– Se il vaso di Pandora custodiva tutti i mali dell’uomo, che sciaguratamente li liberarono, scoperchiandolo, lo scorso 16 luglio si è celebrato il vaso di Pandora della politica marignanese: una sala consiliare affollata come per le grandi occasioni, la relazione introduttiva di Giovanni Rubini (uomo forte, intelligente e enigmatico dei Ds), gli interventi di Luca Tomasetti, Gianfranco Cenci, Maura Tasini, Sergio Funelli, Odoardo Gessi, Giovanni Gamboni, Enrico Gamboni, Daniele Morelli, Silvano Pratelli . E il grande assente: Roberto Filipucci, invitato e dato per certo. E ancora, con gli organizzatori che invitano il sindaco soltanto il giorno prima. Con la famiglia del compianto sindaco Bruno Bigucci, che pregano di togliere la sua denominazione dal nome dell’associazione.
Tutto questo pandemonio lo ha creato la neonata associazione culturale e politica “Bruno Bigucci”, lanciata dall’ex sindaco Sergio Funelli e da Giovanni Rubini. Scopo: discutere di politica in un ambito diverso, più allargato, da società civile, rispetto a quello più naturale ma un po’ stretto del partito.
Forse, l’autentico mattatore della serata è stato l’ex assessore ai Lavori pubblici Luca Tomasetti, che nel gennaio del 2006 quando il sindaco Bianchi gli cambiò le deleghe, si dimise, pensando di essere stato sfiduciato. Il suo è stato un intervento di mezz’ora, quando il tempo massimo era di 15 minuti. Un suo passaggio: “…prima ancora di ricominciare a parlare di politica, ‘del cosa deve fare la politica’, sia indispensabili parlare ‘della politica’, di chi e di come la si vuole fare, perché oggi è nella politica per come è concepita, per come è strutturata, con un sistema di funzionamento che è in grado di fagocitare qualsiasi tentativo di cambiamento allo ‘status quo’, che vive e cresce il cancro… Chi mira a spegnere sul nascere qualsiasi tentativo di rianimare il dibattito ed il confronto sulla proposta politica, il cui appiattimento, per non dire azzeramento, è stato voluto, cercato e trovato”.
Maura Tasini, assessore alla Polizia municpale, Pri: “Se, come dicono, c’è la necessità e l’esigenza di entrare nel merito dei problemi, che si faccia. Si raccolga il sentire comune e ci si mette al servizio dei cittadini. Credo, in ogni caso, che sia giusto che gli amministratori vengano coinvolti nella riflessione. Le idee vanno poi trasformate in atti amministrativi. Penso che l’associazione non debba essere una contrapposizione, ma una condivisione: la comunità va coinvolta e stimolata. Mi auguro che lo spirito possa essere costruttivo”.
Guerrino Aratari, consigliere comunale, già socialista, assente al debutto dell’associazione. Argomenta: “E’ un fallimento di associazione. Serve per prendere posizione da un punto di vista politico. C’è qualcuno che si vuole riappropiare del Comune; gli stessi che lo hanno distrutto. In dieci hanno non hanno fatto altro che cementificare ed hanno il coraggio di criticare il sindaco Bianchi e, più in generale sull’affare Compartone. Che con campo da golf e galoppatoio sono opera di Funelli. Poi, ha costruito anche nel vecchio campo sportivo in pieno centro”.
Giovanni Rubini ha letto la relazione introduttiva. La sintesi dell’intervento: “…la necessità di un confronto su temi strategici. A fronte di questa necessità ci sembra di vedere, al contrario, una certa difficoltà al confronto: poca discussione, sempre dentro i gruppi dirigenti dei partiti, sempre legata a singole questioni contingenti, nell’assenza totale di qualunque confronto sui temi strategici. Cosa sarà San Giovanni fra 10 anni, quali sono le linee di sviluppo che intendiamo perseguire per garantire gli attuali livelli di occupazione e ricchezza, come pensiamo di risolvere i problemi dell’integrazione, come pensiamo di difendere e mantenere vive storia, valori, cultura di questo territorio? In quale contesto vogliamo che crescano i nostri giovani, quali sono le opportunità culturali che offriamo loro? Cosa dobbiamo fare per garantire ai cittadini di San Giovanni un livello dei servizi paragonabile a quello del quale hanno goduto fino ad oggi?”.
IL PUNTO DI VISTA
A chi giova?
– A che cosa serve un’associazione culturale che parla di politica? A chi giova? Sono le prime due domande che da terra rimbalzano non senza fracasso nelle menti di molti marignanesi. Sergio Funelli, Ds, sindaco per 10 anni fino al 2004 e Giovanni Rubini, menti accorte e uomimini di potere diessino, sono due catalizzatori del più forte partito marignanese. I loro movimenti, i loro sospiri, le loro iniziative, da sole, al di là del valore dei contenuti, hanno la forza di muovere le acque e non far dormire sonni tranquilli a qualcuno. E la loro iniziative, hanno portato nelle vie, piazze e campi di San Giovanni una terza domanda: perché non hanno portato le loro inquietudini politiche, le idee, il futuro della città, nel loro partito che tanta parte gioca nella vita dei cittadini? E che è l’associazione delle associazioni?
Due le versioni. La prima, lo spazio del partito è troppo angusto, ci voleva un luogo più ampio.
La seconda, stanno semplicemente prendendo posizione in vista del fantomatico Partito democratico, per poi andare a trattare da un’altura di forza, capace di guardare chi passa nella vallata sottostante. Di domanda in domanda, si arriva a questa: è possibile che il Partito democratico formato dagli stessi uomini della Margherita e dei Ds possano risolvere i tristi e storici vizi del Paese. Lo scrittore tedesco Brecht diceva che è triste quel Paese che ha bisogno di eroi. Invece, Giorgio Amendola, storico leader del Pci, degli uomini apprezzava due cose: l’onestà e la professionalità. Attributi che sono valori che non hanno bisogno di contenitori, ma che parlano da sé. In ogni, caso dati gli uomini, dati i tempi, l’associazione ha mosso le acque nello stanco stagno della politica marignanese.