– Francesco Barogi e Silvia Goldoni sono due giovani architetti. Il primo è misanese; lei è veneta. I due si sono conosciuti all’Università e si sono sposati. Studio in via Repubblica, si chiama “Crisalide” (il bruco che si trasforma in farfalla).
Perchè si costruisce tanto e brutto?
“Le ragioni principali di questo irrefrenabile fenomeno sono da ricercarsi in una errata mentalità, in un modo di vedere oramai ampiamente diffuso nella società.
Quando si parla di un terreno, la maggior parte di noi è interessata alla sola comprensione del valore di mercato senza valutare in alcun modo la risorsa che potrebbe rappresentare per il territorio.
La tendenza è quella di considerare quest’ultimo più come un oggetto da sfruttare che una realtà da valorizzare e vivere.
I risultati di questo meccanismo sono sotto gli occhi di tutti; viviamo in insediamenti abitativi sorti senza una logica ben definita, di difficile ricucitura con livelli non sufficienti di qualità urbana e ambientale”.
Di chi la colpa?
“Le responsabilità, come abbiamo detto sono di tutti. Degli strumenti urbanistici, che si sono rivelati inadeguati a gestire le veloci trasformazioni del territorio; questi invece di governare i cambiamenti li hanno subiti passivamente. Di chi costruisce perché troppo spesso interessato al massimo sfruttamento piuttosto che alla reale valorizzazione dell’area oggetto di trasformazione.
Dei tecnici che si confrontano con gli uni e con gli altri, senza mai tentare di invertire questo meccanismo, senza esprimere un diverso modo di progettare, senza cercare di spostare l’attenzione verso fattori effettivamente determinanti per il territorio”.
Che cosa fare per invertire il trend?
“Siamo arrivati ad un punto di svolta, non possiamo più procedere in questa direzione; invece di cogliere queste occasioni per accrescere il potenziale che abbiamo, ce ne stiamo privando irrimediabilmente.
Come prima cosa è necessario agire sulla mentalità delle persone, creare quell’interesse e quel senso di appartenenza al territorio in grado di fare la differenza sulle decisioni che contano.
Esempi che rispecchiano questo nuovo modo di vivere il territorio esistono già. Basta guardare anche ai nuovi ampliamenti urbani dei Paesi nordici, in particolare l’Olanda, paese che da sempre si confronta con il proprio territorio.
Queste nuove realizzazioni urbane sono il risultato di una maggiore competenza e attenzione alle caratteristiche intrinseche dei terreni; difatti non sono vissute come sarebbero da noi come tristi e anonime periferie-dormitorio che gravitano attorno ad un unico centro urbano, ma loro stesse hanno una loro personalità, delle proprie qualità date proprio dalle particolarità dei luoghi che le fanno interagire, non dipendere dal centro”.
Cosa significa progettare?
“Significato molteplice, come un diamante dalle diverse sfaccettature; progettare è un continuo divenire, una trasformazione composta da diversi aspetti, sociali e ambientali. Si capisce la grandissima responsabilità della nostra professione, come un semplice segno sulla carta possa divenire un segno determinante sul territorio e sulla vita quotidiana delle persone.
D’altra parte oggi è veramente difficile esprimersi liberamente nella progettazione; siamo sempre più vincolati da una normativa che lascia sempre meno spazio alla creatività, schiacciati dalla lenta macchina burocratica, limitati dagli interessi dei singoli committenti”.