Il 20 novembre si celebra la Festa della Vergine. Una giornata semplice non meno che ricca di simboli e significati. Messa il mattino alle 8.30. Alle 15 benedizione eucaristica e processione della Madonna per le strade del ghetto. Poi musica. Per tutti: ciambella, vin brulè e polenta con sugo di salsiccia.
Presieduto da Secondo D’Andrea, la festa è organizzata dal Comitato di Ca’ Togni. “Prima di tutto – dice D’Andrea – ringrazio coloro che lavorano prima, durante e dopo. Soprattutto le donne, che si occupano della cucina e non solo. Voglio ricordare che la festa è al coperto, sotto una tensostruttura”.
Il piccolo Comitato nei primi anni del 2000 è stato l’artefice del restauro. Ha raccolto fondi (una decina di milioni) e grazie al volontariato degli artigiani ha restaurato l’edificio sacro.
Non ci sono molte notizie storiche sulla chiesa di Ca’ Togni. Le poche affermano che la prima testimonianza risale al 1577; quando ci fu la visita pastorale di Castelli, il vescovo. Dal suo resoconto si evince che l’edificio esisteva già da molto tempo. Dispone il prelato: “…nella cella posta a Ca’ Togni non si dia messa sin che non è acconcia” e consiglia “riparati i muri e provvisto di cancello dell’acqua santa”.
Una descrizione minuziosa risale all’inizio del 1700 e porta la firma del parroco don Mellini. Da allora la chiesolina non è poi molto cambiata, se non nel fatto che il quadro della Vergine è stato rubato alcuni decenni fa e che si porta in processione una fotografia.