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Queste persone anziane ricordano i bei tempi, di quando erano giovani e le vicende più salienti, come testimoni diretti. Ad esempio il naufragio della barca di “Barbarel” che era rimasta ancorata per una grande tempesta, e il capitano Salvatore Bertuccioli, con grande coraggio e sprezzo del pericolo, taglia l’albero per dare più stabilità alla barca.
Da questi incontri scaturiscono anche piccoli ricordi, come il periodo in cui si pescavano molte vongole e non si sapeva dove portarle, se sul mercato o altrove. Allora arrivava “Manghin” (Domenico Ferretti) che era un grosso commerciante di pesce. Lo comprava sul porto e dava calci ai sacchi di vongole fingendo di non volerle e alla fine prima di andare via diceva: “Va ben, a fèn un stock. Quant’vò?” (intanto speculava sul prezzo). Faceva così non solo per le vongole, ma anche per i cefali e i rigatini, quasi per far capire che ti faceva un piacere ad acquistare e diceva: “Ad dagh cent french al chél”. Il pescatore non sapendo come altrimenti vendere la merce, finiva sempre con l’accettare l’offerta.
A Questo punto interviene un altro pescatore “Striscio”, che sentendo parlare di vongolari dice: “Tò, questa a la voi arcunté!”. “Quand a simie burdél (a simie ot fiol) al mi ba l’andeva a baganel. Un’attività secondaria perché il suo lavoro principale era quello del vongolaro ed era anche molto valido. E sa un baganel al fèva li esch, al baganel l’era taied da una perta e da cl’elta, e l’armaniva snò la spina sla testa cun la buteva via, ma u la purteva a chesa per fé al brod, tent l’era la fema!”. Questo per dimostrare quale fosse il livello di povertà dei pescatori a quei tempi.
di Sebastiano Mascilongo e Enzo Gaudenzi