ini, uno dei territori più ricchi e dinamici d’Europa, all’11 posto in Italia per ricchezza prodotta, è agli ultimi posti per qualità dell’ambiente: al 103° posto nel 2006. C’è da consolarsi perché rispetto all’anno precedente sono state recuperate 4 piazze; si era ancora più giù: al 107°. Per curiosità, c’è anche un altro indicatore nel quale non si brilla: le cartelle Irpef. Siamo al 97° posto, senza vergogna, senza pudore, perché i cittadini si lamentano dello Stato, ma poi non danno certamente il buon esempio. E chiedono servizi, che costano, naturalmente.
Tutti questi numeri non li dà il bar, o qualche provincia invidiosa che pensa di avere il campanile più alto e più bello, ma li urla l’Istat (Istituto nazionale di statistica), una delle tante cose serie dell’Italia.
Il cittadino riminese medio non avrà i numeri ma se ne accorge tutti i giorni non tanto per le limitazioni al traffico causa le polveri sottili, ma dalle code: ovunque. Da Cattolica a Bellaria, da Rimini a Verucchio, da Riccione a Morciano. Si cercano stradine interne, intasate anche quelle.
Insomma, l’altra faccia della medaglia della ricchezza è la pessima qualità urbana. Quello che gli economisti chiamano il Benessere economico netto, che non va a braccetto con il Pil (il Prodotto interno lordo). Insomma, la felicità non sono i soldi, ma due cuori e una capanna in mezzo alla natura.
Otto gli indicatori presi a parametro dall’Istat: popolazione, acqua, aria, energia, rifiuti, rumore, trasporti, verde urbano. Gaetano Pregheffi, professore di statistica a Pavia, appartamento a Riccione, autore di un manuale di successo (Franco Angeli), piccante e profondo, ha scritto che la statistica è la terza dea della non verità, insieme alla menzogna e alla bugia. Dunque come leggere questi numeri?
Qualche dubbio sulla bontà dei dati affiora. Ad esempio, in una delle tabelle, quella relativa ai depuratori delle acque reflue, Rimini non ne ha neppure uno.
Al di là della classifica, in ogni caso, il problema della qualità ambientale esiste e sarebbe miopi sottovalutarlo.
Enrico Santini, vignaiolo, presidente dell’Unione agricoltori della provincia di Rimini, bella persona: “Commentare i numeri è sempre difficile; si rischia di essere qualunquisti. Che significano? Una serie di problemi li abbiamo, e non c’è la coscienza né di guardarli e neppure di risolverli. C’è lo sfruttamento selvaggio del territorio; negli ultimi 20 anni abbiamo cementificato un territorio grande come quello di Verucchio. Possiamo continuare così? Vedo che l’entroterra è sempre più ferito; le uniche entrate sono rappresentate dalla cementificazione delle aree agricole”.
“Credo – continua Santini – che dobbiamo ragionare in maniera propositiva, intelligente. Dobbiamo mettere sull’ambiente la stessa attenzione che si ha per le grandi opere, come il palacongressi e la fiera. In giro sento parlare bene, l’approccio del presidente della Provincia, Nando Fabbri, è buono, ma vedo delle grandi gru. Purtroppo non c’è la volontà di vedere l’ambiente come occasione di sviluppo”.
Ecco il commento del Wwf:” Oh, oh, Rimini è tra le ultime città nella graduatoria dell’Istat per quanto riguarda l’ambiente? Nulla di nuovo sotto il sole, lo sapevamo già, non c’era bisogno che ce lo dicesse l’Istat; solo che fino a quando lo dicevano gli ambientalisti, i soliti, si cercava di sminuire, non si dava importanza, ma quando lo dice un organo autorevole quale l’Istat, allora si cerca di mettersi sulla difensiva e di presentare tanti buoni propositi per il futuro.
Le centraline hanno sforato per ben 86 volte sui valori limite dell’inquinamento dell’aria? Ma cosa ha fatto, almeno nell’ultimo decennio questa città, per rientrare nei parametri previsti dal protocollo di Kyoto ed anche per rendere gradevole e vivibile una città dalla primaria vocazione turistica?
Noi non abbiamo ancora avuto la possibilità di leggere per intero il documento politico programmatico del sindaco Ravaioli per il 2008. Ma sarà solo un caso o un errore degli organi di informazione se soto la parola ambiente i giornali hanno parlato esclusivamente di viabilità, di strade e di rotatorie? E guarda caso nel programma c’è anche quel famigerato prolungamento di via Sozzi, che taglia in due il Parco Sacramora, nel più totale sfregio dell’ambiente.
Manca il Piano per lo sviluppo delle aree verdi? All’interno dell’ex-camping Carloni a Viserba si vuole costruire e questo in un quartiere che manca completamente di aree verdi.
E’ notizia di questi giorni che si andrà ad attuare il Piano nella ex Corderia, sempre a Viserba, dove si paventa anche il taglio del filare di Platani”-
Una delle maggiori forme di inquinamento provinciali sono le polveri sottili, le PM10.
Nel 2003 il limite è stato superato 113 volte; nel 2004, 93; nel 2005, 52; nel 2006, 81; nel 2007, fino ad oggi, 43.
Afferma Mauro Stambazzi, direttore dell’Arpa (Agenzia regionale per l’ambiente) di Rimini: “Il nuortemente delle condizioni meteo. Gli 81 registrati a Rimini nel 2006 sono compatibili con gli 88,6 del Nord Italia dello stesso periodo.
Azioni di miglioramento della qualità dell’aria: disincentivare il trasporto privato a favore di quello pubblico. Fluidificare il traffico nell’area urbana. Potenziare la rete delle piste ciclabili e aumentare il numero dei parcheggi scambiatori. Potenziare il trasporto pubblico elettrico. Realizzare corsie riservate al trasporto pubblico”.
Marco Giovannini, presidente degli albergatori di Riccione: “Rimini sta pagando l’immobilismo di questi anni; e si vede dalla mancanza di piste ciclabili, dagli scarichi in mare, dalle nuove zone urbane senza qualità, come Viserba. La percezione dei turisti è negativa; scappano scandalizzati. Di Rimini abbiamo bisogno tutti; fa diminuire anche il valore delle altre città turistiche della provincia. La cosa più negativa è il traffico e con il palacongressi in quella posizione peggiorerà ancora. In un incontro pubblico il vice-ministro Pinza ha detto che le grandi opere non vengono finanziate perché a Roma non ci sono i progetti”
di Francesco Toti e Francesco Pagnini