– Massimo Ricci è il neo-segretario dell’Udc (composto dalla fusione di tre partiti, Ccd, Udc e Democrazia Europea) di Cattolica dallo scorso febbraio. Già professore di lingue alle superiori, uno tra gli albergatori di Cattolica più capaci, ha alle spalle un lungo percorso politico. Da ragazzo bazzica gli ambienti della Fgci. Il salto attivo arriva a 39 anni, quando il Psi (il partito di famiglia), gli offre la candidatura nel Consiglio comunale. Tangentopoli affossa i socialisti. Ricci nel ’95 è candidato al Parlamento per il Polo delle Libertà. Poi l’ingresso nel Ccd di Casini.
A chi gli chiede quale ragionamento per passare dai socialisti ad un partito di ispirazione cattolica, risponde: “E’ molto semplice. L’Udc è la sinistra del centrodestra. Personalmente vivo la politica come un mezzo per chi ha voglia di fare ed essere al servizio degli altri, all’interno di una cornice di libertà. E mi trovo a mio agio perché l’impegno è lo stesso. Nella globalizzazione la destra e la sinistra sono necessarie, come l’alternanza. E’ la famosa concorrenza. I miei princìpi sono quelli dei miei genitori: l’uomo vale di più se più sa e che l’onestà paga sempre”.
Come vi collocate in queste elezioni amministrative?
“Abbiamo fiducia nel nostro candidato, Cono Cimino”.
Quale giudizio sulla discesa in campo delle parrocchie?
“Anche loro fanno parte di una comunità. La loro discesa in campo sono bacchettate per la politica e per i politici, che hanno dimenticato i veri bisogni. Accetto l’imprenditoria, ma non va dimenticato chi non riesce a competere nella società”.
Si era parlato anche di un vostro ingresso in una lista di centrosinistra, le ragioni?
“Se a Cattolica si fosse presentata uno scenario come a Bellaria e Morciano, perché dire di no?”.