– Racconto di Enzo Gaudenzi.
Il “Rex” un lancione della lunghezza di metri 13,39 – tonnellate 12, motore Deutz 50 cv. costruito a Gabicce Mare nel 1939 da Francesco e Riziero Cola nel proprio cantiere, per conto dei fratelli Michelini “Murot” i quali erano proprietari anche di altre imbarcazioni. Mi raccontava Riziero che al momento della costruzione della barca, Giuseppe, ma soprattutto Ericliano (Enrico) erano costantemente presenti nel cantiere per controllare che il lavoro fosse eseguito a regola d’arte e sempre pronti per la stuccatura e verniciatura. Puntigliosi su ogni particolare, la barca doveva essere perfetta.
Il comando del motopeschereccio venne dato a Michelini Mario (classe 1910), uno dei fratelli che amava il mare pur conoscendone i rischi. Penso senza peccare di esagerazione che fosse uno dei migliori “paron” della marineria di Cattolica-Gabicce. Sotto il suo comando molti pescatori hanno appreso l’arte e i segreti della pesca, in quanto parlando anche con gli stessi interessati, si esprimono con “orgoglio” di essere stati imbarcati sul “Rex”. Il motopeschereccio ha svolto la pesca della sarda con reti da posta, a strascico con sfogliare,
tartane e in coppia con altra barca (a cocia) sempre a strascico per la cattura del pesce azzurro (sardoni), praticata all’epoca invece dell’odierna “volante” la cui rete viene sempre trascinata da una coppia di barche.
Durante l’attività di pesca il “paron” Mario ha affrontato più volte momenti di rischio perché pescava molto al largo nell'”aspro” (tla spré), “in bon”, “tal sporch”, zone di pesca molto pescose ma anche molto lontane dalla costa, e poteva essere pericoloso dal momento che la barca era di modeste dimensioni, tenuto anche conto che le attrezzature meccaniche non erano quelle di oggi e non esisteva l’elettronica (radar, eco-scandaglio, satellitare ecc.), mancavano anche le comunicazioni via radio.
Allora si poteva contare solo sulla grande esperienza e professionalità, sulla semplice bussola, il barometro e lo scandaglio a mano, unici strumenti disponibili che un bravo capitano consultava più volte nell’arco della giornata (al barometre l’ha basè dô ligne o tre ligne t’una mez’ora). Questi erano segni inequivocabili che annunciavano il peggioramento del tempo. Mario era anche specialista nel riuscire a stabilire con lo scandaglio a mano, non soltanto la profondità, ma mediante l’esame della consistenza del fango che rimaneva attaccato allo strumento conoscere la posizione in cui si trovava.
Durante la seconda guerra mondiale, nel 1940 il “Rex” fu requisito dallo Stato per il trasporto a rimorchio a Pesaro delle sagome di carri armati, per le esercitazioni al bersaglio dal poligono di tiro. Successivamente viene usato sempre dallo Stato per il rimorchio delle bettoline ad Ancona, poi mantenendo sempre la requisizione, svolse attività anche in Albania e Grecia, precisamente a Valona e Corfù. A Cattolica torna dopo la requisizione con il passaggio del fronte. Mario ha comandato il “Rex”, senza cabina, (non ne ha mai avuta), lui stesso la chiamava “al capan” e diceva che al suo interno ci si addormentava e non si coglieva con immediatezza la necessaria visualità, un’ostacolo, una burrasca con “lampi”, neanche la direzione del vento. Si pescava dal lunedì al sabato con una sosta di poche ore, il tempo necessario per vendere il pesce e procurarsi le forniture di bordo e se durante la settimana si perdeva una o più giornate per avaria e cattivo tempo si recuperava la domenica.
Gli equipaggi a seconda della grandezza della barca erano composti da un minimo di cinque persone a un massimo di dieci, molto spesso anche più del numero necessario e ciò era dovuto per imposizioni sindacali, data la scarsezza delle barche rispetto al numero dei pescatori. Molti furono i problemi e le difficoltà che questo valente professionista dovette affrontare: un giorno di maggio la barca pescava le seppie al largo
di Ravenna e passando vicino ad un’altra barca che proveniva in senso contrario le reti si impigliarono, era mare mosso da Greco e al momento della accostata per liberare le reti, la barra del timone del “Rex” urta contro la prua dell’altra barca e cade in mare, subito al posto della barra
viene applicato un remo e così ha potuto venire a terra. La barra venne poi recuperata nei pressi di Gabicce, da qui la voce che era tornata a casa.
Spesso il “Rex” pescava al largo di Ravenna, Goro, zone di pesca molto ricche specialmente di pesce azzurro. In una di queste battute, pescava “a cocia” con il motopeschereccio “Mina” di “Barbarel”, (noto pescatore coraggioso, immortalato con una pittura ex voto mentre taglia l’albero di poppa, durante una grande tempesta). Con tempo cattivo pescarono due giorni e due notti, mentre a Cattolica le barche erano tutte in porto. I fratelli di Mario preoccupati telefonarono alle capitanerie di porto della zona per avere notizie delle barche, che nonostante il cattivo tempo non erano ancora tornate; finalmente videro spuntare le vele all’orizzonte con gran sollievo dei familiari e dei colleghi e arrivarono in porto carichi di pesce.
Durante un’altra giornata di pesca, subito dopo la fine della seconda guerra mondiale, quando il mare era cosparso di residui bellici, si é impigliato nella rete anche un piccolo aereo da ricognizione, riuscirono a liberarsi dopo notevoli sforzi e ad imbarcare buona parte della carlinga dello stesso aereo. Altro momento molto pericoloso è stato quando hanno raccolto dentro la rete una bomba di aereo, che Mario pensa di portare a terra per farla brillare dagli artificieri, ma la bomba per il mare agitato si muove, ed essendo corrosa dalla ruggine, da un foro formatosi fuoriesce un liquido che cade sulla coperta e in parte va in mare. Un marinaio dell’equipaggio si accorge che questo liquido é un potente aggressivo chimico (iprite) che ha formato sulla coperta una vistosa corrosione.
Nonostante questi incidenti pericolosi, il cattivo tempo, le mareggiate, Mario se l’é sempre cavata bene e con l’inizio dello sviluppo turistico é riuscito a farsi anche un piccolo albergo e con i figli si dedica alla nuova attività, nonostante la forte passione per il mare e il rapporto umano con gli amici e colleghi non torna più al porto. Il “Rex” viene quindi venduto fuori Cattolica pur continuando l’attività peschereccia e in certe occasioni fa scalo anche a Cattolica. Successivamente viene riacquistato a Cattolica da proprietari di Gabicce, Emilio Gaudenzi e Silvio Morini e in cantiere a Pesaro viene restaurato e rimesso a nuovo come un tempo per la pesca delle sarde.
Questa pesca però durerà poco perché non é più redditizia come in passato per la presenza di una decina di lampare che in una sola notte portavano a terra ciascuna 1000/1500 casse di pesce azzurro, determinando in tal modo la crisi e la fine dei sardellieri che non potevano fronteggiare questo nuovo sistema di pesca così ricco. La barca cambia ancora proprietari e finirà la sua lunga carriera come vongolara a Cattolica, poi demolita sarà sostituita da una nuova imbarcazione in vetroresina con lo stesso nome di “Rex”. A tale proposito sono stati effettuati numerosi tentativi per salvare questa barca oramai storica dalla demolizione per mantenerla come barca d’epoca, interessamenti operati anche dal Club Nautico di Cattolica, dal Comune di Gabicce Mare e dal museo Galleggiante di Cesenatico, ma forse per malintesi, incomprensioni, difficoltà burocratiche e altri ostacoli, non sfugge al triste destino della demolizione avvenuta nel 1996.
a cura di Sebastiano Mascilongo