Pensare alla lettura della Bibbia come attività serena e distesa, si rivela presto una illusione. Tante persone che conosco dopo aver tentato varie volte l’impresa hanno ben presto abbandonato. Ho cercato di rispondere ai tanti interrogativi che le persone mi pongono. La forma epistolare che ho adottato è per rendere più familiare il discorso. Il mio interlocutore, Rodolfo, è fittizio; dietro si nasconde il lettore interessato ad avventurarsi in questo mondo certo faticoso ma capace di ripagare abbondantemente il temerario ricercatore.
“Le leggi del dialogo”
Carissimo Rodolfo, i tuoi interrogativi e le tue perplessità su certe pagine della Bibbia, mi hanno stimolato tantissimo, ti ringrazio.
Vorrei condividerti alcuni pensieri e considerazioni. Dopo tre decenni di lettura e di meditazione personale e in vari gruppi, sono giunto a maturare alcune convinzioni riguardo ai testi sacri. Ti interroghi sul significato di benedizione e della geometria dei numeri, ti sorprendi davanti alla violenza e al Dio degli eserciti, mi racconti le tua sorpresa quando Gesù si rivolge alla donna Sirofenicia quasi fosse un cane, ecc?
Mi rendo conto che le parole ebraiche o greche, tradotte nella nostra cultura e nel nostro contesto, non sempre hanno lo stesso significato che noi diamo loro. Facciamo fatica a capirci tra persone della stessa lingua, pensa a quanto sia impegnativo cogliere il significato delle parole di culture antiche e di lingue a noi estranee.
Giudicando quelle parole e concetti con la sensibilità “moderna” possiamo sentirci turbati, irritati o quant’altro. Ritengo che, se vogliamo capire cosa l’atro ci vuole comunicare, non solo dobbiamo leggere, ma anche ascoltare. E qui si innescano le leggi del dialogo interculturale e quel bisogno di “uscire” da noi stessi per vedere le cose come l’altro le vede e le intende. Occorre fare domande perché l’altro possa comunicarci ancora meglio ciò che vuol dire. Occorre sospendere il giudizio immediato per dedicarci a ciò che l’altro vuole comunicarci di sé. Nella nostra frettolosa vita e nella nostra “presunzione” moderna e occidentale, siamo poco attrezzati per questo sforzo che richiede tempo e accoglienza, umiltà e dedizione. Tutte le culture esprimono convinzioni e il significato di certe esperienze con gli strumenti che hanno a disposizione, che spesso sono diversi dai nostri. Mi sono convinto che la Bibbia non si può solo leggere, ma deve essere anche ascoltata e fatta oggetto di dialogo. Forse quelle parole ed espressioni che ti hanno suscitato perplessità, chi le ha scritte le ha usate in modo diverso da come le usiamo noi. Inoltre le traduzioni, e tu lo sai bene, sono sempre interpretazioni. E noi dobbiamo oggi interpretare ciò che il traduttore ha interpretato. Arrivare a cogliere ciò che l’autore di un testo voleva comunicare potrebbe sembrare, dunque, una impresa disperata. No, non è così.
Se cominciamo ad ascoltare e a dialogare con i testi e le persone che li hanno scritti entreremo nel fascino di una relazione viva e attraverso le parole giungeremo a sfiorare il fruscio della Parola che vuole incontrarci. Ci è stato detto che la Bibbia si comprende con la Bibbia. Con questa frase si vuole incoraggiare la frequentazione assidua dei testi, l’ascolto umile e “vergine”, il dialogo, per avere la possibilità di entrare in un modo di pensare e di esprimersi, tanto da riconoscere se una pagina ha lo stile di un autore piuttosto che di un altro.
Rodolfo, ci sarebbero tante altre questioni da affrontare riguardo a questi temi e so che tu, con la tua sensibilità e la tua attenzione critica saprai sollevarle. Continuiamo, dunque a sfidarci l’un l’altro, con quella sana provocazione che ci impegna nel comunicarci le piccole verità che la nostra esperienza ha potuto confermare.
Alla prossima, dunque.
Alessandro Crescentini
E-mail: piumenelvento@gmail.com