Di poter lavorare lì,nella propria terra ,che forse un giorno sarà “Patria”.
Chi è l’uomo davanti al Supermercato coperto d’insulti da una brava massaia?Tace.
Ha raccolto tre euro in tre ore.L’umidità entra nelle sue ossa.Si prepara al 18° viaggio di solidarietà:così
vive il suo pensionamento…
A Bujumbura-capitale del Burundi-non troverà nè Ambasciata nè Consolato Italiano:il riferimento è la Comunità delle Figlie della Carità di Madre Teresa di Calcutta.Per il resto è solo.
Che gli resta?Sperare…per pallida che sia la speranza brilla di luce propria a dispetto dei facili ottimismi
e dei più tetri pessimismi.E la speranza fa i”miracolini”:l’assegno dello studente che ha lavorato tutta la “stagione”,la raccolta in Classe,alla Messa,il negozio generoso,i risparmi della bambina,gli amici che sanno…
Tutti i pochi fanno assai.Più l’assai è faticoso più intensa sembra diventare la luce della speranza.Che tutto possa servire a qualcosa e a qualcuno.Giovanni Salvadori partirà verso un ignoto di Elezioni,coprifuoco,difficoltà di ogni genere,mettendo in pratica quella “religione degli affetti “che ci rende consapevoli dell’esistenza dell’altro come conferma della nostra.Quegli affetti che una cattiva coscienza ,morbidamente adagiata sul lettino di Freud finge continuamente di non conoscere e di non sapere.
Chiusi come siamo negli orticelli di beni superflui e sprecati.
Il “grazie “di Giovanni Salvadori è sentito e commosso.
di Carla Chiara