– “La variante generale al Prg, proprio perché strumento fondamentale di programmazione territoriale che segue ed orienta lo sviluppo socio-economico locale nell’arco di un decennio, non può essere il frutto, oltre che di scelte tecniche competenti ed oculate, di una forte partecipazione democratica dei cittadini sanclementesi”.
Questo era il pensiero cardine della riflessione di Antonio Semprini, nei primi anni Novanta sindaco diessino di San Clemente. Un’idea bella non meno che semplice di sviluppo urbano. Purtroppo a San Clemente, e non solo il mattone è diventato, preponderante, deborda, invade. E costa molto rispetto al giusto prezzo: che non può essere quello di mercato (falso) ma legato all’etica economica. Infatti, non c’è nessun comparto economico che permette guadagni così elevati quanto immeritati. Come è immorale guadagnare spostando titoli (si veda i cosiddetti furbetti del quartierino), lo è altrettanto nell’attuale situazione edilizia.
Torniamo all’analisi di Antonio Semprini. Quindici anni fa, San Clemente, 2.500 abitanti, aveva un’agricoltura dignitosa, una zona artigianale (Casarola) con molti problemi ed un commercio e turismo quasi inesistenti.
E già allora, si rivelava che la viabilità non era adeguata alle esigenze. Rimarcava Semprini, mente raffinata quanto gentiluomo: “Il territorio sanclementese, sia per la saturazione e la congestione delle zone costiere che per la sua relativa vicinanza a queste, comincia a diventare oggetto di interesse sempre più marcato per la compravendita di terreni e fabbricati.
Questo fenomeno, se da una parte può rappresentare un elemento positivo di sviluppo, facendo entrare anche i territori del primo entroterra nei benefici indotti della vicina economia turistica, dall’altro può anche rappresentare l’inizio di un assalto al territorio alimentato solo da fenomeni speculativi senza nessun riscontro nello sviluppo economico locale”.
di Claudio Casadei