Novilara, un delizioso paesino dalle radici remote, sorge su di una collina che domina Pesaro, Fano e il mare sulla costa prospiciente Fosso Sejore. Le acque, un tempo più avanzate, permettevano la navigazione e l’approdo fin sotto la cittadella fortificata. Verso la fine dell’Ottocento alcuni scavi rivelano l’esistenza di un abitato dell’età del ferro associato alla civiltà Picena e una necropoli ricca di armi, oggetti e tombe di notevole importanza archeologica attualmente custodite nei musei di Novilara ed Oliveriana di Pesaro.
Tra le tante una stele, rivelatasi di sepoltura di un personaggio illustre, con incisa nei minimi particolari l’immagine di un veliero con rematori in azione e, più in basso, altre due imbarcazioni più piccole, affiancate, i cui equipaggi guerreggiano tra loro a colpi di lancia. Con pochi tratti viene evidenziata la pratica della pirateria assai redditizia a quei tempi e i frequenti scontri con le agguerrite imbarcazioni di Greci ed Etruschi.
L’ing. Marco Cobau, uno specialista già progettista di Azzurra, il 12 metri che nel 1983 partecipò all’America’s Cup, decideva di ricostruire l’imbarcazione all’ombra delle mura di Novilara ove egli stesso risiede e ove presumibilmente ai tempi dei Piceni venivano costruite. L’impresa è sostenuta dal Comune e dalla Provincia di Pesaro, dalla Cooperativa del Mutuo Soccorso di Novilara e finanziata dalla Comunità Europea nel programma transnazionale Youthstart per il recupero di minori in situazioni socio-psicologiche di svantaggio. La notizia desta subito l’attenzione negli ambienti marinari anche perché l’immagine del timone dietro la poppa anticiperebbe di molto la data, fin ora conosciuta, della sua adozione.
15 giovani assistiti da alcuni tecnici e calafati della marineria pesarese e da volontari della Cooperativa Sociale “l’Imprevisto” in 2 anni hanno realizzato con le stesse caratteristiche e, compatibilmente con la disponibilità degli stessi materiali usati e reperiti in loco dai Piceni, una imbarcazione di metri 25 x 5,5 del peso di 12 tonnellate compreso i 32 rematori. Per la vela veniva usata una canapa grigia di 40 metri quadri dove al centro troneggia un sole a 5 raggi color ruggine, simbolo della civiltà novilarese. La testa di ariete in pioppo sulla sommità del dritto di prora, opera della scultore Loreno Sguanci, serviva per intimorire gli avversari.
Al varo avvenuto il 2 settembre 2000 hanno assistito migliaia di persone assiepate su moli ed imbarcazioni nel porto di Pesaro. Tra le numerose personalità le autorità civili e militari, parlamentari e il ministro della Croazia per l’integrazione europea Jcovcic. Madrina del varo la signora Prodi. In seguito, purtroppo, la realizzazione non rivelava quelle doti di maneggevolezza e sicurezza ottenute dai Piceni lungo le rotte che univano 3000 anni fa le due sponde dell’Adriatico. Dopo un periodo di sosta nel porto pesarese lo scafo veniva trasferito in esposizione permanente presso l’Acquario di Cattolica.
di Sergio Tomassoli