[b]- Massimo Renzi[/b] non è mai andato ad arrovellarsi per cercare soggetti per le sue commedie, salvo qualche eccezione egli ha semplicemente raccontato il suo mondo. Ed il mondo di ognuno è pieno di cose, di momenti, di atmosfere, di personaggi, di incomprensibili intrighi di cui si può essere soltanto spettatori, o talvolta persino protagonisti.
Lo spettatore si aspetta sempre una trama, che succeda qualcosa a causa di qualcosa d’altro. E invece è tutto da raccontare, sensazioni e fatti di ordinaria vita paesana vissuta da ordinari personaggi. Gente normalissima, o stranissima, poveri e matti che si muovono in un tessuto umano cui siamo talmente abituati da non farci caso.
Noi tutti stiamo peggiorando. Attendiamo sempre il sensazionale, il normale, il quotidiano ci sfugge. Non ci rendiamo conto che proprio nel quotidiano c’è la vita di ognuno. E nella vita di ognuno ci sono infinite cose da raccontare. Quelle nostre, personali, di cui sappiamo tutto nei dettagli e quelle altrui, costruite sulla nostra mente da voci, immagini, deduzioni. Cose sentite dire, cose intraviste, cose supposte.
Invecchiando, questa specie di grosso baule si è andato riempiendosi sempre più, e sempre più si è portati ad aprirlo e a frugarci dentro. Dio, quante cose! C’è una similitudine che accade di fare spesso: la polvere. Pensate alla polvere, non quella che si alza con il vento d’estate nelle strade di terra battuta, al passaggio di un camion, ma quella subdola delle case, anche quelle più accuratamente pulite. Quella che non si vede se non quando dopo giorni e giorni che non si è passato lo strofinaccio, un raggio di sole non la illumina di striscio.
I personaggi delle nostre commedie traggono la loro esistenza da questo polverume della memoria, sedimentato negli anni, sia pur brevi, della nostra vita, ma sufficienti a lasciarci il segno di mille e mille passaggi, di mille visi, di mille voci, di mille gesti, di mille profumi, di mille colori, di mille offese date e ricevute, di mille risate, di mille paure. E tutto ancora moltiplicato per mille. E ognuno ha le proprie cose da rivedere, da raccontare a se stesso. Noi con le nostre commedie vogliamo, se è possibile che i vostri ricordi si riordinino, si disgiungano e si riordinino in altre sequenze, con i frammenti di dialogo così apparentemente sconnessi, possiamo, se ci si sa fare, costruire non una, ma due, tre commedie diverse.
Si tenga sempre caro quel baule. C’è dentro tutta la vita, che si può riassumere in una sola parola. Incolliamola sopra come un’etichetta: amarcord.