ELEZIONI PROVINCIALI
– La cavalcata elettorale si è conclusa. E Nando Fabbri non ha mai rischiato, neanche per un secondo, di essere messo in difficoltà, neppure dal suo più temibile avversario, il forzista Giuliano Giulianini.
La sua, anzi, è stata una vittoria (e quindi una riconferma come presidente della Provincia) a mani altissime. Ancor più decisa di quella di cinque anni fa. Forse anche perchè la strategia adottata dagli avversari è stata assolutamente disastrosa.
Sul fronte dei vincenti, Fabbri ha fatto proprio tutte le cose per benino.
Ha costruito una solidissima alleanza elettorale, consolidando l’Ulivo e aggiungendovi anche Ap-Udeur, Italia dei Valori, Comunisti Italiani, Verdi e Rifondazione Comunista. Certo con un’armata del genere, a Rimini, sarebbe stato difficile non vincere al primo turno.
Ma va detto anche che la campagna elettorale è stata condotta, da tutti, all’insegna dell’accordo e della tolleranza reciproca, senza colpi di coda. In modo pulito.
Risultato, Fabbri ha superato centomila voti, e quasi tutti i partiti che l’hanno appoggiato sono cresciuti, per un totale che sfiora il 59 per cento. Ad eccezione della Margherita, che ha perso molto rispetto alle provinciali del ’99, quando però, va detto, al proprio interno aveva anche i dipietristi, ora presentatisi invece con la lista Di Pietro-Occhetto, che ha ottenuto stavolta un bel risultato. Così come, peraltro, i Verdi e i Comunisti Italiani.
Discorso a parte va fatto per Rifondazione Comunista: poteva solo rischiare di perdere alleandosi con Fabbri dal primo turno. Invece ha guadagnato quasi due punti, assestandosi vicino al sette per cento; segno che anche gli elettori del Prc vogliono un partito che si candidi a governare.
Altra delusione invece Ap-Udeur, neppure lo 0,2 per cento; segno, questa volta, che se un progetto politico non parte dal basso ma viene calato dall’alto, non sempre funziona. Insomma le provinciali sono andate bene per il centro-sinistra, più del resto delle amministrative: sono queste le “uniche urne” cui la dirigenza di Ds e Margherita possono appellarsi, quando si farà (e non potrà non farsi) l’analisi di un voto che per altri versi non è stato esaltante: c’è già chi sta affilando le armi, specie sotto la Quercia.
Tutt’altro che accademica l’ipotesi che Riziero Santi lasci la segreteria. Tanto che Fabbri, cavallerescamente, gli ha già offerto di fare il capogruppo in Provincia.
E tornando a Super-Nando, per lui i problemi veri potrebbero arrivare, per assurdo, adesso. Intanto perchè sarebbe giusto dare un assessore a tutti i partiri che hanno portato all’elezione di un consigliere, e cioè Verdi e Comunisti Italiani (che in giunta c’erano già) e Italia dei Valori (che invece non c’era).
Rifondazione potrebbe anche pretendere di più visto il risultato, ma resta alla parola data e si accontenta di un assessore (Giancarlo Rossi alla Cultura). Il fatto è che la Margherita sperava nel terzo assessore da queste elezioni, e invece, col risultato scarso che ha ottenuto, dovrà esser contenta ad averne due, col vicepresidente (senza dubbio Maurizio Taormina).
E questo, a lungo andare, potrebbe creare problemi a Fabbri che presterebbe il fianco alla critica (peraltro poco appropriata) di aver sbilanciato la giunta troppo a sinistra. Comunque la Margherita ha detto “no grazie”: allora stiamo fuori dalla giunta e diamo l’appoggio. Così si dimostra anche di non essere attaccati alle poltrone, hanno detto dalla Margherita, dove però di dimissioni, dopo il disastro, non ne ha parlato nessuno.
Se Fabbri avrà da fare, il centro-destra ha solo da leccarsi le ferite. Presentando il candidato di Fi e Lega Nord, Giuliano Giulianini, l’ideologo degli azzurri riminesi, Gianni Piacenti, aveva buttato lì che il fatto di correre separati sarebbe stato funzionale a massimizzare il risultato di ogni singolo partito d’opposizione, così da trascinare Fabbri al ballottaggio, per poi ricompattarsi.Niente di tutto ciò. E non che le liste non fossero abbastanza frammentate. A Giulianini, si sono aggiunti altri cinque sfidanti del presidente uscente: Filippo Airaudo di An, Franco Albanesi per il Nuovo Psi, Adriana Neri coi Riformisti e i Radicali, Riccardo Cirri (Fiamma Tricolore) e anche Eugenio Giulianelli (Federalisti Europei). Ma insieme non hanno raggiunto il cinquanta per cento.
All’indomani del voto i perdenti, oltre che comprensibile tristezza, trasudavano ovvietà e rassegnazione. Giulianini ha subito detto che Fabbri ora sarà in difficoltà nel fare i conti con Rifondazione. Anche meno è arrivato dagli altri, ad eccezione di Albanesi, che ha chiamato tutti attorno a sé per realizzare una lista civica “In vista di prossime elezioni”. Quali le comunali del 2006?
“Certo anche, ma anche le regionali… Vedremo…” risponde lui, come quelli che la sanno lunga. Negli ultimi anni Albanesi è stato prima candidato con Fi, poi ha lanciato il referendum per il palacongressi nella zona sud, quindi la candidatura nel Nuovo Psi, ottenendo risultati sempre decrescenti alle varie urne. Fino al due per cento delle provinciali. Chissà (ma non pare semplice) se con questa fantomatica lista civica riuscirà ad invertire il trend?
Intanto, Nando Fabbri, dopo la cavalcata elettorale più che vincente, si prepara a cavalcare per altri cinque anni alla guida della Provincia che, soprattutto in chiave politica, ha già trasformato in un centro di potere con cui tutti, compresi Palazzo Garampi e la segreteria provinciale del partito, devono fare i conti.
I NUMERI
Supernando
Nando Fabbri
(100.858 voti pari al 58,8%)
Giuliano Giulianini
(38.700, 22,6 %)
Filippo Airaudo
(16.465, 9,6 %)
Vincenzo Mirra
(5.202, 3,0 %)
Adriana Neri
(3.831, 2,2 %)
Franco Albanesi
(3.705, 2,2 %)
Riccardo Cirri
(2.331, 1,4 %)
Eugenio Giulianelli
(394, 0,2 %)