– Cari lettori si va a ricominciare. In maggio ci siamo salutati sulle pagine di un altro periodico. Ora riprendiamo il dialogo su quelle della Piazza.
Ma cosa vuole essere questo nuovo mensile? Vuole essere vicino agli italiani ‘fessi’: perbene, onesti, rigorosi. Ha l’arroganza intellettuale e l’umiltà della condizione umana di raccontare i fatti attingendo il meglio prodotto dalla cultura occidentale: il pensiero liberale (il rispetto per l’uomo), il socialismo (equa divisione della ricchezza). Il tutto all’interno di una cornice cristiana: la solidarietà.
Vogliamo raccontare i fatti partendo dall’etica, dalle coscienze. La grande rivoluzione di cui l’Italia ha bisogno non è solo un sistema istituzionale diverso, una diversa legge elettorale, ma soprattutto il rinnovamento delle coscienze…
La colpa non è solo delle regole se non si costruiscono scuole, ospedali, piscine, campetti da calcio, giardini. Per dare un senso a quello che si vorrebbe essere rubiamo il concetto allo scrittore Italo Calvino: “… onesti non per qualche speciale ragione …; erano onesti per abitudine mentale, condizionamento caratteriale, tic nervoso.
Insomma non potevano farci niente se erano così, se le cose che stavano loro a cuore non erano direttamente valutabili in denaro, se la loro testa funzionava sempre in base a quei vieti meccanismi che collegano il guadagno al lavoro, la stima al merito, la soddisfazione propria alla soddisfazione di altre persone”.
Ci rivolgiamo ai cittadini che si sentono in questa condizione.
La Piazza è nata dalla scommessa di un gruppo di amici. Una sera si sono visti e detti: “Perché non facciamo un giornale che possa informare senza servilismi? Che non tiri la volata elettorale a chicchessia?”.
La sfida è stata raccolta dalla quasi totalità di coloro che hanno condiviso la mia precedente esperienza giornalistica. E altri ancora se ne sono aggiunti con passione.
…Come è nato il nome ‘la Piazza’? Il suo significato vero, per noi, è quello di un luogo d’incontro, di intrattenimento. Simile a quello che per i greci era l’agorà. Dove i cittadini si ritrovavano (e dovrebbero ritrovarsi) per discutere, dialogare, argomentare. E fare le grandi scelte. La piazza, come luogo fisico, è una delle caratteristiche tra le più belle delle città italiane.
Insomma, in un momento in cui sembra che gli italiani abbiano perso il bandolo del buon senso, noi cercheremo di riportare il cittadino in piazza. Per farlo riappropriare della cosa pubblica.
di Giovanni Cioria