– Assai strani sono gli equilibri che regolano e allo stesso tempo tengono insieme la maggioranza in Consiglio comunale di San Giovanni in Marignano. Ogni vicenda, si sa, ha radici lunghe e motivazioni che rimandano sempre più lontano nel tempo. Ma senza andare troppo oltre, si può ripartire da fine primavera, quando Tomasetti (Ds) si era appena dimesso, stizzito e amareggiato, Clementi era stato appena sfiduciato e nel suo luminoso ufficio (dirimpetto quello del sindaco) era subentrato un volto nuovo e, almeno all’apparenza, degno di fiducia: Cesare Rino Di Cintio. Il tutto con il plauso di Rifondazione, che ha riconosciuto a Domenico Bianchi il coraggio di una scelta controcorrente, a dispetto degli accordi e, si dice, delle imposizioni elettorali.
Capita spesso che tra alleati le cose non funzionino a dovere, e capita anche che tra “fratelli” non ci sia sempre accordo e comunione d’intenti. Sono nodi che sovente non si notano, ma solo perché manca il pettine.
Il pettine in questo caso si chiama inceneritore di rifiuti, posizionato nel territorio di Coriano, che tanto preoccupa i residenti e gli ambientalisti per gli effetti ancora ignoti, ma sicuramente non salutari, dell’emissione di misteriose (senza ironia) nanoparticelle. Nell’assemblea consiliare del 9 agosto l’ordine del giorno, per richiedere approfonditi esami epidemiologici alla Provincia, è stato presentato da Rc e Ds, congiuntamente, dopo un confronto a tavolino. Voto unanime. Tutti al mare: ci si rivede a settembre. Quello però che i Ds non dicono, ma che invece Antonio Casadei Menghi e i compagni tengono a rendere pubblico, sono gli insulti perpetrati dal segretario della Quercia Gianfranco Cenci a Massimo Casadei, dirigente marignanese del partito comunista. L’incontro ad un distributore: “Cenci mi ha chiamato riferisce Casadei . Prima era cordiale, poi sulla questione dell’inceneritore ha cominciato ad alzare i toni e a urlare e insultarmi in luogo pubblico”.
Prima di concordare un testo comune, Rc e Ds avevano presentato all’incontro dei capigruppo due documenti distinti. Evidentemente quello di Menghi & c. non era andato a genio al segretario diessino: “Prima ha tirato in ballo un voto contrario di Rifondazione in Consiglio provinciale spiega ancora Casadei poi ha cominciato ad insultare me e i dirigenti del partito. Mi ha definito analfabeta, ci ha chiamati estremisti, e ha definito il nostro ordine del giorno terrorista”.
Come si diceva, ogni vicenda ha radici profonde. Si va indietro addirittura agli anni ’70: “Cenci non mi vede di buon occhio dai tempi in cui era segretario della Cgil a San Giovanni spiega Antonio Casadei Menghi e certe cose, evidentemente, non sono cambiate”.
I dirigenti di Rifondazione aspettano ancora le scuse, ci sono state le ferie di agosto, ma ora che arriva settembre la questione forse si risolverà. “Appena è uscita la notizia sul CorriereRomagna del nostro battibecco dice ancora Massimo Casadei Cenci mi ha telefonato, ha ammorbidito i toni e cercato delle scuse. Poi ci ha proposto un incontro chiarificatore, ma stiamo ancora aspettando”.
Se si trattasse solo di insulti e frasi al vetriolo tra partiti opposti non sarebbe nulla di eclatante. Il nodo al pettine è invece un altro. È il comportamento di Daniele Morelli, assessore e capogruppo Ds in Consiglio, che ha dall’inizio trovato una via per il dialogo, e stilato in accordo con Rifondazione un ordine del giorno comune. “Non so precisamente come si siano svolti i fatti spiega proprio Morelli, quasi imbarazzato . So solo che il mio rapporto di fiducia e collaborazione con Menghi non è mai stato messo in discussione, e so che da parte loro c’è lo stesso atteggiamento nei miei confronti”.
Ma se le dichiarazioni di Morelli volevano gettare un po’ di acqua sul fuoco, Cenci ha voluto subito soffocare ogni principio d’incendio. “Tra me e Rifondazione non esiste alcun motivo di attrito le sue parole né sul piano personale, e tantomeno su quello politico”.
Ma a gettare invece benzina sulla fiamma ci pensa il segretario di Rifondazione, Giancarlo Rossi: “Cenci ci ha più volte offeso, affermando che solo ‘i vecchi’ ormai ci votano. Evidentemente è tanto tempo che non scende in piazza, e non vede che la maggior parte di quelli che sventolano le bandiere col nostro simbolo sono ragazzi. Ci tengo a dire che non sono queste le carte da giocare per arrivare ad una riconciliazione, e tantomeno ad un accordo elettorale”.
di Matteo Marini