Elezioni europee
Sabato 12 e domenica 13 giugno, dunque si vota. Mentre scriviamo questo articolo mancano ancora due settimane alla data “fatale”; ciò vuol dire che variabili condizionanti il voto, potrebbero ancora accadere. Ma tant’è… Ci sono le elezioni europee. Qui le varie liste del centrosinistra dovrebbero vincere, e convincere Berlusconi e il centrodestra che la festa delle barzellette è finita. La crisi economica, la folle scelta di portare le truppe nella guerra irakena… e le tante altre oscenità di questo governo, porteranno ad un crollo di consensi nel centrodestra, soprattutto tra le fila di Forza Italia.
Elezioni provinciali
Poi ci sono le elezioni provinciali. Il centrosinistra che sostiene la candidatura di Ferdinando Fabbri, si presenta finalmente unito. Tutto l’Ulivo più l’Italia dei Valori e Rifondazione comunista. La vittoria è assicurata. Il centrodestra dovrà rassegnarsi. Fino qui tutto bene.
Elezioni comunali
I guai nascono nelle elezioni comunali a Cattolica, e solo a Cattolica. Qui il lungo regno incontrastato di Micucci, complice la subalternità politicamente miope dei partiti della sua maggioranza, ha lasciato un deserto politico. Un’anomalia che ha creato tutti i nefasti presupposti per mandare in frantumi ogni possibilità di unità nel centrosinistra. Per alcuni mesi nei Ds e Margherita era iniziato un timido tentativo di rinnovamento: pur senza rinunciare alla continuità di quello che di buono era stato fatto, si cercava di dare spazio a quella richiesta di cambiamento che pressantemente arrivava da dentro i partiti e soprattutto da larghi settori della città.
Ma per quanto si teorizzava e ci si muoveva sulla strada del rinnovamento, c’era sempre “Lui” (Micucci), una sorta di “convitato di pietra” che riportava la situazione al punto di partenza. Con “Lui” dobbiamo avere pazienza e cautela, altrimenti ci può rovinare – dicevano a bassa voce alcuni dirigenti diessini volenterosi di avviare l’agognato rinnovamento. Anche perché i rapporti tra Micucci e la sua maggioranza (Ds e Margherita) erano abbastanza logori. Insomma, l’obiettivo era “disfarsene” in maniera elegante senza farglielo capire troppo, e senza crearne un caso politico che l’opinione pubblica non avrebbe capito molto. Però attenzione, Micucci non è la vittima, anzi… Ma chi conduceva questa partita, alla fine si è trovato incartato.
Quello (“Lui”) che doveva essere accompagnato elegantemente alla porta col sorriso sulle labbra, ha invece vinto su tutta la linea. Ha imposto il suo candidato-delfino a sindaco, il vice-sindaco “stampella”… e non contento, e in maniera avveduta, ha piazzato la sua bella lista personale “Micucci per Cattolica”. Tutto questo col “placet” degli organi provinciali e regionali dei Ds e Margherita, evidenziando il totale esautoramento dell’autonomia politica dei due partiti locali. I Ds hanno rischiato di frantumarsi, lasciando sul campo malumori e qualche ferito. La Margherita si è ufficialmente spaccata, anche se poi è stata ricucita alla meno peggio, più per l’immagine che per la sostanza.
Con la candidatura imposta di Pazzaglini hanno lasciato un varco pauroso a sinistra (anzi centrosinistra) perdendo uomini e interi partiti. Un terremoto politico: è nata la coalizione Arcobaleno, la lista Cenci e Rifondazione che fanno corsa solitaria. Dunque, un disastro!
La Lista Micucci
Micucci, con la sua lista personale, ha piazzato un colpo da maestro. Indirettamente ha confermato la debolezza del candidato Pazzaglini e della sua coalizione, e si è posto come salvatore della patria e possibile artefice della vittoria. La sua presenza sottrarrà voti al centrodestra, farà perdere al suo partito un po’ di voti di quell’elettorato di sinistra che voleva il cambiamento e che probabilmente andranno alla Coalizione Arcobaleno. Però i suoi voti, e consiglieri (forse un paio) saranno decisivi per formare una eventuale maggioranza. Allora sarà ancora “Lui” a menare la danza con i suoi assessori e consiglieri. Chi potrà fermarlo? Nessuno della sua coalizione avrà il coraggio di affrontarlo, e così tutto sarà come prima e più di prima.
La lista Bulletti
Di fatto è il centrodestra. Rispetto al progetto Micucci porterà ulteriori elementi di liberismo, disarticolando ancora di più la funzione e il valore della gestione pubblica. Ma il guaio di Bulletti si chiama Berlusconi. I sondaggi danno almeno tre milioni di voti in fuga dal centrodestra, soprattutto da Forza Italia. Sarà dura fare capire al cittadino di Cattolica, che nel giro di pochi secondi dovrebbe punire il centrodestra nelle europee e premiarlo nelle comunali. Sulla base di che cosa? Il centrodestra a Cattolica non ha mai governato, ha avuto solo un approccio di opposizione intermittente, senza mai un progetto chiaro e praticabile. Lo dicono i risultati elettorali dal dopoguerra ad oggi. E poi, di cosa possono lamentarsi della politica di Micucci? Visto che spesso faceva scelte più “destrose” di quelle che il centrodestra cattolichino non si poteva neanche immaginare. Il punto è se Carlo Bulletti, stimato medico, possa rappresentare un valore aggiunto sul piano elettorale. Forse, ma troppo poco e forse insufficiente per recuperare l’emorragia di voti delle liste che lo sostengono che rappresentano un centrodestra inguardabile. Pertanto alla conta finale la lista Bulletti dovrebbe raccogliere, sì e no, i voti di sempre.
Coalizione Arcobaleno
Questa potrebbe essere la grande novità delle elezioni. Un laboratorio politico che aggrega forze politiche, movimenti, cittadini legati all’associazionismo cattolico e laico e si pone come alternativa di governo: “Per un nuovo centrosinistra”. La percezione della novità, che potrebbe essere vincente, sta anche nella figura del candidato a sindaco, quel professor Alessandro Bondi, che si presenta come il naturale catalizzatore di larga parte del voto di cambiamento.
Il voto disgiunto
Decisivo per il risultato sarà il voto disgiunto. E’ ormai risaputo che alcune candidature a sindaco, nel centrosinistra e nel centrodestra sono state mal digerite. Ma molti, magari turandosi il naso, voteranno per il loro partito del cuore. Però… però quel/quei candidati proprio no. E allora cosa faranno? Disgiungeranno il voto. Croce sul loro partito, e croce sul candidato a sindaco di un’altra coalizione, ma più gradito. La legge elettorale lo permette, perché si vota per l’elezione diretta del sindaco, cioè la scelta, oltre al partito (che consegue i consiglieri comunali), c’è quella della persona. E in queste elezioni ci sono persone che fanno la differenza. La stessa idea del voto disgiunto si sta facendo largo anche in quegli elettori che voteranno le liste che corrono solitarie (Lista Cenci, Pierani, Rifondazione comunista).
Come andrà a finire?
Se questo è il panorama, si andrà al ballottaggio? Ci sono tre candidati che possono giocarselo: Pazzaglini, Bulletti e Bondi. Quest’ultimo potrebbe essere la grande sorpresa; se piovessero tanti voti disgiunti forse ci potrebbe essere un ballottaggio insolito: due liste di centrosinistra, il vecchio e il nuovo. Notizia da pagina nazionale. Ma il ballottaggio potrebbe essere anche tra Pazzaglini e Bulletti. In questo caso la situazione sarebbe più complicata. Ma alla fine la tradizione dovrebbe prevalere. Il 65% dei cattolichini sono di centrosinistra; questo determinerà l’esito finale.
di Enzo Cecchini