzio Dolci. Il capitello dell’acquasantiera è di buona fattura trecentesca. Il basamento marmoreo del battistero reca incisa la data del 1669.
Santuario di Bonora
Uno dei luoghi di culto più importanti della valle de Conca. Vi si venera un’immagine che “è sempre stata detta la Madonna di Bonora dal nome dell’antico padrone della cella, un’eremita, Bonora Ondidei che fece testamento il 7 ottobre del 1409”.
Chiesa dei Cappuccini
Si trova sulla spianata del Monte Auro, fra tigli, pini e castagni. La chiesa, intitolata alla SS.Trinità, fu costruita nel 1574.
CHIESA DELL’OSPEDALE
La chiesa dell’ospedale, o della misericordia, conserva frammenti di decorazioni ad affresco che ricoprivano tutto l’oratorio.
Queste preziose decorazioni furono volute dalla confraternita della misericordia e portate a termine a più riprese nel trentennio che va dal 1475 al 1505.
A dipingere l’intero affresco furono chiamati i pittori di Casteldurante (Urbania) Bernardino ed Ottaviano Dolci.
Le notizie sono state tratte da: www.rivieraromagnola.net