– In questi anni abbiamo assistito ad una vera e propria Fellini-mania in svariate operazioni che nulla hanno da spartire con ciò che dovrebbe essere un omaggio ad un’artista e alla sua grande opera. Dai “Felliniani” ai vari “amarcord” e perfino c’è chi ha pensato alla dolce vita sulle colline riminesi all’insegna del buon vino. Nel decennale della sua scomparsa, per fortuna, si è organizzato non solo a Rimini, ma anche oltreoceano un doveroso omaggio al maestro e alla sua opera, con libri, convegni, mostre e finalmente l’apertura del museo a lui dedicato.
Ho incontrato Fellini qualche volta nelle mie brevi permanenze a Roma, ma il ricordo della prima volta è talmente vivo e presente nella mia mente come se non fossero passati tutti questi anni. Era verso sera, l’ora della passeggiata e dell’aperitivo, la galleria dove esponevo era a pochi passi dalla casa di Fellini, a via Margutta, quasi di fronte allo studio di Omiccioli e a quello della Parigini. Mentre io ero intento con il gallerista alle richieste di un visitatore, si aprì improvvisamente la porta, mi girai di scatto e con stupore riconobbi il maestro con la sua amata Giulietta. Pensai che qualche comune amico avesse fatto da tramite per questa improvvisa, importante visita. Si intavolò una piacevole conversazione e capii che gli illustri visitatori erano di casa alla “Bottega di Emilio”, così si chiamava la galleria che aveva i miei quadri.
Mentre Fellini scriveva qualche riga nel libro delle firme, continuava a ripetere che la nevicata (un mare d’inverno) esposta in vetrina l’aveva colpito: lo riportava alle struggenti atmosfere di una Rimini ovattata, silente, intrisa di magica poesia. Nell’accomiatarsi salutò cortesemente e mi chiese se mi fermavo a Roma per il periodo della mostra. Appena uscito, con grande curiosità, mi precipitai per leggere quello che il maestro aveva scritto. Lessi e rilessi più volte quella dedica. Mi sembrava di avere vissuto un incantesimo, se non fosse rimasta quella frase incisa su quel libro e nel mio cuore e che con orgoglio e un po’ indegnamente mi accompagna sempre nelle mie mostre: “…un eterno fanciullo, sospeso tra cielo e terra, ad inseguire con la magia dei suoi colori, silenti, suggestivi mondi ancestrali di poeta errante”. Mi sono sentito per un attimo partecipe di uno dei suoi splendidi film, avvolto in una magica atmosfera da sogno… Il sogno era però una tangibile realtà, con la regia di Federico Fellini e la partecipazione di Giulietta Masina.. Grazie maestro.
Mario Magnanelli
di Mario Magnanelli