– Nel dopoguerra gli abitanti di Gabicce Mare furono impegnati a ricostituire le proprie individualità con la ripresa del lavoro, molti dei quali iniziarono a ritmo serrato il mestiere di pescatore. In paese non c’era all’epoca alcuna distrazione atta ad alleviare le sofferenze e privazioni della vita quotidiana.
Ricordo che era una giornata di primavera quando arrivai a spiaggia e vidi un gruppo di amici tra i quali Silvano Magi, Glauco Buosi, Berto Di Giacomo, e miei coetanei come Franco Ricci “Franco dla Catarena”, Agostino Borrani “Ciccio”, Serafino Caldari.
Osservai questi ragazzi correre tutti quanti dietro ad una palla passandola fra loro nel tratto di spiaggia che va dal molo centrale fino al porto (in quella stagione primaverile la spiaggia era libera dai capanni e tende da sole, ed erano stati da poco eliminati quegli insidiosi reticolati usati per le postazioni belliche).
Allora mi rivolsi ad un amico e gli chiesi cosa stessero facendo, il quale mi rispose: -Giocano al pallone, non lo conosci? –
-No, (gli dissi) non l’ho mai visto. –
E mi trovai a correre nel gruppo di amici con la gioia della scoperta delle cose semplici, le quali ti riempiono d’animo, con la speranza di riuscire a dare un calcio alla palla. Fu una sana emozione, bellissima, non avevo mai visto un’oggetto simile.
Agli inizi non avevamo nessuno schema in campo, non c’erano ruoli individuali, tutti quanti eravamo occupati a dare un calcio alla palla con quell’entusiasmo e spensieratezza dell’età giovanile.
Non passò molto tempo che il nostro gruppo si fece più numeroso, allora formammo due squadre con due porte con reti, queste furono piantate nella sabbia i cui pali usati per le tende da sole ci venivano prestate dal bagnino Valentino Terenzi “Nirèn”.
La tecnica e i regolamenti li studiai sul libro “La Casistica”, un manuale che portavo sempre con me quando iniziai a fare l’arbitro di gioco, dopo che cedetti il mio ruolo da portiere al bravo Alberto Brunetti “Berto dla Celesta”.
La figura dell’arbitro fu fondamentale per stabilire un’ordine di gioco tra questi ragazzi spossati soprattutto dalla fatica di correre sulla sabbia, elemento che nonostante questo era a noi familiare dove fummo nati e cresciuti e tale motivo ci rivelò abili nel gioco.
Con l’arrivo della stagione estiva organizzammo qualche partita contro la rappresentativa dei villeggianti, grazie all’aiuto di Leo, un turista modenese, fedele bagnante di Gabicce Mare.
Purtroppo non potemmo sostenere l’agonismo di gioco contro gli avversari perché tra loro vi erano calciatori professionisti che militavano in serie A come i fratelli Brighenti del Modena, il portiere Braglia, Vincenti dell’Inter, Marchesi del Bologna ecc. A tal fine, non avendo elementi sufficienti per contrastarne la competizione, chiedemmo aiuto ai nostri amici di Cattolica, i quali furono contattati dal nostro Giacomo Bertozzi loro amico, e così arrivarono Franco Pizzi, Roberto Fabbri, Vito Pensalfini il quale giocava nel ruolo di terzino nel Cattolica e a campionato concluso veniva volentieri d’estate a giocare tra le nostre file.
Furono partite memorabili, seguite con grande partecipazione di turisti, insieme tutti quanti alla domenica assiepati sulla spiaggia.
Ricordo che per la buona direzione di gioco ricevetti come arbitro apprezzamenti dagli stessi professionisti (i nostri avversari), alcuni dei quali militavano nella massima serie. (Continua)
di Carlo Pritelli