– La data delle elezioni comunali si avvicina inesorabile e ‘minacciosa’. Gli equilibri politici sono saltati e può succedere di tutto. E’ molto probabile che la partita per il nuovo sindaco si giocherà al ballottaggio.
La politica locale è entrata in un grande frullatore producendo aggregazioni e disaggregazioni vecchie e nuove. L’anomalia cattolichina deriva dall’avere vissuto per 14 anni una politica amministrativa schiacciata su un sindaco forte, che ne ha dettato i contenuti, tempi, alleanze, priorità… insomma “un uomo solo al comando”.
Questo ha provocato lo squagliamento della politica, soprattutto nei partiti di maggioranza. Nei fatti si sono spezzati i canali e i luoghi della partecipazione e del consenso attivo, quello costruito sul dialogo. Ha prevalso un consenso passivo, da rotocalco, vissuto sugli articoli dei giornali dove si mischiava politica dello spettacolo e culto del personaggio. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: un mare di cocci che oggi bisogna raccogliere e riassemblare. La politica è la grande sconfitta.
A questa anomalia se n’è aggiunta un’altra: il candidato della maggioranza uscente imposto dall’alto, nonostante tutti i veti pubblicamente espressi, emergenti dal suo stesso partito (Margherita) e dalla freddezza del maggior partito che deve sostenerlo (Ds). Nonostante i tentativi di recupero dell’ultima ora, l’immagine del candidato Pazzaglini, risente di quest’opera di “delegittimazione” avvenuta dal proprio interno, e si è già fatta largo in ampi strati della cittadinanza.
Voci autorevoli confermano di telefonate bollenti, di pressioni per fare accettare una decisione già presa da tempo. Questo ha aggravato la situazione, ha spaccato i partiti di maggioranza, ha interrotto ogni dialogo a sinistra, ha diviso ulteriormente il centrosinistra. Infatti, se non ci saranno nuove riaggregazioni dell’ultima ora, sulla scheda elettorale troveremo, oltre a Pietro Pazzaglini (Ds, Margherita, Sdi), Alessandro Bondi per la coalizione Arcobaleno (Verdi, Italia dei Valori – Di Pietro-Occhetto, lista civica “Cattolica città per la pace”), e Paolo Tonti candidato di bandiera per Rifondazione comunista.
Il centrodestra in larga parte si ricompatta attorno al candidato Carlo Bulletti, ma le due liste civiche di Giorgio Pierani e di Alberto Cenci, possono fare male. Anche l’Udc, partito fortemente ancorato ai valori cristiani, portato con grandi disapprovazioni interne, sotto la bandiera di Carlo Bulletti potrebbe trovare brutte sorprese.
La deflagrazione degli assetti politici porta a diverse considerazioni. Molti partiti si nutrono ormai di logiche tutte interne e autoreferenziali, avendo perso in grande parte quel sano rapporto con i cittadini. L’imposizione di Pazzaglini segnala che la città e i partiti che ne rappresentano il governo, sono stati espropriati della loro autonomia decisionale. Le scelte si fanno altrove, su altri tavoli. Su questi tavoli convergono, non solo i naturali equilibri politici, ma anche altri equilibri che rimandano a interessi economici forti, che pensano di condizionare lo sviluppo economico e urbanistico della città.
La parte positiva dell’effetto deflagrazione è che in questi mesi i luoghi più attivi, partecipativi e passionali del dibattito politico, non sono stati quelli delle sedi dei partiti, dove ci si “scannava” per le poltrone, ma luoghi privati, case, circoli, associazioni. Qui qualche centinaio di persone, giovani e meno giovani, delle professioni più disparate, cittadini con storie politiche e sensibilità diverse, si sono aggregati, riappropriati della politica diventando, ognuno e collettivamente, nuovi soggetti politici.
Un bisogno di politica che emerge e che vuole riempire il grande vuoto lasciato dai partiti più forti. E’ riemersa, grazie anche alla naturale fibrillazione che provoca una scadenza elettorale, la base di una potenziale nuova classe politica. E’ proprio questo che ha bisogno la città, una nuova classe politica animata di valori e princìpi, che vuole essere protagonista nella gestione della cosa pubblica e se possibile diventare essa stessa classe di governo.
Lo slogan di Pazzaglini “Andiamo avanti” pone il serio interrogativo: ma come? Molti cittadini hanno colto che dietro gli effetti speciali, l’esasperazione dell’immagine e delle opere faraoniche, la città è stata letteralmente stravolta: sul piano urbanistico, nella distribuzione della ricchezza. La convivenza sociale si è anche un po’ incattivita, perché le fasce più deboli ne sono rimaste escluse, perché della moltitudine degli attori sociali che compongono la nostra comunità, si sono privilegiati solo quelli più forti. Perché la speculazione edilizia sta devastando la città e sta minando alla radice la sua parte produttiva (turismo, artigianato, piccola impresa, commercio).
Bisogna ricominciare, mettendo attorno un tavolo di pari dignità, tutte le rappresentanze delle componenti cittadine. Ognuno porti le sue idee, risorse umane ed economiche ed insieme si decide su un progetto di città condiviso che allinei priorità e prospettive.
di Enzo Cecchini