Gli intellettuali invitati: Salvatore Natoli, Elena Liotta, Calo Sini, Michele Serra, Marcello Veneziani, Marco Guzzi, Romano Madera, Giulio Giorello, Enzo Tiezzi, Umberto Galimberti e Remo Bodei. Le conferenze misanesi sono assalite dagli appassionati; la regola è molte centinaia di presenze. Arrivano pullman da molto lontano
– Un successo da divi dello spettacolo, e non della cultura, gli appuntamenti misanesi con la filosofia. E con tantissimi giovani. Arrivano in pullman anche da fuori regione. Abitualmente ci sono alcune centinaia di appassionati (sfiorate i mille, in più occasioni). Un vero e proprio fenomeno, grazie ai nomi ed all’ottimo lavoro di Gustavo Cecchini: quando la qualità paga.
– La pena del nostro tempo è lo smarrimento. Il succedersi furioso di cambiamenti che destabilizzano la nostra vita rende sempre più urgente l’approdo ad una diversa prospettiva del mondo che ci permetta di accettare e costruire un nuovo ordine. Da questo trapasso cruciale e violento che l’umanità sta affrontando cosa può nascere? Soprattutto, cosa lasciarsi alle spalle e cosa conservare? Da quale nuova Arianna ricevere il filo che conduca ad un rinnovato equilibrio? Questi interrogativi hanno dato corpo al nuovo ciclodi incontri promosso dalla biblioteca comunale di Misano Adriatico e sapientemente curati dal direttore Gustavo Cecchini, dal titolo all’apparenza contraddittorio: “Katastrophè Nuovo inizio”.
In realtà le due espressioni si completano poiché “catastrofe”, nella straordinaria ricchezza semantica della lingua greca, non significa solo “disastro” ma anche e soprattutto “rivolgimento”, un “rovesciamento” che non è destinato all’annientamento ma che può condurre ad un positivo cambiamento di direzione tale da esser salutato come un nuovo inizio.
Filosofi, scienziati, uomini di cultura si interrogheranno sulla complessità del nostro tempo, sull’urgenza di cambiare il modo di guardare le cose, sulla necessità di una nuova visione del mondo.
Salvatore Natoli
L’apertura è dedicata ad una riflessione sul rapporto che lega due problematiche del nostro tempo: Progresso e Catastrofe. L’era moderna ha progressivamente sostituito la speranza in una salvezza trascendente, predicata dalla fede cristiana, con il principio dell’autoaffermazione dell’uomo sulla terra, ovvero con l’idea di progresso. Tuttavia, in una modernità che ha consentito il perpetrarsi degli orrori più orrendi è ancora lecito parlare di progresso? Secondo Salvatore Natoli si deve tentare di condurre al meglio il nostro viaggio all’interno di questa “catastrofe”, nell’accezione positiva di “rivolgimento”, affinando la capacità di accettare l’improbabile, sviluppando un adattamento, un’attitudine mentale che ci conduca alla rinuncia di ogni pretesa di totalità nei confronti di un mondo dominato dal caso.
Elena Liotta
Nel secondo appuntamento Elena Liotta, traendo spunto dalla lettura di un racconto sufi, espressione di una delle correnti ascetiche dell’Islam conosciuta come la Via del Cuore, proporrà un approfondimento psicologico del vissuto di smarrimento che avvolge le persone più consapevoli delle società occidentali di fronte alla crisi generale del loro sistema socio-economico. Individuando le possibilità trasformative nell’atteggiamento interiore e personale, nella qualità delle comunicazioni e delle relazioni interpersonali, così da acquisire strumenti utili per dominare il senso di disagio, la psicologa suggerisce di trarre dall’eredità culturale e spirituale del passato spunti per una “psicologia perenne”, esistenziale, che aiuti a sostenere la fatica del vivere nel mondo contemporaneo.
Carlo Sini
Il terzo incontro propone una riflessione decisamente provocatoria: come leggere il fenomeno della globalizzazione alla luce dell’anomala complessità di conseguenze che ha provocato? E’ giusto demonizzarla come fanno i suoi detrattori, accusandola di sovvertire il mondo, di causare l’implosione di ogni identità, di desertificare le “culture”? Eppure questo catastrofico flagello, nella sua smisurata potenza e portata, avrebbe dovuto possedere gli strumenti per un’equa distribuzione del benessere e per la creazione di una reale convivenza interculturale. E se l’ostacolo a tutto ciò non risiedesse in un eccesso tecnologico ma nel soffocante autoritarismo di un passato che non riesce a cambiare pelle? Carlo Sini propone di guardare alla globalizzazione, liberata dalle imposizioni passatiste, come ad una rinnovata speranza di vita, nel segno di una nuova economia della verità.
Serra-Veneziani
Il quarto incontro propone una riflessione a due voci sul tema della nobiltà della sconfitta.
Chi sono nella nostra era gli sconfitti? Secondo Michele Serra la sconfitta sarà lo scotto da pagare per l’Occidente intero se, anestetizzato da una sorta di narcisismo negativo, continuerà a crogiolarsi nel malinconico compiacimento del vedersi oramai prossimo alla fine. Il mondo intero è sotto la pressione di nuove forze che premono per la propria autoaffermazione ma occorre vivere il trapasso e la contaminazione come cambiamento e prosecuzione, lasciarsi andare al brivido del rinnovamento, convinti che finisca solo ciò che è sterile, come il narcisismo e la paura.
Marcello Veneziani dichiarerà invece tutta la sua “passione cavalleresca” per i perdenti, oggi in primo luogo, i perdenti della globalizzazione. Eroi o antieroi, i nuovi sconfitti sono uomini che, indipendente dal campo in cui militano, scontano sulla propria pelle la pena di scelte sconvenienti, sfidando il compatimento di un mondo che, nella sua piatta uniformità, si ostina a puntellarsi mediante automatismi e conformismi. Gli unici, insomma, ad avere il coraggio di pronunciare una parola nuova.
Marco Guzzi
Marco Guzzi, protagonista del quinto incontro, dedica la sua riflessione alla svolta antropologica che sta interessando l’umanità nel suo complesso. In questo ambiguo crepuscolo di cui non si intravede l’alba, quale figura di umanità si sta consumando e quale sta faticosamente prendendo forma? Forse l’unica possibilità ancora evolutiva di convivenza a tutti i livelli risiede nella nascita di un’umanità di pace. Tuttavia, se fosse definitivamente concluso il ciclo storico che ha visto la guerra come fondamento delle civiltà, quali caratteri possiederebbe una umanità realmente post-bellica? E’ possibile una umanità di pace, negata dalla realtà della natura e dalla storia culturale della terra? Quale rapporto legherebbe questa umanità novella e l’annuncio cristiano di un Uomo Nuovo, che non è di questo mondo, ma viene a liberarlo da tutte le sue distorsioni?
Romano Madera
Anche il sesto appuntamento prende avvio da un interrogativo: qual è il peso specifico della cultura di opposizione nell’era che sta assistendo al trionfo della globalizzazione? Alla luce di una vittoria che non ammette compromessi, si può tuonare contro il fallimento del confronto critico? Secondo Romano Madera gli ideali utopici, quelli schiacciati dalla realtà storica, possono avere ancora un ruolo importante nell’edificazione del nostro percorso futuro, così come è necessario rivalutare e salvaguardare gli insegnamenti del passato senza tralasciare di far luce sui difetti insiti nelle vecchie ideologie. Non si deve guardare agli ideali come a norme infallibili e cristallizzate ma come a guide che aiutino l’uomo a riscoprire la propria natura spirituale ed a costruire una società più attenta ai bisogni dell’individuo.
Giorello-Tiezzi
Il filosofo della scienza Giulio Giorello e lo scienziato “apostata” Enzo Tiezzi daranno voce al settimo appuntamento dal titolo: “Pensare la scienza oggi”. La scienza è il più potente strumento del ventunesimo secolo, il motore della società moderna, ma oggi torna ad essere guardata con sospetto. E’ giustificata questa preoccupazione? Davvero lo scienziato, come il creatore di Frankenstein o l’apprendista stregone, può liberare forze che più nessuno riuscirà a controllare? Sono domande su cui vale la pena riflettere, perché applicazioni della ricerca scientifica pervadono oggi a tal punto ogni aspetto dell’esistenza da rendere evidente come la scienza non sia più opzionale, non è qualcosa di cui le nostre società potrebbero fare a meno. Anche se il mondo rimarrà un grande mistero, i modi in cui funziona non sono più sconosciuti, e questa conoscenza chiama in causa la nostra responsabilità: dobbiamo decidere cosa fare di ciò che sappiamo, non possiamo esimercene, mettendo la testa sotto la sabbia per non vedere. A questo si può e si deve porre rimedio, comunicando la scienza al pubblico senza usare termini scientifici inutilmente complicati, ma mettendo tutti in condizione di capire.
Umberto Galimberti
L’ottavo appuntamento vede come protagonista una delle voci più autorevoli del nostro panorama culturale, quella di Umberto Galimberti. Sulla scorta della sua ultima fatica letteraria, il filosofo si chiede se stia giungendo a compimento il senso espresso da più di duemila anni dalla nostra cultura che, come dice il nome stesso è “occidentale”, cioè avviata ad un “tramonto”. Esaurita la fiducia che l’Occidente aveva riposto nel progressivo dominio sugli enti di natura grazie alla tecnica, una tecnica che “funziona” ma che è incapace di promuovere un orizzonte di senso, si affacciano prepotentemente le figure del nichilismo le cui ombre, proiettate sulla terra della sera, indicano la direzione del tramonto. Un tramonto già inscritto nell’alba del giorno in cui l’Occidente ha scelto di interpretare se stesso come cultura del dominio dell’uomo sulle cose.
Remo Bodei
L’appuntamento finale è con Remo Bodei. In questo incontro che propone di concludere la nostra riflessione riconducendola nel solco della migliore tradizione occidentale, il palcoscenico della tragedia greca ci inviterà a calarci, mediante la rappresentazione, nel mondo dell’umanità esposta al dolore e alla morte. Ciò che si apprende è la sostanziale precarietà ed impotenza dell’uomo innanzi al destino. Tale stato viene stigmatizzato nei cosiddetti “rovesciamenti” di fortuna, che stravolgono una situazione preesistente di equilibrio, e nei “riconoscimenti”, reali o metaforici, che conducono, tra affetti che si distruggono ed affetti che si ritrovano, ad una superiore conoscenza di se. L’autentica consapevolezza che il pensiero greco ci ha trasmesso è che l’esperienza umana resta sempre costitutivamente incompiuta.
Gli incontri si terranno presso l’aula-magna dell’Istituto San Pellegrino a Misano Adriatico con inizio alle ore 21,00.
Maggiori informazioni: tel. e fax 0541.618424 E.mail: biblioteca@hi-net.it
di Lisa Delbianco
PROGRANMMA
Nove serate, da Natoli a Bodei
Il sipario si alza in ottobre e si chiude in dicembre
7 ottobre – SALVATORE NATOLI: “Progresso e catastrofe: riflessioni sulla fine della modernità”
14 ottobre – ELENA LIOTTA: “Seguendo la via del proprio smarrimento: il coraggio di osare un mutamento radicale”
21 ottobre – CARLO SINI: “Katastrophè: economia della rinascita”
28 ottobre – MICHELE SERRA – MARCELLO VENEZIANI. “La nobiltà della sconfitta
4 novembre – MARCO GUZZI: “Passaggio cruciale: la fine di un mondo e la nascita dell’uomo”
11 novembre – ROMANO MADERA: “L’animale visionario: quale uomo nell’epoca della globalizzazione?”
18 novembre – GIULIO GIORELLO ENZO TIEZZI: “Pensare la scienza oggi”
24 novembre – UMBERTO GALIMBERTI: “Tramonto dell’Occidente”
2 dicembre – REMO BODEI: “Reversal of fortune: rovesciamento tragico e nuovo inizio”
Aula-magna Istituto San Pellegrino
a Misano Adriatico ore 21 – Ingresso libero