Una cerimonia asciutta, nel suo stile; fatta col cuore però: esattamente nella maniera in cui Sanzio viveva il suo circolo che assorbiva tutto il suo tempo. Quel circolo che gli era stato affidato da don Peppino con grande slancio e che lui aveva accettato con tante paure e riserve. Era un posto che ormai da tempo apriva solo saltuariamente; non aveva ormai più una clientela tranne i pochi vicini che vi si recavano la sera a bere un caffè.
Delle Acli come organizzazione ormai c’era solo il nome e uno sparuto gruppo di iscritti. Sanzio veniva da un pauroso incidente sul lavoro e stava provando sulla propria pelle il cinismo odioso delle istituzioni, l’ipocrisia di alcuni sindacalisti e la cattiveria di certi cosiddetti imprenditori.
Non poteva essere più il muratore alacre di un tempo, i danni di quell’incidente non glielo consentivano. I colleghi di lavoro erano spariti e si ritrovava solo contro la crudeltà di un sistema che lo poneva automaticamente ai margini. Cominciò a dedicare le sue giornate al circolo ridandogli nuova vita, facendolo diventare nuovamente, in 17 anni di gestione, quel punto di riferimento per il paese che è ancora oggi. Sotto la sua cura sono passate intere generazioni di ragazzi, che lui amava come figli, ai quali consentiva tutto il lecito divertimento possibile fra le mura del “loro” circolo.
E molti di loro c’erano il 31 ottobre, a manifestare il loro affetto e c’era anche quello a cui lui era più affezionato, quello che forse era più debole al quale lui voleva più bene. E di sicuro questo per lui è stato un grande regalo.
C’erano poi i suoi amici, molti dei quali con gli occhi rossi. Con quasi tutti uno screzio, una litigata lui se l’era concessa. Perché Sanzio diceva sempre quello che pensava, alzava anche la voce salvo poi pentirsene immediatamente e, senza sapere chiedere scusa, cercava la pace con le sue battute e i suoi scherzi affogando il “rimorso” con una pacca sulla spalla e i sorrisi che sul suo volto non mancavano mai.
C’erano ieri le preghiere del parroco e l’emozione dei famigliari che non sanno dopo anni dalla sua morte chiudere il vuoto che ha lasciato. La loro gratitudine nei confronti di chi ha scelto di dedicare il Circolo a Sanzio è grande. Adesso, parafrasando Ligabue, si potrà tornare a cantare: “Ci vediamo da Sanzio prima o poi”. E nulla sembra essere più vero, perché lassù dove lui è adesso se esiste un circolo di certo lo starà gestendo lui con quel sorriso che non si può vedere ma che molti di noi hanno impresso nel proprio cuore.
di Claudio Casadei