– E’ il 118, risponde la Centrale Operativa di Rimini Soccorso il Dipartimento Emergenza Urgenza AUSL di Rimini. Ci lavorano due coordinatori, 15 medici, 45 autisti, 60 infermieri dipendenti dell’Azienda (unico caso in Regione) con età media inferiore ai 40 anni e livelli di professionalità specifiche molto alti.
Il servizio copre tutta la provincia con sette postazioni sparse sul territorio. Al 118 l’anno scorso sono arrivate 25.912 chiamate, realizzati 25.779 interventi di cui 11.543 con codice verde “poco critico”, 10.126 giallo “mediamente critico” e 3.534 con codice rosso “molto critico”.
Nel 50,27 per cento dei casi i soccorsi sono giunti tra le mura domestiche, nel 47 per cento in strada e altro luogo pubblico. Tra le patologie prevalenti i traumi (31%), i disturbi cardiaci (14%), quelli respiratori (7,85%), neurologici (7,76%) ma anche patologie non identificate (6,48%). Molto interessata la popolazione oltre i 75 anni con interventi nel 30,8 per cento dei casi. “Il 118 dice il dottor Amedeo Corsi, Responsabile del Dipartimento e Primario Rianimazione – è un sistema che si occupa prevalentemente di emergenze sanitarie e cerca di dare una risposta al cittadino portando le professionalità sul posto dell’evento. Quando arriva una chiamata – il numero telefonico 118 va composto sempre senza prefisso, schede o monete, ndr – l’operatore ha due minuti di tempo per identificare il grado di criticità presunto della chiamata e sulla base di protocolli si decide il tipo di mezzo da inviare sul luogo. I tempi di intervento da noi sono di otto minuti nel 70 per cento del territorio. Per questo è fondamentale il governo dei mezzi cioè sapere costantemente dove sono e cosa stanno facendo con l’uso integrato di tutte le tecnologie compreso il sistema satellitare di individuazione del luogo”. Il buon esito di un’operazione di soccorso inizia dunque al telefono. “Nel caso si richieda un intervento presso un’abitazione dice Simone Pirastu, infermiere professionale coordinatore della Centrale Operativa – bisogna comunicare l’indirizzo completo da cui si sta chiamando, il nome indicato sul campanello e fornire qualsiasi altro riferimento che possa facilitare l’arrivo sul posto dei soccorsi,mandare qualcuno in strada, aprire le porte per agevolare il passaggio della barella, sgomberare la strada, lasciare libero il telefono. In autostrada indicare il senso di marcia ,il casello, la stazione di servizio o il numero di ponte appena superato”.
In emergenza ogni secondo fa la differenza. Come si soccorre la vittima di un malore o trauma? “I compiti del primo soccorritore continua Pirastu sono di valutare la situazione evitando di esporsi ed esporre il paziente a rischi inutili. Se l’ambiente è sicuro non spostare la vittima. Allertare, chiamare il 118. Soccorrere ma, prima di agire, valutare” Che cosa osservare? “Prima di tutto – spiega Pirastu – l’aspetto generale del paziente, qual è lo stato di coscienza ( se in stato di veglia, lucido, se ha capacità di orientamento e funzioni cognitive attive dunque fare al paziente domande, per esempio “cosa ti è successo ?”, “dove ti trovi?” dare dei “pizzicotti” per osservare il tipo di reazione, ndr), il colorito, la respirazione, se ci sono sanguinamenti o ferite evidenti, cosa non muove, il comportamento”.
Informazioni preziosissime fondamentali se già comunicate al telefono. “I corsi di primo pronto soccorso dice Daniele Grosseto, medico riminese presso l’Istituto di Cardiologia Policlinico Sant’Orsola Malpigli Bologna e docente della Croce Blu servono proprio per dare indicazioni di come agire in attesa che arrivi l’ambulanza, non a sostituirsi al medico o ai soccorritori né tanto meno tentare una diagnosi. Il 118 c’è e va immediatamente allertato”.
di Domenico Chiericozzi