– Ci fu un tempo in cui il ciclismo era passione e tocchi di miseria. Alla fine degli anni ’50 per fare andare forte un giovane dilettante i dirigenti regalavano bistecche che venivano tenute al freddo nel pozzo e che il fratello del campione si mangiava di soppiatto. Con il giovanotto che in salita nel massimo dello sforzo, indebolito dall’aver mangiato soltanto una pannocchia abbrustolita, benché con i primi si ritira: finita la benzina.
Il bellissimo aneddoto che dà un senso del nostro territorio lontano soltanto pochi decenni fa, è uno dei frammenti di memoria di Elio Clementi, una bellissima persona. Settantatré anni, sposato, due figli, titolare della “Dl Marmi” (ha lavorato anche per Renzo Piano), origine marignanese, è stato uno dei grandi protagonisti del ciclismo del Riminese.
Da mezzo secolo è un autentico mattatore. Clementi forse sarebbe potuto diventare un campione nel ciclismo o nell’atletica se avesse avuto le possibilità economiche. A 18 anni, allenato sul versante piedi da Franco Montebelli (che fu presidente della Cassa di Risparmio di Rimini negli anni ’70) a Cattolica nello stesso giorno vince la podistica il mattino e si classifica secondo in bicicletta il pomeriggio, nonostante avesse un trabiccolo come strumento da corsa.
Ricorda Clementi: “Forse io ero matto ad allenarmi, ma anche Montebelli non scherza dato che veniva a seguirmi in motoretta da Rimini”. In quegli anni di ristrettezze e grandi passioni c’erano solo due società sul territorio che facevano i dilettanti, il Pedale Riminese e il Velo Club Cattolica, “ma non ti volevano se non eri affermato”.
Clementi non riesce come atleta, ma passo dopo passo riesce ad affermarsi come grande organizzatore del ciclismo. Nel ’59 si mette a lavorare in proprio, e nei primi anni ’60 fonda una squadra di dilettanti a San Giovanni, il Gs Marignanese. Sponsor la Ceramica Verni (stabilimento dove oggi c’è la Coop), tra i corridori che tentavano la sorte anche Giuseppe Berardi, il fondatore della Scrigno che per alcuni anni ha sponsorizzato una squadra di professionisti.
Così lo rammenta Clementi: “Era una persona serissima, ma non riuscimmo a fare risultati. Ma voglio dire questo. Molti dei ragazzi provenivano dal Pedale Riminese; per averli gli promettemmo 200 tubolari. Li devono ancora avere; eravamo troppo poveri per farlo”. Il gruppo di San Giovanni chiude nel ’67. Dal ’69 al ’70, Clementi è presidente del Velo Club Cattolica. Nel ’73 crea forse il suo capolavoro il Gruppo Ciclistico Gabicce Mare.
E negli anni Settanta, Clementi crea i suoi capolavori. Nel ’75, fonda una squadra di dilettanti con ragazzi che vanno forte. Due su tutti: Giuliano Tomassoli e Marino Del Maestro; come direttore sportivo Paolo Paialunga (farmacista in Gabicce). Dal ’75 all’80, in quota socialista, è vice-sindaco e assessore allo Sport e al Turismo di Gabicce Mare (sindaco Aurelio Paolini).
Porta a Gabicce il Giro d’Italia nel ’76 e ’77. Nel ’78, organizza in una manciata di giorni la Due Giorni di Gabicce Mare per professionisti in preparazione del Giro. Diretta Rai e prestigiose vittorie di Francesco Moser, uno tra i grandi di sempre.
Simpatia innata, belle maniere, Clementi diventa amico di giornalisti di punta delle due ruote: Dante Ronchi (Stadio), Ermanno Mioli (Corriere dello Sport), Berbenni (la Notte), Angelo Zomegnan (Gazzetta dello sport, oggi direttore del Giro d’Italia), Giorgio Martino (telecronista Rai). Nei primi anni ’80 si allontana dal ciclismo, per farvi ritorno alla fine dello stesso decennio, sempre nel Gc Gabicce Mare.
Nel 2001, ridiventa presidente. Lo scorso 7 dicembre, con cena al ristorante “La Cambusa” di Gabicce Mare lascia l’incarico. Tra gli ospiti Lino Secchi, vice-presidente della Federazione nazionale. Il timone di Clementi è stato passato ad Aroldo Tagliabracci.