– Il sindaco Daniele Imola, diessino, ha alzato un putiferio.Voluto? Per l’inaugurazione del Museo del Turismo lo scorso 17 luglio in quella che fu per 10 anni la casa al mare della famiglia Mussolini ha invitato gli eredi del duce, il figlio Romano. Un invito cortese dimenticando (volutamente?) la storia, o uno spot per la Riccione turistica? Dopo tutto una messa vale bene Parigi (ma lì c’era un gioco il trono di Francia, qui, forse una manciata di turisti). Tutto sarebbe molto tranquillo se la storia patria fosse letta con serenità, usando l’etica come bilancia. Il Duce fece arrivare i treni in orario e chiuse il Parlamento agli oppositori. Tirò su qualche bella colonia ed i soldati in guerra con gli scarponi di cartone. Una strizzata alla chiesa ed una manganellata per gli avversari. Un buono rispetto a Hitler e Stalin. Anche Gianfranco Fini, un erede, ha detto che quei 20 anni non sono stati poi così esaltanti: come dargli torto? Le conseguenze della marcia su Roma, non furono come quelle fuori porta.
– Villa Mussolini, forse le denominazione più appropriata è Cascina, venne acquistata il 2 luglio del 1934 da Rachele Guidi, la grintosa moglie del Duce. Dal giardino direttamente al mare, nei due piani, c’erano 13 stanze, il garage, la serra, la lavanderia e 1.397 metri quadrati di terra.
Ne era proprietaria Giulia Galli, una conoscente di Rachele. Che, da buona “azdora”, tirò sul prezzo: 170.000 lire di allora (comprendenti di mobili). Allora Riccione aveva poco più di 7.000 abitanti.
Nel 1940, attraverso un Piano di risistemazione urbana, la cascina viene ampliata e vengono costruite altre due unità abitative, per i due figli. Il Comune di Riccione, allora, con finanziamenti del ministero degli Interni, acquista dai privati 6.000 metri quadrati di terra confinante. Che poi rivende a donna Rachele. Spesa: 4.426.776 lire.
La proprietà venne recintata con un muro alto due metri. La vecchia casa fu sopraelevata di un altro piano; mentre il piano terra fu impreziosito da un portico. Accanto fu realizzata una palazzina per i figli, Bruno e Vittorio. Inoltre, fu preparato un campo da tennis (sport prima tacciato come borghese e poi molto amato da Mussolini) ed un orto (coltivato da Bruno che spediva ogni settimana gli ortaggi a Roma).
Ma sentite cosa verga l’ufficio stampa di Imola: “L’immagine della signora elegantemente vestita ai piedi di Villa Mussolini intenta a scrutare l’orrizzonte rimarrà negli archivi di tante televisioni e
quotidiani nazionali.
Può essere considerata questa, la copertina ideale di un racconto che
racchiude in se ciò che ha rappresentato l’inaugurazione di Villa Mussolini destinata ad ospitare il museo internazionale del turismo, per i media
internazionali”.
Ed ancora: “Proprio così, internazionali. Ad una prima lettura delle rassegne stampe che
hanno raccontato l’evento dello scorso 17 luglio, si scoprono tante notizie curiose a dimostrazione che l’idea del Comune di Riccione ha suscitato a livello generale un elemento ricco di spunti. Partiamo dalle televisioni…”.
Evento raccontato in tutte le salse da: Sky (diretta con parabola), Tg2 della domenica che ha fatto l’accoppiata con il Tg3 regionale ed il Tg1 del giorno successivo, Tg5 programmato per domenica, mentre il Tg4 è andato in onda il lunedì all’ora di pranzo, la 7.
Ed il cartaceo, altre bordate: Corriere della Sera, la
Stampa, il Quotidiano Nazionale, il Giornale, Avvenire e l’Unità, a Repubblica, Libero e il Mattino.
Ora si aspettano i settimanali. Chissà che pubblicità.
Come monetizzare questo accanimento mediatico sul nulla? E se il turismo di Riccione non si accenderà, dopo tutti gli italiani sono cresciuti e qui non c’è più il potere con i suoi benefici.
Che tempi! Che costumi!
Dal 1926 al luglio 1943
Prima a Villa Terzi, di fronte al Des Bains
. La prima volta della famiglia Mussolini a Riccione fu nell’estate del 1926, quando era già capo del governo. Prima la famiglia, quando il Duce militava nel Partisto socialista, era d’uso passare le vacanze a Cattolica, dove aveva molti amici: via Giordano Bruno 12. A Riccione c’era stato di sfuggita.
Non si conoscono le ragioni della scelta; in ogni caso i riccionesi ne sono orgogliosi ancora oggi, come allora. Scrive nel ’94, il compianto Dante Tosi nel libro “Riccione una rotta nel vento, 1923-1943” nel capitilo intitolato “La famiglia Mussolini a Riccione”: “Perché ci si permetta la partigianeria, Riccione era qualcosa di più, di diverso, di peculiare rispetto agli altri centri balneari marini…”.
L’anno dopo, 1927, la famiglia va in albergo, al “Lido” di proprietà della famiglia Virginia Angelini. E Franco, il figlio della signora Virginia, fu anche il cameriere personale della potente famiglia.
Grazie alla famiglia Mussolini Riccione ed i dintorni diventano la meta estiva di molti gerarchi, molti industriali (i Matarazzo a Gradara, ad esempio) e di tanti altri in cerca di fortuna vicino al potere. Nell’agosto del ’33 ricevette nelle sale del Grand Hotel Riccione il cancelliere austriaco Englebert Dolfuss.