– Alberto Palmieri è morto lo scorso 11 febbraio; per le bizze del cuore. Aveva 73 anni; lascia due figli. Fino a pochi giorni prima, dopo un cappuccino ed una brioche, alle 9 del mattino è già su un campo da tennis allo scoperto ad insegnare l’arte, a Cattolica. Ma fino ad alcuni mesi fa ha insegnato il tennis ad una ventina di allievi a a Misano; prima ancora a Riccione.
Per gli affezionati Palmieri è un cognome importante. Il babbo Giovanni negli anni Trenta è stato tra i primi 10 giocatori al mondo ed il preferito di Mussolini per via delle modeste origini. Allora lo sport era riservato ai benestanti e questo contrariava non poco il Duce. Il fratello di Alberto, Sergio, è uno degli uomini più potenti al mondo. nel tennis. E’ il direttore degli Internazionali d’Italia, soprattutto uomo di relazioni mondiali molto forti.
Alberto Palmieri, ottimo giocatore, coetaneo di Nicola Pietrangeli, il più grande campione italiano di tutti i tempi, non è mai stato un campione. Capito di non aver futuro, inizia ad insegnare al Circolo Parioli di Roma. E’ stato l’allenatore di Adriano Panatta, Corrado Barazzutti, Sabina Simmons (numero uno in Italia), Di Domenico, Di Matteo. Tra gli allievi romani anche affascinanti donne dello spettacolo e non solo. Qualche nome: Ornella Muti, Corinne Clery, Giorgio Bassani, Gillo Pontecorvo, Paolo Villaggio, Giuliano Gemma, Pietro Ingrao.
Oltre che ad insegnare, Palmieri è stato anche un manager del tennis. A lui si deve la nascita del Torneo di San Marino, dove ha portato Alberto Mancini e Guillermo Vilas, fiori di campioni. E per 12 anni è stato l’organizzatore-curatore dei campioni Marlboro in giro per il mondo.
Ma come mai in Italia non nascono campioni? Palmieri: “I bambini italiani sono dei figli di papà che già a 10 anni girano col telefonino; a 14 hanno il motorino. Difficile poi farli allenare 3-4 ore al giorno. Come avviene all’estero”.