Questa aveva usato come specchietto per le allodole la diminuzione del numero dei parlamentari, nascondendone la reale portata: decorrenza dal 2016! Ma gli italiani non sono più allodole, a quanto pare. In controtendenza rispetto alla Lombardia bossian-berlusconiana, persino la città di Milano, ossia la testa pensante della regione, ha votato in maggioranza contro Bossi e Berlusconi. Non parliamo poi della Sicilia e di Palermo, dove l’ammuffito clericalismo del partito di Casini è uscito pesantemente sconfitto.
La data del 25 giugno resterà nella storia dell’Italia repubblicana. Essa segna la fine del leghismo dei Bossi e dei Calderoli, che non ha saputo restare all’altezza dei suoi giusti proclami di autogoverno dei tempi del suo ideologo, il professor Gianfranco Miglio. In tutti questi anni la Lega Nord non ha saputo far di meglio che appoggiarsi al potere economico e mediatico di Berlusconi, e Berlusconi stesso, tramite Tremonti, ha tradito il suo conclamato liberalismo per fare del razzismo e della xenofobia della Lega la propria vera religione. Simul stabant, et simul cadunt: insieme stavano in piedi, insieme sono caduti. Vedremo che cosa saranno capaci di proporre dinanzi a Prodi, ora. Prodi è un uomo d’onore, ha promesso di lavorare ad una riforma onesta della Costituzione con il contributo più ampio possibile del centro-destra, e si è impegnato a ridurre il numero dei parlamentari a partire dalle prossime elezioni, ossia dal 1011: altro che 1016!.
Salutiamo la fine del bonapartismo berlusconiano e del servilismo dei suoi alleati come un grande giorno della democrazia.
di Alessandro Roveri Professore di Storia contemporanea all’Università di Ferrara