– “Mia madre a casa e la maestra nel Maktab mi hanno insegnato che la nostra religione e il Corano derivano dalla Zabur, il libro sacro del grande profeta Abramo, dalla Bibbia di Mosè e dal vangelo di Gesù Cristo”.
“Le quattro donne più evocate da mia madre, dalla maestra e dai mullah nelle moschee erano: Sarah, la principessa egiziana figlia del faraone, che ripescò la culla del neonato Mosè dal Nilo e gli fece da madre; Maria, la madre di Gesù Cristo e Khadige, la prima moglie di Maometto”.
“Più tardi, quando all’età di vent’anni sono partito per l’Italia, mia madre si è raccomandata: ‘Ricordati che le chiese cristiane e le sinagoghe ebree sono considerate da noi musulmani case di Dio e quindi luoghi sacri. Quando sarai lontano, nella terra dove non ci sono moschee, puoi andare in Chiesa e, con il consenso del sacerdote cristiano, pregare Dio, compiere i tuoi doveri religiosi e trovare il conforto dei credenti'”.
Queste bellissime parole si possono leggere in un bel libro, assolutamente da leggere. Si intitola “Io musulmano in Italia”. Sottotitolo: “Quale Islam in Italia?” (Fayaz Editore, 105 pagine, euro 9). Lo ha scritto Hossein Fayaz, un signore di origine iraniana di 59 anni. E’ un morcianese di adozione; ha sposato una signora del posto e vi vive da anni. Colto, modi da gentiluomo di campagna, è arrivato in Italia nel ’67 per studio. Ha frequentato l’università a Perugia ed Urbino.
Il libro è diviso in più sezioni. Nella prima, “cenni storici sull’Islam e le sue ramificazioni”, tratta i punti fondamentali dell’islam: i Sunniti e gli Sciiti, i califfi, i Wahhabiti. Altro passaggio fondamentale: che cos’è il terrorismo islamico? Ne fa affondare le ragioni nell’ingiustizia sociale e nella miopia delle classi dirigenti locali.
Se il papa Giovanni Paolo II degli ebrei ha detto che sono i nostri fratelli maggiori, i musulmani (l’islam è successivo al cristianesimo) sono i nostri fratelli minori. Tolleranza.
di Giovanni Cioria