Mettiamo uno studente in enologia all’Università di Bologna, appassionato del vino sotto ogni aspetto della sua preparazione, dalla vendemmia fino alla distribuzione. Dove va a cercar fortuna? In Cina, naturalmente. Sì perché se c’è un mercato che promette potenti sviluppi è proprio quello cinese. In un paese in cui anche ciò che è piccolo significa grandi numeri.
Vincenzo Protti ha 31 anni, neolaureato alla facoltà di Scienze agrarie dell’Università di Bologna (105/110), ed ha appena terminato un’esperienza che, senza dubbio, ha cambiato la sua vita. “Ho passato un periodo di due mesi in Cina spiega Vincenzo dal 21 ottobre al 21 dicembre 2005 grazie ad una borsa di studio per tesi all’estero, e al contributo della Banca del Credito Cooperativo di Gradara”.
L’argomento della tesi è l’analisi del mercato enologico in Cina, sia dal punto di vista della produzione locale, sia da quello dell’importazione.
“In Cina non esiste una cultura del vino continua Protti si pensi che il consumo pro capite annuo non supera gli 0,3 litri. Praticamente un bicchiere a testa. In paesi come la Francia o l’Italia si sale fino oltre i 50 litri”. Una differenza abissale, ma che secondo le sue previsioni dovrebbe avere nei prossimi anni una decisa inversione di tendenza, dovuta alla “occidentalizzazione” di un paese fino ad ora rimasto chiuso e isolato. “Una cosa che ho notato dei ragazzi cinesi spiega è la loro insicurezza nei confronti di un forestiero come me. Sanno molto bene l’inglese, ma per ragioni storiche hanno avuto poca possibilità di parlarlo. Vorrebbero comunicare, ma spesso la timidezza glielo impedisce. Non ci sono abituati”.
Nei 60 giorni passati in estremo oriente, Vincenzo ha visitato le facoltà di tre atenei universitari, specializzate in agronomia e nel settore enologico. “Ho preso contatti dall’Italia per essere ospitato da loro. Ho visitato l’Agricultural University di Urumqi, nello Xinjang, il College fo Enology a Yangling e l’università di Shangai. È stato un’interessante scambio di conoscenze”.
Il mercato del vino ha voluto dire anche indagini “al dettaglio”, in negozi ed enoteche, per farsi un’idea dei prezzi e della qualità. “I prezzi del vino nella grande distribuzione sono alquanto bassi, ma la qualità del prodotto locale è commisurata al costo. Mentre i prezzi salgono assieme alla bontà del prodotto nella distribuzione che interessa hotel, ristoranti e catering, che è quella d’importazione. Il vino in Cina resta ancora una sorta di status symbol, che in pochi possono permettersi”. La tendenza sembra però essere in crescita, e secondo l’analisi di Vincenzo Protti, quello orientale sarà presto un mercato appetibile: “Si riscontra un progressivo aumento della ricchezza, e quindi del numero di persone che possono permettersi quello che fino ad ora era stato un lusso”.
“I cinesi continua Vincenzo non conoscono affatto il vino italiano, il più famoso da loro è quello francese. Mentre il più grande esportatore di vino in Cina è il Cile. Nella mia tesi ho confrontato i miei dati con quelli di Giappone e Usa, e la tendenza alla crescita del consumo e della produzione in questi due paesi fa ben sperare anche per la Cina”.
È necessario dunque anticipare il mercato, proporre strategie per arrivare a sfruttare un bacino di utenza immenso, ma nel modo giusto: “I cileni esportano così tanto in Cina perché le piccole aziende sono riunite in consorzi, che permettono loro una copertura e degli investimenti che da sole non potrebbero permettersi. La via corretta per penetrare il nuovo mercato è questa”.
Ora, fresco di laurea, si cerca lavoro. Naturalmente nel campo dell’enologia: “Mi piacerebbe trovare qualcuno interessato alla mia tesi, e magari disposto a pubblicarla. Per quanto riguarda il lavoro, sto avendo alcuni colloqui. L’impiego ideale per me sarebbe quello di curare l’aspetto commerciale per un’azienda vitivinicola, aver a che fare col mercato e la distribuzione. Chissà, magari proprio in Cina”.
Chi volesse saperne di più sul suo conto,
Vincenzo ha un sito internet: www.winesitaly.it
Matteo Marini