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Home Località Morciano

Ghigi, da Fabbri il cartellino giallo

Redazione di Redazione
6 Ottobre 2006
in Morciano
Tempo di lettura : 4 minuti necessari
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– “Il privato deve rispettare gli accordi di programma”. In caso di inadempienze partirà una diffida indirizzata alla Ghigi. Il cartellino giallo lo ha alzato Nando Fabbri, potente e attento presidente della Provincia di Rimini e grande paladino dell’Accordo di programma tra il pubblico e il privato sul futuro del pastificio Ghigi. Fabbri si è incontrato con i rappresentanti dei Comuni di Morciano, San Clemente, la Provincia di Rimini e la Regione Emilia Romagna sulla spinosa questione pastificio Ghigi lo scorso 14 settembre.
Il giorno dopo, 15 settembre, sul sito dei Ds, Riziero Santi, tuonava contro il mancato rispetto del famoso accordo di programma da parte della Ghigi.
Fermi sono anche gli amministratori di San Clemente, capitanati dal sindaco Cristian D’Andrea e l’assessore Corrado Gaia. Hanno detto i due: “Se la Ghigi non ottempererà agli accordi, la loro terrà sarà destinata al verde”. Insomma, nessun cambio di destinazione d’uso e nessuna possibilità che la Ghigi possa fare una semplice operazione finanziaria, cioè l’aver comprato terreno in abbondanza rispetto alle sue esigenze ad un prezzo basso rispetto al mercato.
La posizione della Ghigi è semplice. Si deve trasferire a Sant’Andrea in Casale, dove si è accaparrata circa 12 ettari di terreno, sulla quale avrebbe dovuto tirare su il pastificio (già fatto), il mangimificio e il mulino. Tutta roba prevista dall’Accordo di programma. Sempre nell’Accordo, per “aiutare” l’azienda, il pubblico, opportunamente, ha cambiato la destinazione d’uso della struttura morcianese. Sulle ceneri dell’enorme complesso devono essere costruiti manufatti per il commerciale, uffici e residenziale. Nel complesso, la pubblica amministrazione si è impegnata ad acquisire sale e salette per alcuni milioni di euro. Tra il dare alla comunità, la società che ha fatto l’operazione immobiliare, Rinnovamento Ghigi, ha costruito alla città piazza Angelo e Emilio Ghigi, proprio antistante il vecchio pastificio morcianese.
Insomma, in questi mesi a nulla sono valsi gli incontri tra i dirigenti dell’azienda e i sindaci di Morciano e San Clemente, la Provincia di Rimini e il sindacato per trovare una situazione. Ma è trovabile?
Disse Cristian D’Andrea in un infuocato incontro pubblico al Lavatoio lo scorso 11 febbraio: “Il primo stralcio dell’Accordo prevede la costruzione del pastificio, del mulino e del mangimificio. Il secondo l’ampliamento”. “E’ chiaro – continuò allora – che se l’Accordo non va in porto, il Comune farà una variante allo scadere dei 18 mesi. Che non si pensi ad idee strane e a speculazioni”. Se questa partita non va in porto, a perdere credibilità sarà anche il presidente della provincia Nando Fabbri. E’ sempre stato il grande paladino dell’operazione. Quando la Provincia approvò il Piano, Pino Sanchini, Margherita, allora consigliere provinciale, oggi sindaco di Saludecio, disse che lo votava anche se non lo condivideva. Oggi, da Fabbri, c’è il cartellino giallo. Quello rosso non serve a nessuno, né alla Ghigi, né alla parte pubblica. In mezzo c’è un marchio storico e i salari dei lavoratori.

IL FATTO

Accordo di programma: il nodo

– L’accordo di programma, schematicamente. Il pubblico (Comuni, Provincia e Regione) è intervenuto in aiuto della Ghigi su due fronti: il vecchio pastificio e il nuovo insediamento a Sant’Andrea in Casale. Il pubblico acquisterà una serie di spazi nel complesso Ghigi che sarà trasformato in commerciale, uffici e abitativo. Sempre il pubblico si è molto prodigato per far “acquistare” i terreni di Sant’Andrea in Casale (dove si trasferirà la Ghigi) ad un prezzo nettamente inferiore a quello di mercato. Da parte sua l’azienda si impegnava a mantenere la forza lavoro e a costruire pastificio, mulino e mangimificio. Invece, sembra che siano saltati sia mulino, sia mangimificio. Ultime novità: dovrebbe diminuire anche la forza lavoro. Beneficio per la comunità: una parte importante di Morciano che diventa più vivibile.

NUMERI

Ghigi, fondata nel 1870

Fondata da Nicola: 1870
Massimo splendore: a cavallo tra gli anni ’50-’60 (competeva con la Barilla)
Ricavi 2005: 18 milioni di euro
Esportazioni: il 50 per cento
Addetti 2005: circa 100
Grandezza: al 20° posto in Italia
Investimento nuovo pastificio: circa 15 milioni di euro
Consiglio di amministrazione: Renato Ascari (presidente), Alessandra Ascari (amministratore delegato); Widmer Bassi, Walter Canali, Ettore Fabbri, Giancarlo Fagioli, Paolo Foschi, Valentino Ciuffoli, Enrico Piccari, Silvano Tomidei, Bruno Benvenuti

IL PUNTO DI VISTA

Riuscirà la Ghigi ad essere vincente?

Se la svolta non è avvenuta prima, perché ora? La proprietà (una cooperativa già legata al Partito repubblicano) è la stessa; cambiati gli uomini, però. La civiltà delle istituzioni

– Non sono i 120.000 metri quadrati di terra (12 ettari) pagata a circa 15 euro al metro quadrato a Sant’Andrea in Casale, contro un prezzo di mercato di circa 50 euro al metro che sborsano gli altri imprenditori, che possano fare la differenza del futuro della Ghigi. Rappresentano una semplice sensibilità, ed un grande aiuto, che i pubblici amministratori (Comuni di Morciano e San Clemente, Provincia di Rimini e Regione) hanno avuto verso un’azienda storica.
Il futuro della Ghigi si gioca sul tavolo della dirigenza e le loro capacità imprenditoriali. Negli ultimi mesi il vertice è cambiato. Da Forlì (sede della Consvagri, la cooperativa proprietaria) sono arrivate a Morciano nuove figure: Alessandra Ascari (amministratore delegato, figlia di Renato, il presidente della Consvagri), hanno appena preso “possesso” delle strategie aziendali; dunque, è ancora presto per dare delle valutazioni. Gli altri dirigenti nuovi: Luca Guerrieri (direttore commerciale), Anna Piccari (direttore amministrativo), Daniele Bianchet (direttore di stabilimento), Paolo Venerandi (controllo di gestione) e Paolo Foschi (relazioni industriali).
Il nuovo vertice sta giocando la propria parte. Sono entrati in rotta di collisione con gli amministratori pubblici e l’accordo di programma che hanno sottoscritto con loro. Tradotto ai minimi termini è questo. L’azienda si era impegnata a mantenere e conservare la forza lavoro, a costruire il nuovo pastificio, il mulino e il mangimificio (che rappredsenta il 25 per cento dei ricavi). Invece, allo stato ha tirato su il pastificio e attende su mulino e mangimificio. E’ un modo gentile ed accorto per dire che non verranno mai costruiti?
Dalla nuova dirigenza ci si aspetterebbe trasparenza con gli amministratori pubblici. Che dicano chiaro e tondo la situazione economica dell’azienda e il futuro. Stare a cavillare sull’accordo di programma è roba d’altri tempi.

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