Il libro del prof. Guido Paolucci, edito dal Credito Cooperativo di Gradara, sarà presentato presso il Teatro della Regina di Cattolica nei giorni precedenti le festività natalizie. Ho sentito parlare molto della signora Jachino dalla voce dei ricordi dei marinai di Cattolica e Gabicce, i quali l’hanno descritta come donna piena di fascino e gioia di vivere… “e quelle finestre di casa situate a ridosso delle squero quando si aprivano al nuovo giorno per respirare tutta l’aria di mare dava ai pescatori e calafati motivo di orgoglio e spensieratezza e le voci si univano agli sguardi tra un rammendo di rete e un battito di mazzuolo in lontananza, magari nella speranza di essere osservati anche per qualche istante”.
Siamo nel periodo in cui erano tanti i cantieri navali dislocati lungo il portocanale e la casa Jachino era lì, testimone di battesimi e gloriosi vari di motovelieri e motopescherecci avvenuti nel tempo, le cui vele variopinte dei casati contrastavano al vento l’azzurro del cielo. Fu naturale per un’anima gentile cristalizzare su tela quelle pennellate di luce. I quadri, opera di Luisa Mori madre di Silvana Jachino, sono stati donati al comune di Cattolica e sono in mostra permanente presso il Museo della Regina.
Silvana Jachino, classe 1916, è figlia di Luisa Mori e Carlo Jachino fratello di Angelo, allora Ammiraglio della Marina militare italiana. Il nonno materno, Robusto Mori (1829-1899), di origine cesenate fu il primo sindaco di Cattolica e abitava la villa Mori di sua proprietà, ora Hotel Villa Fulgida. Silvana Jachino con la mamma Luisa vissero per circa un anno a Gabicce nella casa di Francesco Della Biancia “Franzchìn- Scavlen” dove ora sorge l’Hotel Giovanna Regina.
Francesco era un abile cordaio e in particolare si distingueva per lo spiccato estro nei vari mestieri di terra e di mare, aveva dei vigneti lungo l’area che va dai giardini Unità d’Italia all’Hotel Losanna e qui coltivava anche il grano. Ricorda Enrico Filippini “Rico dla Giulia” suo allievo cordaio: “Iera l’uva, al gren, quand l’era al mument da coi l’uva us purteva a coi l’uva e l’andemie a pistè e quand l’era al mument da coi al gren us purteva a taiél”. Insieme ai figli Giuseppe “Pepo” e Alessandro, praticavano anche la pesca del cogollo e del saltarello “al saltarel”. I due furono per Silvana Jachino amici, un felice ricordo di gioventù trascorso a Gabicce tra mare e monte. La Jachino ricorda che Benito Mussolini amava trascorrere ore di relax a Gabicce, prediligendo la spiaggia della famiglia Della Biancia, che garantiva riservatezza e tranquillità, frequenti furono le gite in barca con alla guida “Pepo”, suo marinaio di fiducia.
Le memorie si susseguono come fotogrammi di una pellicola sul palcoscenico della vita, tra l’evanescente fumo denso di ricordi e citazioni a personaggi mancanti che hanno vissuto nella Gabicce di un tempo le cose semplici e modeste nella cultura della giornata. In seguito con gli anni Silvana Jachino divenne attrice di cinema e i frequenti impegni di lavoro a fianco di attori e registi famosi quali Macario, De Sica, Fellini, ecc. la costrinsero a trasferirsi a Roma. Ogni anno la signora Jachino ci onora della sua gradita ospitalità. A malincuore, forse si fatica a ritrovare i legami, i riferimenti del presente con il passato, ma siamo felici di averla ancora una volta tra noi.
di Dorigo Vanzolini