– Domenico Pritelli, ex sindaco, ricandidato lo scorso giugno con la storica oramai lista civica Rinnova Gabicce, appoggiata soltanto dai Verdi, ha perso con una caterva di voti: ben 1304, contro i 1600 di Corrado Curti, neo-eletto sindaco diessino.
Medico, colto, galantuomo, a chi gli chiede come leggere il risultato, risponde: “Solamente con 5 anni di buona amministrazione. Non sto ad insistere sull’onestà perché questo è un presupposto da cui non si può prescindere”.
In città ci sono voci insistenti. Pritelli si dimetterà. Che dire?
“Non credo. Devo rispondere ai 1.300 cittadini che mi hanno votato. Credo che Ricci abbia sbagliato a dimettersi. I suoi elettori si porranno delle domande”.
Pentito di non aver fatto l’alleanza politica col centrodestra?
“No. Ricci era appoggiato da partiti che sulla carta avevano 1.000 voti. Purtroppo Forza Italia pensando di voler contare e di imbrigliarmi voleva imporre un numero di candidati, dei ruoli. Mi chiedono un posto di assessore per Massimo Michelini, di mettere in lista Bastianelli e di lasciare fuori Oscar Olmeda. E’ passata l’idea di Carlo Pritelli: ‘Non ci hanno mai considerati’. Poi Forza Italia dopo la scorsa estate è partita con un campagna denigratoria nei miei confronti. Sempre Carlo Pritelli mi dice che hanno un candidato vincente, Ricci. Ma pochi mesi prima delle elezioni, Pritelli, dice che c’è solo uno che può fare il sindaco: io. Conclusione: mi devo mettere d’accordo con Ricci e fargli fare il vice-sindaco. Per me tutte queste condizioni erano inaccettabili. Ero pronto ad una alleanza ma come nel ’99”.
E la sinistra?
“Mi propongono di entrare in lista con loro ma come candidato a sindaco Corrado Curti. Ovviamente dico di no: non potevo fare il vice. Lo potrà fare Fosco Gasperi, il ‘Toto Cutugno’ della politica ossia arriva sempre secondo. Quando abbandonò la mia giunta disse che non avrebbe mai fatto il vice di nessuno. E su questa posizione è naufragata la possibilità del dialogo. Noi solo come facce abbiamo preso 1.300 voti; 5 partiti insieme 500”.
Quale considerazione su questi primi 3 mesi di governo Curti?
“Difficile dare dei giudizi il tempo è davvero poco. Noto che c’è uno scarso legame tra le persone; con un sindaco isolato e che non tiene conto del resto della giunta. Tant’è che si è tenuto 3 assessorati”.
Pentito di aver scelto Gian Franco Micucci come padrino?
“Nessun pentimento. Era un padrino simpatico. Ha la sua genialità; con lui ho avuto molto da discutere”.
Qualche rammarico in questi 5 anni di governo?
“Alcune opere pubbliche si potevano fare meglio; penso a piazza Matteotti. Ma abbiamo realizzato buone cose: giardini di piazza Unità d’Italia, il restauro della scalinata, la panoramica, la piazzetta a Gabicce Monte, il parco urbano”.
Quale opposizione ha in mente?
“Sarà la meno preconcetta possibile, con giudizi sull’attività. Ad esempio siamo contro al fatto che non si vogliono realizzare il parcheggio di 880 posti auto di via XXV Aprile”.
Quale posizione sul conflitto di interessi del sindaco Curti?
“Farò un’interrogazione in Consiglio comunale. Non è incompatibilità il ruolo di geometra con quello del sindaco; c’è un divieto di legge: non è possibile svolgere quell’attività dove si vive. Con Curti abbiamo scritto insieme il nostro programma nel ’99. L’idea di città era un po’ la stessa, però si è allontanato perché in questi 5 anni non ha visto attuato le sue aspettative. Forse avrei dovuto fare i 100 metri di isola pedonale in centro, ma prima ci vogliono i parcheggi”.
Come vorrebbe essere ricordato?
“Come un sindaco che dopo anni di immobilismo aveva iniziato a fare qualcosa di buono ed in modo assolutamente disinteressato, altrimenti avrei fatto l’accordo col centrodestra ed essere ancora sindaco”.