– Facciamo seguito agli articoli apparsi nei mesi scorsi riguardante il ciclo di conferenze sull’opera lirica tenute al Centro culturale polivalente di Cattolica nel 1988. Questo per soddisfare l’interesse dei nostri lettori melomani. E’ la volta del racconto della terza conferenza tenuta da Piero Rattalino, l’allora direttore artistico del Teatro “Regio” di Torino.
“Piero Rattalino, rileva le difficoltà dei teatri italiani dovute all’alto costo di approntamento di un’opera che porteranno in futuro all’impossibilità di allestire spettacoli. La concausa sta nell’inadeguatezza delle strutture esistenti. I teatri italiani, molto belli, sono adatti però solo a scene dipinte. Scene che danno l’illusione dello spazio, non lo spazio, e che necessitano di molto tempo per l’allestimento. Uno spettacolo moderno deve usare scene vere. Questo tipo di scenografia però abbisogna, oltreché del ‘piano forato’, di grandi spazi attorno al palco, in modo di poter cambiare molto rapidamente le scene (e le opere) facendole scivolare via intatte.
Attualmente – dice Rattalino, direttore del teatro più attrezzato d’Italia – per la preparazione di un’opera, che verrà rappresentata 7-8 volte, si occuperanno per mesi tutte le strutture con allestimenti scenici e prove. Non esistono saloni separati per le prove di balletti, cantanti, cori e orchestra. Quando gli uni provano, debbono smettere gli altri e viceversa. Tutto questo determina costi alti e tempi lunghissimi di allestimento che bloccano la produzione a poche opere per stagione. Per ovviare a tutto questo e portare l’opera anche nei piccoli centri, bisogna allestire spettacoli minimi, scarne le scene, pochi i cantanti, pochi elementi fra il coro e l’orchestra.
I tedeschi ci hanno provato e gli è andata bene. Uno spettacolo ‘minimo’ ha riscosso enorme successo in tutta la Germania. Eppure – insiste Rattalino ad un uditorio poco entusiasta dell’idea – bisognerà trasformare le opere esistenti, tipo Madama Butterfly o Tosca, badando bene di non variare la drammaticità del contenuto. Sfrondandole di molte parti sceniche e musicali, riducendo tutto il cast a pochissime persone. Se si riuscirà a fare questo si potrà per il futuro continuare a vedere spettacoli lirici. Certamente l’impresa sarà ardua.
Il pubblico italiano, causa il mancato insegnamento nelle scuole, è privo di cultura musicale. Non potendo capire in pieno il linguaggio (la musica), riceve da questo solo reazioni emotive e riversa eccessivo interesse allo ‘spettacolo’. Le argomentazioni dell’oratore provocano numerosi interventi, anche negativi, tra i presenti. Nel corso della conferenza vengono proiettati documentari ripresi in occasione di grandi allestimenti teatrali che mostrano il febbrile lavoro che si svolge dietro il sipario. Concludono il ciclo di incontri i critici musicali Angelo Folletto con ‘Opera come avventura musicale’ e Lorenzo Arruga ‘Da Mozart a Puccini'”
di Sergio Tomassoli