– A mio parere la cultura (intesa come promozione del dibattito pubblico su quel che ci accade) ha un valore politico strategico (come l’ambiente, il diritto, il lavoro), soprattutto nel mondo “globale” che ci viene decantato, che è e sarà un mondo di contatto ravvicinato tra culture diverse.
Il mondo ci è cascato letteralmente addosso, lo scontro tra civiltà, meglio sarebbe dire la guerra alle civiltà, è in corso, pertanto è doveroso moltiplicare gli spazi della riflessione. Ma vedo una mancanza di coraggio nel preparare un’offerta culturale (non solo a Cattolica), che non sia solo spettacolo (per carità va bene anche quello), ma che crei momenti e spazi di pensiero e confronto su quello che ci sta capitando… Scrivo così, alla rinfusa, alcune osservazioni su cose che vorrei che fossero fatte nel campo della cultura a Cattolica, oltre a quelle che già vi si fanno e che vanno rafforzate (penso al cineforum, alla stagione teatrale, al ruolo della biblioteca, alla civica università, alla galleria Santa Croce, al Museo).
1) Mi pare che manchi a Cattolica una promozione del dibattito pubblico, che ritengo essere il principale compito di una politica culturale a livello locale; dibattito pubblico fino a qualche anno fa promosso dal ciclo ‘Cosa fanno oggi i filosofi’ (perchè è stato soppresso?), e oggi confinato nell’ambito ristretto della Civica Università. Credo che un tempo come quello che stiamo vivendo, fatto di guerra globale e predominio della tecnologia fino ad ambiti impensabili pochi anni fa, richieda una riflessione pubblica adeguata, in grado di arginare, o almeno sperare di farlo, la deriva fatta di pregiudizio e fanatismo che permea la nostra spaurita visione degli altri (culture, società, pensieri, religioni…).
2) Mi pare che a Cattolica manchi un “luogo per la testa” chiamiamolo così, ossia come ci sono i campi da tennis e di calcio che si possono affittare per giocarvi, così ci dovrebbe essere un posto, una stanza, un edificio, agibile, attrezzato come sono attrezzati campi da tennis e da calcio, in cui chi vuole possa fare conferenze, leggere pubblicamente qualcosa, mostrare o
fare ascoltare quel che ha fatto, far venire qualcuno, riunirsi per parlare, il tutto pagando le spese minime necessarie. Penso che questo luogo debba fornirlo l’ente locale, per dare un luogo in cui le culture, di cui una comunità è attraversata, possano esprimersi: niente centralismo, ma pluralità.
3) Mi pare che manchi e sia mancata da parte del comune una qualsiasi attenzione alle culture giovanili, diciamo under 30, che si esprimono attraverso l’audiovisuale o il fare e ascoltare musica: i concerti estivi appaltati alla società che li gestisce in Piazza della Repubblica sono di qualche big (e comici che vediamo in continuazione in televisione), non vi è alcuna attenzione né ricerca su gusti e tendenze musicali attuali.
Non so, si potrebbero riprendere i concerti sulla spiaggia che fino a tre anni fa organizzava il Comune di Riccione con Matchmusic, o qualcosa del genere, magari con altri supporter, penso a Michel Pergolani di Radiodue Rai e dalla sua trasmissione, Radiodemo, che promuove l’ascolto di nuove band autoprodotte giovanili italiane.
4) Infine due annotazioni per sviluppare pratiche già in corso: a)potenziare il ruolo della lettura pubblica (che fine ha fatto la rassegna “Libri in cerca di gloria”?), della frequentazione della biblioteca e delle, poche, librerie di Cattolica, magari ricorrendo a quanto già le case editrici con i presìdi del libro e alcune trasmissioni radiofoniche e televisive già fanno (penso a Fahrenheit di Marino Sinibaldi su Radio Tre Rai o a Per un pugno di libri di Piero Dorfles su Rai Tre), letture di poesie. Magari si possono pensare iniziative pubbliche, in forma di festival, eventi coinvolgendo le scuole della città o del territorio circostante (non penserei solo a Cattolica), così come la città nel suo complesso.
b) Affrontare il discorso sulla memoria locale già portato avanti con mostre fotografiche e pubblicazioni sui mestieri tradizionali della nostra città e non solo, allargando lo sguardo anche all’ultimo mezzo secolo in cui Cattolica ha visto l’afflusso di popolazioni, prima dalle colline e campagne dell’interno attratte dal nascere dell’economia turistica, poi dal sud d’Italia, attratte dal consolidarsi del benessere turistico, infine, nell’ultimo decennio, dall’est e dal sud del mondo. Questo per dare un’idea di come Cattolica sia cambiata e cambi grazie ai questi flussi migratori, oltre alla fotografia penserei al ricorso degli strumenti della storia orale, intervistando queste persone, orami anziane, soggetti della prima immigrazione dalla campagna al mare, luogo per secoli inabitato e povero, così come i soggetti delle ultime immigrazioni, raccogliendo ed esponendo quanto ricordano e raccontano, potrebbe venirne fuori una storia parallela e alternativa dell’ultimo mezzo secolo.
*Cattolichino, 38 anni, laurea in filosofia, giornalista pubblicista, traduce dal francese per conto di varie case editrici (Mondadori, Pironti, l’Ancora del Mediterraneo), organizza cicli di conferenze per conto del Comune di Fano e del Festival di Santarcangelo dei Teatri
di Marco Bellini