– Mi spiace dover constatare giornalmente che la nostra stupenda valle del Conca così apprezzata da tanti cicloturisti italiani e stranieri stia attraversando un periodo tanto oscuro per l’ordine e la pulizia delle strade.
La frase più ricorrente sulla loro bocca è: “Una volta le strade venivano curate meglio.
Il cantoniere di zona puliva i fossi, tagliava l’erba dei greppi, poi raccoglieva il tutto aspoprtandolo altrove. Oggi, al contrario, i pur potenti mezzi meccanici a disposizione, strappano, maciullano, sbrancano, sradicano, triturano indifferentemente bottiglie di plastica, tronchi d’albero e fresano anche quegli orribili paletti segnaletici di plastica che per essere visti dovrebbero erigersi in posizione verticale.
Provate a contare dopo aver letto queste righe quanto paletti fluorescenti sono fuori posto, schiacciati sul ciglio della strada, abbandonati e mai raccolti o sostituiti. La strada è una cosa seria; non è una discarica a cielo aperto, dove qualche malizioso buontempone getta addirittura il sacchetto dell’immondizia dal finestrino della sua vettura.
La domanda più ovvia è: di chi è la colpa di questo degrado ambientale? Purtroppo finché non ci faremo tutti di nuovo cantonieri il problema non si risolverà anzi peggiorerà ancora. Non possiamo sempre insistentemente picchiare il Comune, la Provincia, o la Regione, bensì il nostro deficit di ragione. La parola “comune” sta per roba di tutti.
L’Italia vive e vivrà ancora di turismo, anche se disgraziatamente si appresta a diventare una nazione sempre più povera di idee, almeno avremo in futuro la soddisfazione di sentirci dire questo, magari da turisti cinesi e indiani: “Voi italiani 2000 anni fa eravate padroni del mondo, adesso siete ridotti in miseria, ma avete conservato dignità, fierezza e orgoglio. Dopo l’era del petrolio (che fortunatamente sta per finire) e della decadenza, il vostro buon gusto e l’arte del saper vivere che da sempre vi ha contraddistinti riemergerà. Disordine, declino e decadenza sono tre parole da cancellare dal nostro dizionario stradale.
Questa utopia pessimista serve a farci capire che i paesi emergenti ci possono copiare o clonare qualsiasi cosa, fino al punto di toglierci tutto ma non il nostro stivale così ben ancorato alle Alpi. D’altronde cosa se ne farebbero di un solo calzare per gran parte immerso nell’acqua? Amare l’ambiente che ci circonda, rispettandolo, è sicuramente il nostro miglior investimento per il futuro. Per riconquistare quella italica saggezza che per oltre 20 secoli è stata maestra del mondo.
di Emilio Cavalli