ALEGRO MA NON TROPPO
di Ecci
– Antefatto (tintinnio di sciabole) – Febbraio 2007, congresso cittadino dei Ds. Si fronteggiano col sorriso sulle labbra (e il coltello dietro la schiena) le varie fazioni. Bisogna eleggere il nuovo segretario e i nuovi organi dirigenti. Le truppe sono capeggiate dall’Uomo che sussurrava alle cozze, il Fuggitivo, Tsunami, Acqua s-cèta… al seguito i vari fan. Ma entra in scena un uomo “nuovo”, tale Gob ad Pirula. Come al solito si tira a campare, il Partito sta al di sopra di tutto e si arriva al voto all’unanimità. Sotto il vestito… un partito a pezzi. Pazzaglini-Ds: 1-0.
Preludio (comincia a tirare brutta aria) – L’assessore Antonio Gabellini (Ds) si dimette e si va a sedere nei banchi del gruppo consigliare Ds. La sua politica che vuole mettere al centro il risanamento del mostruoso debito di bilancio (o almeno così si dice) non piace più. Le elezioni si avvicinano e bisogna allargare i cordoni della borsa per fare qualche spesuccia elettorale. Su questa linea insiste Pazzaglini, Giovanni Ruggeri e il grosso dei Ds. Insomma, Gabellini se non si converte alla nuova linea è pregato di accomodarsi. Lui si sente ovviamente tradito, si accomoda, ma lancia un messaggio: “…attenti, perché sulla situazione finanziaria scorgiamo sì una luce in fondo al tunnel… ma il tunnel si è allungato”. Caz! Pazzaglini-Ds: 2-0.
Atto primo (malumori di fondo) – Quattro esponenti della segreteria Ds si dimettono (dalla segreteria, ma non dai Ds). Accusano i vertici di “immobilismo, di stato di malessere diffuso nel partito, di assenza di dibattito, di chiusura al rinnovamento, di poco coraggio e di profilo progettuale troppo debole”. Viene evocato il Partito democratico e il dialogo-inclusione con quelle forze del centrosinistra oggi all’opposizione (leggi Arcobaleno). Il partito scricchiola. Pazzaglini-Ds: 3-0.
Atto secondo (tintinnio di catene) – La segreteria Ds replica. “Chi si è dimesso non conosce la democrazia interna dei partiti. I dimissionari hanno preferito puntare su sistemi di più forte risonanza e impatto, privilegiandone l’aspetto scenico e personalistico piuttosto che quello collegiale della responsabilità delle scelte e del senso di appartenenza. Di essere incapaci di accettare la diversità delle opinioni”.
In sostanza si dice che tutto quello che il partito ha condiviso con la giunta va bene, compreso il processo di riduzione del debito, ma “i Ds (e il futuro Pd) non può privilegiare solo strategie ragioneristiche di ristrutturazione economica… bisogna tornare ad investire”. Slimonata sul Partito democratico e arionda-inclusione Arcobaleno. Il gioco si fa duro. Pazzaglini-Ds: 4-0.
Atto terzo (puzza di fumo proveniente dal basso – quajon) – Controrisposta dei 4 dimissionari. “Ds, un partito lontano dalla gente. Agisce nelle segrete stanze, lontano da opinione pubblica e iscritti. Rivendicano il diritto ad un partito aperto nel quale il dibattito interno traspare e diventa comprensibile ai cittadini. Accusano la segreteria di dire bugie e che loro sono stati costretti alle dimissioni perché c’è stato un rifiuto ostinato a convocare una Direzione e il segretario non ha mai sentito il bisogno di riunirla esprimendo un palese timore della reazione dei membri della Direzione stessa”. Totale condivisione alle scelte della giunta. Partito democratico come segno del destino e condivisione apertura-melina all’Arcobaleno. L’affare s’ingrossa… Pazzaglini-Ds: 5-0.
Contesto (parlo benino ma razzolo male) – Mentre se le cantavano, la varie fazioni partecipavano compatti a due Consigli comunali particolari: si decidevano partite che peseranno per decine di anni sulla città… ma senza battere ciglio di fronte all’assenza totale (per protesta) dei consiglieri di opposizione, le gelide manine, incuranti, approvavano compatte. Già questo fatto svuota i reclamizzati buoni propositi delle varie fazioni. Come dire: l’amore non è bello se non è litigarello. Ma poi si va a letto insieme. Si va avanti nel metodo e nelle scelte che hanno portato alla rottura con le opposizioni e favorito i “contrastini” interni dei Ds. Pazzaglini-Ds: 6-0.
Pausa di riflessione (bibita fresca con sottofondo musica di Mozart) – Analizzando i lunghi comunicati stampa dei contendenti, oltre alle generiche parole, non emerge nessun fatto, argomento, tema concreto. Insomma, oltre al metodo, personalismi, rancori e ripicche, non emerge uno straccio di problema su cui si possa capire il nocciolo del contendere. Sembrano schermaglie, tipiche della logica partitocratica, autoreferenziali e incomprensibili per i cittadini. Ma nessuno vuole staccare la spina. Pazzaglini non segna perché è negli spogliatoi a sorseggiare un té alla margherita.
In 3 anni di giunta c’è stato, e continua ad esserci la più totale sintonia (salvo qualche sfumatura o emendamento che sposta solo le virgole). Sono rimasti tutti nei Ds. Si sussurra che ci sia qualche mussiano di Sinistra democratica in giro… ma si guarda bene a mettere il naso fuori. Occhio, perché il Palazzo-Partito vede… Tutti (loro) sono convinti del potere taumaturgico-palingenetico del Partito democratico (margheritini compresi, ovviamente!). Tutti i diessini voteranno per il candidato Veltroni.
Il Partito democratico è già stato definito ai vertici: è solo una questione tra Ds e Margherita che travaseranno i loro apparati burocratici e pezzi di potere. Si ritroveranno tutti insieme, ma ognuno con la propria sfumatura di partito in testa. Insomma, un gioco dell’oca. Dopo un giretto, tutti alla casella iniziale. Con le stesse persone che inevitabilmente riporteranno gli stessi vizi e virtù. Un bel partitone di centro che guarda a sinistra. Si propone di utilizzare come simbolo del Partito democratico un bel gattopardo di viscontiana memoria. Pazzaglini-Ds: 7-0.
Riflessione profonda (caffè doppio e acqua minerale gassata) – Di che cosa si parla? Di sesso degli angeli?! Tutte le varie fazioni, per colpirsi e posizionarsi dentro il partito, cercano di usare strumentalmente come sponda-arionda un presunto (su che cosa?) dialogo con l’Arcobaleno. Forse pensano che quelli dell’Arcobaleno siano un gruppo di fessachiotti. Hanno acquisito un patrimonio di consensi e un’immagine pulita e alternativa impossibile da svendere per un piatto di lenticchie. Peggio ancora chiedere a loro di fare i portatori d’acqua per ridare verginità a chi l’ha “data via” a destra e manca.
Domande dal pubblico (un po’ incazzato) – Si mette in discussione la prossima candidatura di Pazzaglini? Si vuole il Vgs? Si vuole decementificare la città? Trasparenza e partecipazione come si vogliono concretizzare? Si fa autocritica e si chiamano con nome e cognome i responsabili del disastro finanziario e delle scelte incomprensibili di questi anni? L’etica pubblica vale per chiunque? E il porto, la Ferrarese, la cultura, le scuole, le farmacie…???… Insomma, chi paga? Pazzaglini difende con mestiere il 7-0 acquisito.
Ultimo atto (aria di smobilitazione) – In sostanza è una schermaglia interna che lascia le cose come stanno. E’ solo una battaglia di posizionamento personale. Poi a pochi mesi dalle elezioni accetteranno la quasi sicura candidatura (insostituibile) di Pazzaglini (che sarà anche un esponente di punta del Partito democratico), si farà quadrato e… “Andiamo avanti!”. Pazzaglini-Ds: 8-0.
Gli approcci con l’opposizione saranno di stampo partenopeo: “Chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato, scurdammoce o’ passato, canta Napoli paisà”. Nel senso che si chiederà di mettere una pietra sopra su 5 anni di mal-governo locale (e precedenti) per parlare di un radioso futuro dell’aria fritta, dove tutto è già sotto controllo dalla “casta locale” (o castina?). Un futuro che sarà poco radioso, perché già ampiamente compromesso in tutti i campi proprio da quelli che sono stati gli artefici o i complici dei misfatti.
Conclusione (spettatori già in piedi) – Chi rappresenta la brutta politica (perché gli è naturale) non è credibile per una svolta di cambiamento. Chi vuole il cambiamento (e ha rotto con la brutta politica mettendoci la propria faccia) non può mescolarsi con i primi. Si sono maturate coscienze e bisogni diversi. Il cambiamento vero richiede rotture sincere e la bella mostra della propria faccia.
Fine dello spettacolo (si contano i giorni prima del saggio finale) – Si smobilita. Tutti a casa.