– Mare e sport. E’ lo slogan di Misano Adriatico; forse vi andrebbe anche aggiunto natura e divertimento. E per raggiungere l’obiettivo bisogna darsi un progetto da realizzare un po’ per volta, a stralci, con molte idee di qualità e pochi danari. Non è più pensabile ripetere un’opera come il lungomare. I 700 metri sono costati circa 5 milioni di euro. Troppi. Senza contare il continuo e giusto mantenimento. E sono stati commessi anche alcuni errori. Due su tutti: le piante che si seccano (vogliono latitudini più a sud) e le panche senza schienale che hanno un bel pregio: ingobbiscono. Che bello ammirare il mare rilassati su una comoda e bella panchina. Dall’altra abbiamo giardini in pieno centro non proprio curati come si converrebbe: Mare Nord, Gentilini e via D’Annunzio.
Misano, a differenza di Cattolica, Riccione, Rimini e Bellaria, ha ancora i campi di grano che arrivano al mare. Dovrebbe giocarsi con intelligenza questi spazi affidando alla discussione la domanda: quale turismo coltivare negli anni a venire?
Una delle carte forti da giocare è partire da una città turistica con alberghi, ristoranti, negozi, impianti sportivi, ritrovi, immersi nel verde da arredare con giochi. E non viceversa: molto cemento e qualche albero esotico buttato giù in qua e in là. Insomma, ci vuole un bel verde, con piante e fiori autoctoni, lontano da quello che il turista che arriva dalle città e dall’estero si trova a casa. Se per noi il tamerice o il melograno rappresentano la normalità, per loro sono l'”esoticità”, il mai visto. Insomma, contenuti, da intrecciare alla passione di fare turismo.
L’amministrazione comunale, insieme alle categorie economiche, dovrebbe affidare le idee ad un prestigioso architetto del paesaggio. Per costruire una cittadina unica, che possa attirare per i più e le esclusività che offre ad un turista che grazie alla forza del sapere si è fatto sempre più esigente. Il resto poi lo sanno fare i misanesi, con la propria cultura, con le proprie capacità e il proprio sorriso. Ingredienti che ci sono ancora a iosa.
(G. C.)