Si faceva anche la pesca della “tratta” dalla punta più avanzata del monte di Gabicce (spron) fino all’altezza del porto, perché esigeva un terreno sabbioso. Lo stesso tipo di pesca più ridotta con rete più piccola e con alle estremità due bastoni “spuntale” che i marinai chiamavano “strascén”, si praticava poco più in là della battigia per la cattura del pesce novello, sardella piccola e “quadella”, che mettevamo in bidoni da venti chili, in quanto si catturavano grossi branchi per vendere poi alle famiglie locali.
I Berti “Mangoza” a Cattolica avevano la bilancia “padlon” chiamata anche “luserna”; un’altra simile vi era alla Vallugola sulla “paleda ad Franzchin” ed era di Francesco Della Biancia nel terreno di sua proprietà. “Franzchin” aveva 4-5 operai, tutti di Gabicce, erano: Tonnini “Tuzlén, al bà di Jusafèn ed Angiulen, mio zio Attilio di Gabicce Monte, il padre di Eugenio Morini, Cola Attilio “Speranza” e Marchetti. Questi pescatori lavoravano a turno, dormivano in una capanna poco distante dalla battigia e alternavano la pesca della “luserna” con alcuni cogolli. Più tardi, nel 1969, anch’io e mio fratello Rino pescavamo con i cogolli sotto Gabicce Monte, nelle vicinanze del fortino.