– Un paradiso non ancora perduto per gli amici dei pioppi. E’ il Tennis Club Cerri.
“…ma voi solo vedevo, amici pioppi! / Brusivano soave tentennando / lungo la sponda del mio dolce fiume”. Giovanni Pascoli così immortalava il Rio Salto, il dolce fiume della sua infanzia, del suo tempo felice di quando, lui bambino, sentendo il rumore dell’acqua della pioggia che “a furia percotèa la gronda”, immaginava lo sferragliare delle armature come se “Pur via e via per l’infinita sponda / passar vedevo i cavalieri erranti; / scorgevo le corazze luccicanti / scorgevo l’ombra galoppar sull’onda”. I prodigi della fantasia di un bambino, (cresciuto senza Tv ma con le antiche fiabe), uniti a quelli della penna di un grande poeta, hanno potuto lasciarci la tenerezza di questi versi che per il potere universalizzante della poesia, ben si adatterebbero anche al nostro Ventena, (molto simile al Rio Salso), in più punti “scortato” dai romantici pioppi.
Alcune centinaia di essi si ritrovano a incorniciare, a ridosso del Ventena, un angolo di paradiso sopravvissuto alla frenesìa cementificatoria del boom edilizio-turistico degli anni ’50 -’60. Questi “amici pioppi” che si ostinano a svettare sopra “l’infinita sponda” sfidando il cemento di uno sviluppo antropico quasi al collasso, costituiscono una vera oasi in pieno centro abitato, un angolo di quel “paradiso perduto”, non di Milton, ma del tempo favoloso di “come eravamo” e che vive immutato in sordina nel cuore di una roboante città, ormai votata al delirante stile del villaggio turistico globale.
Questa parte di mondo alieno, e che tifa per gli “amici pioppi”, è la sede di un club di “aficionados” che da oltre 40 anni frequentano, con tenace fedeltà e grande senso sportivo, il “Tennis Club Cerri”: l’Eden degli emuli di Panatta, i quali hanno ancora qui il privilegio di giocare su veri campi di terra battuta, contornati da 350 grandi alberi, (soprattutto pioppi), più i boschi di oleandri alti tre metri.
I campi, di proprietà comunale e in concessione alla famiglia Cerri da oltre 40 anni, sono accuditi con cura meticolosa dai fratelli Tonino e Pierangelo e dal giovane Andrea. Tutto il lavoro di riassestamento della terra rossa, (fatta trascinando un vecchio pezzo di rete in corda sul terreno), e la sua annaffiatura, viene eseguita ancora tutta a mano, più volte al giorno, nell’identico modo di 70 anni fa, di quando cioè si lavorava alla prima concessione al mare.
I Cerri, neppure oggi, usano impianti automatici o macchine o comodi robot. Il loro modo di lavorare però, non riguarda solo un maniacale o affettivo attaccamento a gesti antichi, ma è anche il rispetto a un “must” del tennis: il silenzio.
Le partite si giocano e si seguono in un silenzio scandito solo dal tocco ritmico della pallina da una racchetta all’altra, o dal frusciare delle scivolate dei giocatori sul terriccio. La famiglia Cerri ha sempre gestito i campi da tennis fin dagli anni ’30 quando i primi furono costruiti a spiaggia, tra l’hotel Kursaal e il pontile. Lì, il babbo Pietro, detto Pallina, impartiva le prime lezioni sia ai turisti che ai cattolichini, i quali si scontravano in accesi tornei estivi. Anche quest’anno si disputa un agguerrito torneo, il “Memorial Cerri”, tra cattolichini “over 50” , cioè quegli “aficionados” cresciuti alla scuola di Tonino e Pierangelo.
La frequentazione sportiva di queste persone ha consolidato tra loro anche rapporti di amicizia, molti dei quali nati sui banchi di scuola, altri, lì sui campi da tennis. Poi ci sono i parenti e gli amici degli amici che pur non giocando, vanno al tennis per evadere dalla chiassosa bolgia estiva e recuperare due valori in città sempre più rari: aria pura e silenzio.
In effetti, chi vuole fuggire dal martellamento del pubblifono o dai demenziali raduni di balli condominiali al suono degli immancabili ritmi latini che con i consueti improvvisati “intrattenitori” dell’ultima ora affliggono ormai inevitabilmente chi a spiaggia vorrebbe riposarsi o conversare… può andare nell’oasi segreta della città, un paradiso non ancora perduto, un polmone verde che, per grande fortuna dei cattolichini e dei turisti, è riuscito fin qui a scampare agli appetiti insaziabili di certi “Caltagirone” di casa nostra, decisi a costruire ovunque, anche sull’acqua del mare o del fiume.
In quest’isola verde c’è anche un piccolo bar dove si può consumare senza svenarsi, come ormai normalmente succede dappertutto, e si può chiacchierare nel grande giardino, senza che le voci arrivino ai giocatori e senza che un immancabile impianto ci propini, volenti o nolenti, musiche di cui niente c’importa. Lì si può conversare, o semplicemente ascoltare i canti che a mille gli uccelli intrecciano in lunghi concerti liberi dalla sventura dei decibèl.
Altra bella cosa che può accadere in quest’oasi quasi segreta, è che, come spesso succede, gli amici tennisti, che sono anche molto “amici dei pioppi”, abbiano voglia di ritrovarsi insieme pure a tavola e con l’aggiunta della propria famiglia. E trovare, ad esempio, una pizzeria che riservi il posto a circa 100 persone, di domenica sera, non è facile. Così questi tennisti, che sono pure romagnoli “no-limits”, hanno pensato bene di portarsi… la pizzeria ai campi.
Solo per gli amici però, quelli che dopo il consueto scontro domenicale del torneo, hanno ancora voglia di stare insieme in quel paradiso. La pizzata è privata, purtroppo. Così, per godere di più quel giardino segreto, hanno affittato un forno a legna ambulante, fatto gli acquisti necessari in un centro di forniture alimentari, “sequestrato” un amico “pizzaiolo per caso” ma di grande talento, (il fenomenale Walther Massari), e come per magia, nel giro di poco, hanno allestito una vera pizzeria da campo: una meraviglia da anni ’60, quando i locali erano ancora con quel tocco naìf che li rendeva tipici, tra campanelle rampicanti e giardini con la ghiaia.
Sarà che il pizzaiolo era anche molto amico dei pioppi, essendo un W.W.F., sarà che l’atmosfera era di quelle da “fuori dal mondo”, in poco tempo, con la collaborazione di tanti volenterosi, sono uscite pizze squisite a volontà, e in tutte le versioni. Per un centinaio di persone felici di stare sedute su vecchie panche, con i piedi nel prato o nel “breccino”, uguale a quello che c’era una volta nei vecchi giardini pubblici, quelli della nostra infanzia, di quando si giocava su “l’infinita sponda….del dolce fiume” Ventena. Intorno a tutti questi amici dei pioppi trillavano i grilli e vegliava fiero, un bosco di altissimi pioppi. Tra i suoi rami, il vento sussurrava canzoni antiche. Sopra, il cielo stellato.
Per la cronaca: All’ingresso del bar del tennis è affisso questo accorato appello:
“A tutti gli amatori del tennis. Cari amici, tutti sappiamo quanto siamo affezionati a questo luogo. Per garantire la continuità dell’impianto abbiamo impegnato l’amministrazione comunale a preservare quest’area riservata al tennis, mentre da parte nostra è fondamentale dar vita a un Circolo per riuscire a raggiungere quello che è un obbiettivo comune, sono in corso trattative con l’attuale Giunta.
Il presidente designato del costituendo Circolo, sarà Pierangelo Cerri al quale sarà delegata anche la conduzione dell’attività. Sarà compito del Circolo provvedere alla ristrutturazione dell’impianto, come richiesto da convenzione in fase di preventiva stesura. Invitiamo tutti coloro che hanno a cuore la preservazione di questa area verde e a mantenere la tradizione del tennis a Cattolica, ad associarsi al nuovo Circolo.
La quota associativa annuale è di 100 euro. E’ un contributo che va oltre il mero contesto economico ed è decisivo per la riuscita del progetto. vi ringraziamo e contiamo sulla vostra partecipazione.
Il comitato del costituendo Circolo Tennis Cerri”.
P.S. Quest’anno il Comune non rinnoverà più la concessione del tennis ai Cerri, come si faceva ogni anno. Pertanto la famiglia storica del tennis passerà il testimone al costituendo Circolo cittadino che dovrà sobbarcarsi buona parte delle spese di ristrutturazione. La nuova convenzione è in fase di stipulazione in questi giorni.
In conclusione ci si chiede se quest’oasi di verde potrà sopravvivere alla follia della speculazione edilizia. Anche perché ogni tanto circola qualche brutta voce…
di Wilma Galluzzi