Continuerei ad ammirarti ancora tanto?
Niente è garantito per la vita.
Con tua moglie che lava i piatti in cucina e non capiva.
Con tuo figlio che più disordinato non si poteva.
Ma come dirglielo? così solo e… indifeso
Al computer o alla televisione che ronzano cose strane
e tu in silenzio.
Lì a pensare ai santi, ai delinquenti, e al loro pane.
A tua figlia ormai sposata, e sei contento, perché sai felice.
E quel letto che tua moglie non ti ha mai saputo dare.
Gli occhiali troppo usati che ormai dovrai cambiare.
Giorgio, perché non riesci più a volare?
Sul terrazzo con gli occhi fissi: a guardare il mare.
Con la tua tranquilla, apparente lucidità e soddisfazione
permanente.
La tua coda di paglia, le tue nuvole in affitto, i gabbiani che
volano alti sopra il tetto. Ieri, l’altro ieri, oggi e forse anche domani
Con la tua filosofia a puntate e la sua dolce inconsistenza.
Col permesso di trasmetterti, il divieto di parlare e ogni giorno
un altro giorno da contare sempre, quasi nel silenzio.
E non riesci più a volare. Prova, ancora a volare.
Un letto d’ospedale sofferente che combatti pensando alla
Seicento, che se ne va, con te lì dentro.
Al di là del muro, un urlo ti distoglie dal pensiero e un’altra vita… va.
Con i tuoi entusiasmi lenti, precisi, con ricordi che furono
stagionali.
E una bella addormentata che ha svenduto tutto quello
che le hai regalato.
Perché il tuo amore, non è più il suo.
Con il tuo collezionismo di parole complicate.
Te ne ritorni sulla tua terrazza a respirare l’aria fredda che viene
dal mare e nel silenzio quasi assoluto chiedi a tua moglie!
Dì, perché non riesco più a volare?
Giorgio Pizzagalli