– Sempre serio. Sempre d’assalto. Sempre in prima linea. E sempre con l’impeto inferiore soltanto alla scanzonatura. Dove è andato ha raccolto elogi, unendo rigore ed impegno civile. Questo bel morcianese si chiama Aldo (per tutti Dino) Amadei.
Ha fatto la Seconda guerra mondiale e ha mietuto “allori”. E’ stato staffetta partigiana, portando sempre a destinazione i messaggi. Ha fatto il ciclista appassionato e da anziano è salito numerose volte sui gradini del podio; soltanto il più alto gli è stato inibito.
Ottantadue anni, sposato, una figlia, abituale frequentatore del bar “Pacina”, è un morcianese purosangue: nato alla Castellaccia e residente alla Vallerina. La sua avventura inizia nella Seconda guerra mondiale. La sua guerra è tutta nei Balcani. Classe del 21, mestiere falegname, all’Est va come caposquadra di un cannone. E’ il più giovane dei sette serventi. Nella guerra ci mette lo stesso impegno e precisione da falegname. A seguito delle azione del 14 giugno del 1943, Raduzio (Balcania) teatro di guerra, viene decorato con la Croce militare. Si legge nella motivazione: “Durante un attacco sferrato al presidio da preponderanti forze avverse, si prodigava, sotto l’intenso fuoco nemico, con indomito coraggio ed ardore, con calma e severità, riuscendo, con precisi tiri della sua arma, a ridurre al silenzio armi automatiche nemiche, incitando così i compagni a rintuzzare l’offensiva avversa. Esempio di sereno sprezzo del pericolo”.
Dopo l’armistizio dell’8 settembre del ’43, Amadei, come tanti altri soldati, in uno stato del si salvi chi può, è all’abbandono. Insieme, ad un manipolo di soldati dalla Iugoslavia cerca di far ritorno a casa. Con mezzi di ogni sorta, giungono fino a Zara (allora italiana e persa per aver preso causa nella Seconda guerra mondiale), dove si imbarcano come “clandestini” su un traghetto fino a Trieste. Da Triste, col treno, raggiunge Rimini. Da qui a piedi fino a Morciano.
Ricorda Amadei: “Trovai una cittadina calma e tranquilla. Come ex soldato non ebbi nessun problema. Addirittura una volta i tedeschi mi presero e mi obbligarono ad accompagnare un gregge di vari animali da Morciano a Santarcangelo. Li raccogliemmo, gli animali, al Campone (zona padiglione fieristico). Per raggiungere la meta, ci impiegammo tre giorni. I tedeschi ci pagarono”.
Ma tra il ’43 e l’agosto del ’44, il morcianese si distinse per essere il porta-messaggi dei partigiani. Glieli consegnava Luigi Cavalli, detto Gigetto, che nel dopoguerra fu per numerose legislatura sindaco di Morciano. Il foglio veniva infilato nei tubi del telaio, in quello sotto il sellino. Amadei li doveva portare a Macerata Feltria. Il percorso lo effettuava di notte. A chi gli chiede se avesse paura, dice: “Come andare a spasso. Anche se la gente allora aveva molta paura ad uscire di casa”. Una volta venne fermato dai tedeschi. Spogliato, non gli trovarono nulla.
Amadei venne anche scelto per la sua bravura in bici. Da ragazzo era stato un buon dilettante. Ma il meglio di sé lo ha dato in tarda età. Da anni partecipa ai campionati mondiali di categoria. Ha raccolto molti podi, ma non quello assoluto. Il suo forte sono le salite, che le affronta da garibaldino. Tattica che gli fa perdere forze e velocità per le volate per il titolo.
Nel dopoguerra, 10 anni in Svizzera, è stato un apprezzato falegname, lavorando al servizio di alcune imprese morcianesi, dove c’era un vero e proprio distretto di falegnameria.