– Un sindaco che si comportava da “dittatore e podestà fascista”. E successe un finimondo. Erano le prime elezioni libere di Montescudo dell’era repubblicana, e la Democrazia Cristiana, assieme ai repubblicani vinse la tornata amministrativa sulla lista Pci-Psi, con il 56% dei suffragi. Giuseppe Magnanelli fu nominato sindaco dal Consiglio comunale dopo le votazioni, come prevedeva la legge elettorale fino al ’95. Dei 20 consiglieri, 16 erano di maggioranza.
Pochi mesi dopo, a giugno del ’46, venne presentata una mozione di sfiducia da Costantino Serafini, consigliere di maggioranza, perché il sindaco si comportava, appunto, da dittatore e podestà fascista. La mozione venne votata ad ottobre, e il sindaco venne sfiduciato con 11 voti contro e 6 a favore. Lo stesso Consiglio comunale rinviò il voto sulle dimissioni di Serafini, che aveva provocato il putiferio, e minacciò di dimettersi in massa anche a fine ottobre, quando le dimissioni di Serafini tornarono all’ordine del giorno. Il sindaco, già sfiduciato, riassegnò le deleghe agli assessori: due le accettarono (Francesco Tentoni e Libero Fantini), due no (Lino Casadei Menghi e Lino Bucci, già in giunta con Magnanelli).
In tre sedute del 1947 venne riposta ai voti la revoca del sindaco e tutte le volte ebbe esito negativo per Magnanelli che venne rimosso da sindaco ed il Comune venne retto dal commissario prefettizio Francesco Salamone.
Nel gennaio del ’48 il Consiglio nominò sindaco Lino Bucci, con 4 assessori effettivi e due supplenti. Una sorta di compromesso storico, perchè tra gli assessori venne nominato un esponente dell’opposizione (Libero Fantini). Telenovela finita? No, perchè nel settembre del ’50 Bucci si dimise ed il consiglio nominò nuovo sindaco Alfredo Vigoresi, che era assessore.
Ma due mesi dopo, il 18 novembre del ’50 il Consiglio prese atto del decreto prefettizio con cui si annullava la nomina di Vigoresi. Fino alle elezioni del 1951 il Comune fu quindi retto dal commissario prefettizio Lorenzo Limon.
Nel ’51 quindi nuove elezioni, rivinte dalla Dc (con Psli, Pri, Pli) su Pci-Psi con il 53% dei voti. Curiosità: né l’ex sindaco Magnanelli, né il “complottatore” Serafini, entrambi democristiani, erano in lista. Vigorosi divenne finalmente sindaco, ma non per tutta la legislatura; nel ’53 si dimise, sostituito da Vincenzo Tordi. Dopo i primi 7 anni molto movimentati, Montescudo trovò una decisa continuità: Tordi rimase quindi in carica ben 27 anni, fino al ’80.