– Gazzetta dello Sport: “Addio Tonti, genio in moto”. Motociclismo: “Artista della moto. Pochi progettisti hanno affrontato con successo come lui temi tanto diversi. Dagli scooter alle Gran Premio attraverso i modelli cross, militari, sportivi. Dal cambio idraulico alla frenata integrale. L’ispirazione aeronautica e la sua immaginazione che andava oltre l’aspetto puramente tecnico”. Con questi titoli i due prestigiosi giornali hanno dato l’ultimo saluto a Lino Tonti, morto l’8 giugno del 2002 a Varese.
Primo di tre fratelli (Pio e Rosita), nasce a Cattolica il 16 settembre del ’20. E’ stato uno dei cittadini più importanti della storia della città e non solo. Per ciò che ha rappresentato e fatto, gli potrebbe essere dedicata una strada.
Ha scritto Enrico Minazzi sulla Gazzetta: “Perito aeronautico, Tonti è un personaggio che con discrezione, passione, competenza, ha attraversato il secolo scorso segnandolo in modo indelebile a livello progettuale”. Lo ha fatto “con il garbo e l’ironia dei romagnoli”.
Ha rappresentato il progettista vero, con un approccio più anglo-sassone che italiano: colui che ha la forza mentale e le competenze tecniche dello studio per creare ed anche la manualità per realizzare. Un binomio fantastico, quanto ammirevole, per non dire invidiabile. Infatti non c’è nulla di più intellettuale del pensare e del fare: unire il cervello alle mani. L’architetto Renzo Piano ha detto: “Sono un muratore che sa il latino”. Di Tonti si potrebbe dire: “Era l”ingegnere’ che sapeva fare il meccanico”. Sotto lo studio di casa, nello scantinato, c’era anche la sua officina personale.
La sua bella avventura inizia giovanissimo. A 17 anni, siamo nel ’37, è nell’ufficio tecnico della Benelli a Pesaro, reparto corse.
Perito aeronautico, la guerra forse gli alza gli orizzonti. E’ in aeronautica a Guidonia (Roma), dove “affina le conoscenze tecniche sui motori stellari ed i materiali”.
Finito il conflitto Tonti progetta moto da corsa che gli realizza l’officina riminese di Ludovico Pasolini, padre di Massimo (corridore) e nonno del compianto Renzo, morto in un incidente a Monza, nei primi anni settanta durante una prova mondiale.
Tra una moto da corsa e l’altra, il cattolichino progetta la sua creatura più bella: il Cigno. Un mezzo che rappresenta la sintesi della moto e dello scooter. Il duo Tonti-Pasolini lo presentano ad una Fiera campionaria che si tiene al Grand Hotel di Rimini, dove risiedono anche molti ufficiali alleati. In visita ai graduati arriva Eraldo Ilari, direttore della Aer Macchi, la prestigiosa fabbrica di aeroplani. Ilari si innamora del Cigno. Invita Tonti e Pasolini a Varese per stipulare il contratto. L’anno successivo, 1951, il Cigno (125 di cilindrata) viene presentato al salone di Milano.
Tonti non si sposterà più da Varese. Nel ’54 conosce in Svizzera Tommasina, un’impiegata dell’Aer Macchi. Sarà la compagna di tutta una vita, dalla quale avrà un figlio, Simone.
Nel ’57 lascia la Aer Macchi per la Mondial. L’anno dopo viene chiamato dal reparto corse Bianchi. Realizza esemplari da cross da 175 a 500 centimetri cubici e mezzi bicilindrici da Gran Premio: da 250 fino a 500. Le sue creature vincono una caterva di gare e molti titoli italiani.
Un altro anno di svolta è il ’64. Va alla Gilera per progettare moto da strada. Tre anni dopo lo chiama la Moto Guzzi, dove resta fino alla pensione. Si fa per dire perché fino a pochi mesi prima di morire ha sempre progettato e realizzato.
Le spoglie di Lino Tonti riposano nel cimitero di famiglia a Cattolica.
di Giovanni Cioria