– Oscar Del Bianco è una delle istituzioni dei famosi negozi di viale Ceccarini. Se la via ha tale fascino in Italia, c’è molta farina del suo sacco. Pignolo, innovatore, possiede il senso del gusto, non inferiore a quello della qualità. Il Block 60 (inventato con Iio Pulici) è uno dei templi italiani delle cose ben fatte: vestiti, scarpe, oggetti di design, bar, libreria, dischi. E’ una delle mete simbolo di Riccione. Oscar è anche un raffinato comunicatore, capace di celebrare le nozze con i fichi secchi. Ancora ci si ricorda di un incontro di tennis tra Italia e Brasile di Coppa Davis di 20 anni fa, quando passava in Tv. Si gioca in una piccola città brasiliana e Oscar è lì in vacanza. E’ tra i pochi italiani sugli spalti. Con un pennarello scrive Forza Azzurri, Riccione. Dà qualche soldo ad un ragazzo che lo sventola per tutto il match e ripetutamente inquadrato a milioni di italiani e brasiliani. Pochi giorni fa l’importante rivista “Sportwear International” gli ha dedicato un lungo servizio.
– Oscar Del Bianco possiede una serie di relazioni di livello assoluto. Sono suoi amici personaggi dello spettacolo e dell’economia. Ed è capace di portarli a Riccione nel nome dell’amicizia. Gli chiediamo come ripartire per cercare di fare attecchire First Alternative; appuntamento messo in campo da Rimini Fiera lo scorso gennaio per cercare di fare bene il proprio lavoro (crescere per linee interne attraverso proprie manifestazioni) e contribuire allo sviluppo della comunità, facendo dei visitatori presenze turistiche.
Come ripartire con First Alternative?
“Probabilmente bisogna incominciare a trovare un periodo che non sia schiacciato dagli appuntamenti di Pitti a Firenze e Milano, due appuntamenti tipici della moda maschile. Poi, bisogna cercare di portare 10-20 aziende importanti come ricerca e non solo blasone, in modo che possano trainare anche le più piccole”.
Difficile portare grosse griffe a Rimini?
“Prima di tutto bisogna capire quale strategia mettere in campo per andare a colpire. In Europa ci sono molti appuntamenti e di ogni genere, dal pronto moda (la merce che si compra subito e non 6 mesi prima; a Zara fanno il ricambio mensile dei capi), a strategie più mirate. Con molta onestà non conosco la strategia che hanno dato alla manifestazione gli organizzatori di First Alternative. Insomma, come si usa dire, è importante avere una missione. I grandi marchi vengono se si creano le condizioni e se si danno dei vantaggi. Forti anche del fatto che il Riminese è una zona appetibile, grazie agli alberghi, ai ristoranti, alle discoteche. La gente in Romagna quando viene sta benissimo; abbiamo molte ragioni per far muovere i big. Nell’immaginario degli italiani, Riccione, Milano Marittima, Ravenna fanno tendenza e sono città trainanti nella moda. E per un’eventuale fiera, ci si potrebbe confrontare anche con questi negozianti. Ad esempio, mi viene in mente che 30 anni fa a Nizza presentarono la moda mare e questo forse potrebbe anche essere uno spunto”.
A suo parere il Riminese, detta ancora le tendenze?
“Sì. Riccione, Milano Marittima, Ravenna incidono. Bene o male a Riccione si vive ancora sull’abbrivio degli anni passati. Ma è ora di rimettere nuovo carburante, come avvenne 10-15 anni fa. Il cuore di Riccione va considerato un centro commerciale naturale. Se i negozianti abbandonassero l’individualismo per una visione globale e facessero sistema, si potrebbero ottenere ottimi risultati. Noi ci dobbiamo dare delle regole; dobbiamo fare promozione e eventi insieme, auto-tassandoci come succede nei nuovi centri commerciali. E per percorrere questa strada ci vuole una cultura d’insieme”.
La moda sembra effimero…
“In realtà è cultura, anche se ha quel vago sapore di frivolezza. Le parole moda, boutique, lasciano il tempo che trova. A me piace parlare di modo di vestire. E ognuno ce l’ha dentro e lo può esercitare anche acquistando al mercato. E’ tutto una questione di buon gusto personale. A me piace essere porgitore di merce di qualità, dopo aver fatto molta ricerca e innovazione. Purtroppo oggi conta più il marchio del prodotto; invece è ora di ritornare al valore del prodotto. Nel nostro settore, molte aziende più che in ricerca spendono in promozione e pensano alla finanza. E non è una gran cosa”.
Come rilanciare la Riviera di Rimini?
“Facendo le cose insieme, facendo sistema a livello provinciale. Viviamo in un territorio che offre molto, alberghi, parchi a tema, spiaggia, autodromo, aeroporto, fiera, entroterra bellissimo, senza trascurare la simpatia e la gentilezza romagnola. Di contro c’è un individualismo che ci si ritorce contro. Rimini potrebbe essere il centro per gli stranieri dal quale partire per visitare l’Italia. Ma chi deve fare operazioni per fare sistema? Credo che sia la politica a dover individuare la strada, con tavoli di discussione e confronti mirati”.
LA REPLICA
Venturelli: “Più luci che ombre”
– La prima edizione di First Alternative, fiera di moda riservata alle piccole e medie aziende, dal 12 al 14 gennaio, è stata una scommessa non vinta, purtroppo. Con gli standisti che hanno raccolto le firme di lamento. I numeri ufficiali: 140 espositori (10 della provincia di Rimini), 2.470 i visitatori professionali (il 14% esteri). Dal 30 giugno al 2 luglio 2007 è in programma la seconda edizione. L’idea c’è e si colloca nello sviluppo industriale di Rimini Fiera che ha l’obbligo di crescere. Dice Piero Venturelli, direttore generale di Rimini Fiera: “Ci sono state luci e ombre, con più luci.
Ci aspettavamo più visitatori ma è andata bene; coloro che sono venuti erano altamente professionali. Tanto è vero che andremo avanti; normalmente ci vogliono tre anni per passare all’attivo. Per noi il mercato era nuovo e Rimini era una location nuova. La concorrenza di altre fiere non ci ha permeso di lavorare sulle grandi firme. Il mercato ci ha dato delle indicazioni; tanto è vero che proporremo una fiera sul denim, il tessuto dei jeans”.