Una sua poesia
La trasformo da buttar via
A lei a lui chiedo perdono
Ma di scriver non son buono.
Addio
(S.Andrea piccolo borgo che fosti)
Dunque rondini, rondini addio,
Dunque andate, dunque ci lasciate
Per paesi forse di noi più civili
E’ colpa del rosso amministratore
Qui sparisce il verde, i nostri campi
Più non danno che scheletri di gru.
Dunque rondini, rondini addio!
Il rosaio qui non ha che cemento
Lungo il Nilo voi rivedrete le rose
Volerete sopra le mimose
Ci lascerete solinghi
Tra questi nuovi mostri di sasso
Oh! Se rondini, rondini anch’io!
Voi cantate i ricordi del borgo
Su questo scempio, dalle vostre altane,
quando vi ascolto ridere di noi
nelle vostre lingue gitane
di un paese che più non si sa!
Oh! Se rondini, rondini anch’io!
O son forse gli ultimi consigli
Ai rondinotti su dove non abitare
Rampicati stanno al muro i vostri figli
Che dal lor nido delusi dall’uomo di qua
Si rivolgono a dire : “Si va”?!
Dunque rondini, rondini addio,
non v’interessano affatto quelle case
che han costruito senz’anima in un baleno
come se servissero alla gente
affogando di cemento il Rio Acqua Viola
che rugliava e non mormora più.
Dunque rondini, rondini addio,
Non saranno più gli stessi voli
Non saranno più i vostri gridi
Quella gioia per i puri soli
Quell’amore per i vostri nidi
Non sarà mai più quello che fu
Oh! Se rondini, rondini anch’io!
Se anch’io avessi coraggio a fiotti
Lascerei in fretta questo grumo di sassi
Che non mi scalda più nelle dolci notti
Se anch’io mi abbandonassi
Alla ricerca di una persa qualità!
Oh! Se rondini, rondini anch’io!
Rivolando sui loro tetti
Sorridessi di nuovo un giorno
Mi godessi finalmente il decoro
Di un paese di cui bramo il ritorno
Vincerebbe la gente e non i costruttori
Che raccolgon sol l’oro e non gli allori!
Fausto Nottiberti