– Tutti oggi conoscono e riconoscono, anche a livello internazionale, il valore architettonico de Le Navi, il complesso edilizio inaugurato a Cattolica nel 1934 su progetto dell’architetto ingegnere Clemente Busiri Vici.
Tale riconoscimento non è stato ne’ ovvio ne’ semplice: partendo dall’ostracismo verso tutta l’architettura prodotta in Italia dal 1922 al 1945 – genericamente definita “fascista” – si è progressivamente affermato un senso critico che ha saputo distinguere e analizzare in maniera approfondita il contesto storico e artistico, giungendo attraverso una lunga fase di ricerca – tuttora in corso – ad una inversione di tendenza che ha permesso di riconoscere il loro valore e di avviarne il recupero.
Ciononostante, di tale complesso esiste ancora a Cattolica un’appendice ignota ai più che è sopravvissuta nell’anonimato ed è giunta a noi dimenticata ma in buono stato di conservazione: si tratta del “fabbricato rustico” annesso alla colonia marina, oggi noto come sede dell’ex dancing “Ranch”, localizzato all’incrocio tra via Toscana e la strada litoranea a ridosso della ferrovia, ora in stato di abbandono e parzialmente interrato dal rilevato della sede stradale.
Tale struttura, concepita unitamente all’intero complesso denominato “XXVIII Ottobre” – come si può vedere dai progetti originali dell’epoca – venne terminata nel 1937 con il terzo stralcio di lavori: essa era composta da corpi distinti razionalmente articolati lungo un portico, con al centro la funzione residenziale ed alle estremità il ricovero animali e attrezzi.
La soluzione stilistica adottata si differenzia da quella utilizzata per il villaggio della colonia marina, dimostrando come Busiri Vici agisse non secondo un codice stilistico rigido e ideologico ma si adattasse al contesto ed alla funzione richiesta, pur mantenendo un linguaggio moderno.
L’intero complesso rurale non ha nulla di celebrativo o retorico: le arcate del portico che caratterizzano l’edificio trovano ispirazione nella architettura tradizionale rurale piuttosto che in quella classica “imperiale”, mentre le forme dei corpi laterali obbediscono ad una logica linearmente funzionalista e quasi industriale.
Nel corpo centrale permangono tuttavia dei chiari legami allo stile adottato ne Le Navi, sia nel tipo di copertura adottata sia nella citazione aeronavale – anomala in un edificio rurale – delle finestre di forma circolare.
Busiri Vici, del resto, non era nuovo a questa tipologia di edifici, perchè già nel 1911, un anno prima della laurea presso la Scuola applicazioni Ingegneri a Roma, aveva elaborato un progetto di “casa colonica tipo”.
Tale complesso rurale è interessante anche in quanto segno territoriale dell’utilizzo dell’area di pertinenza della colonia marina l’intera zona posta tra i fiumi Conca e Ventena, a mare della ferrovia – come campo coltivato con prodotti da consumarsi all’interno della colonia stessa.
Un caso unico nell’intero panorama delle colonie marine italiane ed estere.
Possiamo ipotizzare che tale uso obbedisse a logiche economiche e igienico-sanitarie ma più probabilmente politiche e di propaganda, verosimilmente nel nome di quella autosufficienza economica che il regime tentò di attuare prima con la “battaglia del grano”, avviata nel 1925, poi con l'”autarchia”, dopo le sanzioni inflitte nel 1935 all’Italia fascista dalla Società delle Nazioni a causa dell’aggressione all’Etiopia: non dimentichiamo infatti che la colonia era destinata ai figli degli italiani residenti all’estero, i quali sarebbero tornati in Patria con la memoria di una fantastica Italia aeronavale e “autarchica”…
Tale piccolo gioiello nascosto, che si è miracolosamente conservato sino ad oggi in condizioni accettabili, dovrebbe a buon diritto essere oggetto di tutela in virtù del suo indiscutibile valore storico – essendo parte integrante del complesso Le Navi – per essere successivamente valorizzato, quale che sia il contesto in cui si troverà ad esistere, con un lungimirante intervento di alta qualità architettonica ed altrettanta redditività d’immagine, sull’esempio di quelli eseguiti in complessi contesti storici in tutto il mondo.
L’alternativa sarebbe la seconda puntata delle demolizioni de Le Navi avvenute negli anni ’60, demolizioni che hanno irrimediabilmente intaccato un complesso unico al mondo.
di Maurizio Castelvetro