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Mussolini a Riccione. Idee poco chiare

Redazione di Redazione
10 Agosto 2005
in L'opinione
Tempo di lettura : 3 minuti necessari
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– A quanto risulta dalla goffa inaugurazione ricostruttiva di una delle residenze del duce del fascismo, pare che a Riccione, nell’ambito degli amministratori locali, non circolino idee particolarmente chiare sulla figura di Benito Mussolini.
Proviamo perciò a riassumere quanto contiene la nostra biografia del Mussolini, pubblicata da Mondadori prima dell’acquisto (tengo a precisarlo) dell’ insigne Casa editrice da parte del cavaliere Berlusconi, poi ritirata dai cataloghi, ma acquistabile, come le altre mie opere, mediante il sito internet www.libreriauniversitaria.it.

Benito Mussolini nasce presso Predappio nel 1883, e ben presto (1912) diventa il numero uno della corrente rivoluzionaria di maggioranza del Psi: qualcosa di simile per estremismo politico, mutatis mutandis, a quella che è oggi non già Rifondazione comunista, partito democratico, bensì la sua ala trotzkista, corrente sedicente rivoluzionaria.
Dapprima neutralista allo scoppio della prima guerra mondiale, Mussolini diventa ben presto interventista e, durante il conflitto, nazionalista-imperialista. Finita la guerra, il futuro duce fonda nel 1919 il movimento intitolato dei Fasci di combattimento, con un programma sociale di sinistra ma con idee di estrema destra in materia di politica estera. Nel 1920-1921 egli accetta la trasformazione del suo movimento in squadrismo agrario violento ed aggressivo che assume il nome di Partito Nazionale Fascista ed abbandona quanto di socialista conteneva il programma del 1919.
Nell’ottobre 1922 la viltà del re Vittorio Emanuele III e l’appoggio dei ceti capitalistici e delle autorità di pubblica sicurezza (con licenza parlando) consentono a Mussolini di presentare come “marcia su Roma” la carnevalata delle scalcinate camicie nere che si presentano alle porte di Roma ed entrano indisturbate nella Città Eterna. Il re lo nomina presidente del Consiglio, e Mussolini raggiunge la capitale da Milano in vagone letto. Questa fu la cosiddetta “rivoluzione fascista”.
Mussolini non ha ancora deciso di dare vita ad una dittatura, ma gli riesce facile, nel giro di qualche anno, con un graduale abbattimento di tutte le libertà, trasformare il suo governo in regime (1925-1926). Ci prende gusto, e mette fuori legge tutti i partiti e tutti i sindacati: partito unico e sindacato unico. Niente più elezioni amministrative, ma podestà (in luogo dei vecchi sindaci) nominati dall’alto. Tribunale speciale contro gli oppositori, condannati (Gramsci, Terracini, ecc.) a oltre vent’anni di reclusione per propaganda antigovernativa. “Matrimonio” con la Chiesa cattolica attraverso un Concordato che costituisce una vera abdicazione dello Stato laico risorgimentale. Irreggimentazione di tutti i giovani, costretti, se vogliono frequentare una qualsiasi scuola, ad iscriversi al partito fascista. Insomma: regime totalitario.
Ma non basta. Nel 1935-1936 Mussolini conduce una guerra alla piccola e male armata Etiopia, ed autorizza il maresciallo Badoglio ad usare i gas asfissianti contro i poveri abissini. E’ l’ Impero! Non pago di questo, manda aiuti militari, insieme all’amico Hitler, ai sovversivi franchismi della Destra spagnola contro il governo democraticamente eletto dal popolo iberico, che crolla nel 1939. Tutto con il plauso e le benedizioni dei vescovi.
Ma non basta. Nel 1938, durante la guerra civile spagnola, il duce, sempre con il consenso di re Vittorio Emanuele, vara le leggi razziali contro gli ebrei, che vengono cacciati dalla scuola e dall’Università sia come discenti sia come docenti. D’estate, il duce porta la famiglia a Riccione e vi si reca con l’amante Claretta Petacci.
Nel giugno 1940, mentre la Francia invasa dai tedeschi è in ginocchio, dichiara guerra al governo di Parigi (e a quello di Londra) perché ha bisogno, dice, di alcune migliaia di morti in guerra da far valere al tavolo della (creduta imminente) pace. Nell’estate 1941 dichiara guerra alla Russia sovietica e invia un corpo di spedizione male armato e malissimo equipaggiato. Nel dicembre 1941 dichiara guerra agli Stati Uniti d’America in solidarietà con l’amico Giappone che ha proditoriamente aggredito gli americani a Pearl Harbour.
Ma la guerra si mette male. Gli Anglo-americani sbarcano in Sicilia, e i suoi più stretti collaboratori, per salvarsi, lo tradiscono. D’accordo col re, che anch’egli pensa solo a salvarsi, lo fanno arrestare.
Il resto dovrebbe essere noto anche ai distratti pubblici amministratori riccionesi: liberazione del duce da parte tedesca, costituzione della Repubblica sociale italiana e fondazione del Partito fascista repubblicano al servizio della Germania, Resistenza armata di ufficiali monarchici, di patrioti comunisti, del Partito d’Azione, socialisti, cattolici contro i tedeschi occupanti dell’Italia settentrionale e centrale. Guerra civile tra italiani, insomma: gli uni in lotta per il ripristino delle libertà conculcate da vent’anni, gli altri in lotta per ragioni di fedeltà a quell’alleato tedesco che intanto procede allo sterminio di milioni di ebrei nei lager.
Il Comitato di Liberazione Nazionale (CLN) irroga una sentenza di condanna a morte di Mussolini e dei maggiori caporioni fascisti. Quando viene riconosciuto nonostante il suo travestimento da soldato tedesco, Mussolini viene fucilato a Dongo.
Questa, in breve, la storia della sua vita, che ha voluto dire per l’Italia dittatura, guerre, distruzioni, lutti militari e civili in dimensioni mai verificatesi nella precedente storia nazionale. Riccione dovrebbe chiedere scusa per avere ospitato la famiglia Mussolini in una casa che meritava di essere dimenticata per carità di patria.

di Alessandro Roveri Professore di Storia contemporanea all’Università di Ferrara

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