– Il gruppo teatrale della Cooperativa Sociale Valconca di Cattolica al quale ho dato il nome di “Portatori di felicità” è formato da ragazzi disabili dal punto di vista psicofisico, più o meno gravi, con le più diverse problematiche, che non sto a sottolineare.
Il presidente della Cooperativa, Sergio Maestri, che ne è fondatore, ha sempre creduto con forza in una politica di recupero di questi ragazzi, e partendo da questa consapevolezza, 18 anni fa, sapendomi musicoterapeuta, mi chiese di collaborare per produrre un programma di interventi mirati alla riabilitazione attraverso la musicoterapia. Devo dire con grande soddisfazione che in questi anni abbiamo ottenuto grandi risultati.
In questa nuova avventura terapeutica ho sentito l’esigenza di fondere, di far camminare insieme, le mie due esperienze che da anni esperimento: la musicoterapia, alla quale mi sono avvicinato nel 1964 e il teatro-terapia dal 1984. L’esperienza fatta con questi ragazzi mi ha convinto sempre più che l’attività di teatro-terapia, di drammatizzazione, si inserisce nella terapia musicale come momento di verbalizzazione e di presa di coscienza del vissuto del soggetto portatore di handicap.
Nel quadro delle inter-relazioni le attività di musicoterapia e la drammatizzazione rappresentano l’aggancio con la realtà.
Il flusso dei ricordi, il risveglio della creatività, della improvvisazione, che avviene se stimolata con adeguata provocazione terapeutica, mette allo scoperto la propria personalità, le proprie capacità nascoste, migliorando l’autonomia, facilitando la comunicazione tra passato e presente, migliora l’autostima, la fiducia in se stessi e negli altri.
Migliora l’adattabilità sociale e l’adeguamento alla realtà presente, fa riconoscere gli atteggiamenti positivi da quelli che recano negatività verso se stessi e verso il gruppo nel quale ci si rapporta. Migliora la capacità di vincere le tensioni senza ansie, diminuisce le inibizioni e aumenta la possibilità di realizzazione di un progetto definito e condiviso collegialmente.
Uno degli aspetti più importanti nel teatro-terapia è l’abituarsi al saper accettare la critica educativa positiva che vuole migliorare e non criticare per distruggere la personalità dell’individuo, saper accettare l’osservazione senza andare in crisi rinchiudendosi in se stessi o manifestando una certa esasperazione.
L’obiettivo di questo laboratorio di teatro-terapia è quello non di chiudere il percorso con l’esito finale dello spettacolo, ma quello di utilizzare tutto il percorso laboratoriale e lo spettacolo stesso come un mezzo, che permette, attraverso le varie tecniche, la capacità di esprimersi con un linguaggio interpretativo ed espressivo sia dal punto di vista della voce, sia da quello gestuale e mimico facciale.
Non trascurando in tutto questo esercizio della memorizzazione, l’utilizzo dell’apparato di fonazione, il timbro, il ritmo e le varie dinamiche che possono dare uno sviluppo di crescita espressiva nel rapporto con se e con gli altri.
di Raffaele Bersani