– Il Papa tedesco Joseph Ratzinger è stato eletto alle 17,50 del martedì 19 aprile 2005 al quarto scrutinio, seconda giornata del Conclave. Si può dire una prassi non corrente nella storia del Vaticano. Dopo lunghi secoli, all’inizio del terzo millennio, torna un tedesco ad occupare la carica del successore di Pietro e ha scelto il nome di Benedetto XVI. In arabo e in persiano (farsi) l’equivalente di benedetto è Mubarak. Questo nome è la parola più diffusa nei giorni di festa tra i musulmani e significa benedizione ed auguri. Ci auguriamo tutti ed in particolar modo noi musulmani dell’Europa e dell’Italia che il pontificato di Papa Ratzinger per il convivio tra i popoli, sia davvero benedetto.
Venerdì 8 aprile 2005 a Roma in Piazza San Pietro, alla presenza diretta di circa 350 mila persone ed indiretta di circa un milione e settecento mila pellegrini, si sono svolti i funerali di Papa Giovanni Paolo II. Nel posto d’onore, di fronte alla facciata principale della Basilica di San Pietro in cima alla scalinata, ai piedi dell’altare avevano posto la bara semplice di legno di cipresso di Papa Vojtyla. Su di essa un vangelo dalla copertina rossa in cui fogli erano mossi dal vento. Sistemata al centro di un grande tappeto persiano di Tabriz la forma della bara era in perfetta armonia con il disegno a losanghe del medaglione centrale.
Il cardinale Ratzinger nell’intervista con il quotidiano la Repubblica del 19 novembre 2004 nei confronti dell’Islam e dei musulmani ha mosso delle critiche forti. Ha specificato: “Sul versante critico si tratta di cogliere anche le debolezze culturali di una religione troppo legata ad un libro considerato come verbalmente ispirato, con tutti i pericoli che ne conseguono. Possiamo offrire il concetto di libertà religiosa ad una religione in cui è determinante la teocrazia, cioè l’inscindibilità tra potere statale e religione?” .
Va ricordato che anche le altre due grandi religioni monoteistiche sono legate ai loro libri sacri, gli ebrei alla torah ed i cristiani al vangelo. Il compito principale dei teologi di ognuna di queste religioni è interpretare i testi sacri rendendoli attuali e compatibili con i Diritti Umani. Per quanto riguarda l’inscindibilità tra il potere statale e religioso in un Paese musulmano, è in corso un grande dibattito nel mondo islamico attuale e non vede tutti concordi su questo versante. Sempre un numero maggiore di teologi, filosofi, scrittori, giornalisti, intellettuali e le parti importanti di società civili di vari Paesi musulmani si dichiarano a favore di una netta separazione tra religione e Stato.
In un’altra intervista al quotidiano francese le Figaro dell’agosto 2004 si è espresso contrario all’ingresso della Turchia in Unione europea, affermando che questo Paese “ha sempre rappresentato un altro continente (culturale) nel corso della storia, in permanente contrasto con l’Europa” . L’Anatolia è sempre appartenuta alla sfera greco-romana con parentesi di dominio persiano. La dominazione turcomanna della tribù degli ottomani provenienti dall’Asia centrale è un fatto, storicamente parlando, recente. Questa invasione iniziò nel XIV secolo e diede origine alla denominazione Turchia di questo vasto ed importante territorio di cerniera tra l’Asia e l’Europa. Dalla disfatta ottomana della prima guerra mondiale, con l’avvento della Repubblica, il 29 ottobre 1923 e la presidenza di Mustafa Kamal Ataturk, questo Paese ha optato per uno stato laico e democratico. Un percorso a tutto oggi non completamente compiuto, ma è irreversibile ed assolutamente indispensabile che venga portato a termine per il futuro della Turchia e dell’Europa.
Mi auguro che il nuovo pontefice Benedetto XVI segua la strada maestra tracciata da Egli stesso, domenica 24 aprile 2005 in occasione della sua investitura. Infatti, chiudendo l’omelia inaugurale verso mezzogiorno, sul sacrale della Piazza di San Pietro ha dichiarato: “Nello svolgere la mia missione di pontefice, non seguirò i miei punti di vista e la mia volontà ma la volontà di Dio”.
Il bene comune degli ebrei, dei cristiani, dei musulmani, degli induisti, dei buddisti, di tutti gli altri credenti e non credenti esige che il dialogo interreligioso iniziato ad opera dei frati francescani e da Papa Woityla ad Assisi nel 1986, continui con tutta la forza e la necessaria perseveranza.
di Hossein Fayaz