– La piccola piccola sanclementese Elisa Banci in mezzo ad alcune delle personalità più importanti d’Italia. Elisa è una brava studentessa e il 18 settembre ha ricevuto dalle mani del senatore Sergio Zavoli, un monumento del giornalismo italiano, il secondo premio de concorso indetto dal ministero della Pubblica istruzione sulla battaglia e la liberazione di Rimini.
Dietro a due intere classi di una scuola media Rimini e davanti ad una di Coriano, la piccola Elisa ha tirato fuori i denti ed ha steso una ricerca in cui traspare la dura vita di quel periodo: il dramma dei bombardamenti, la violenza cieca delle bombe, il protagonismo positivo di un parroco, don Pietro Lisi, che aiuta la sua gente a nascondersi nelle grotte poco ospitali, ma sicure, di Onferno.
Fuori di lì le bombe inglesi e tedeschi macinano vite e lasciano distruzione. Elisa, coi suoi 14 anni, sceglie alcune tessere di quella vita e le mette assieme con la leggerezza di chi apprende senza rendersi esattamente conto di cosa fosse stata quella guerra ormai lontana. Ma le immagini che traspaiono dal suo lavoro rendono bene l’idea di quanto precaria e difficile fosse la vita di quell’estate ’44.
Di certo a lei resteranno impresse le informazioni raccolte per il suo lavoro. Si ricorderà di Gemmano, la Cassino dell’ Adriatico, cancellata completamente dalle bombe. Si ricorderà di quel prete che aiutava la gente. Si ricorderà, più dei tanti che hanno dimenticato, che la guerra ha lasciato dolore e morte anche sulle strade che percorriamo ogni giorno. E si ricorderà perché lo ha scritto: muoiono i soldati e gli indifesi per scelte che fanno altri spesso lontani dal clamore delle bombe. Sul palco e nelle prime file del bel teatro di Montefiore l’onorevole Filippo Berselli, Sergio Zavoli. Qualche assenza significativa, come quella dei partigiani, e qualche piccola polemica di quelle che “i grandi” riescono a fare anche quando avrebbero buone intenzioni.
Elisa invece per un giorno è diventata grande, ha scritto qualcosa che in tanti dovrebbero leggere e ricordare. E poi ha fatto felici papà Giorgio e mamma Paola e questa è di certo una battaglia che non si vince tutti i giorni.
di Claudio Casadei